ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

per giulio

mercoledì 24 settembre 2014

BASTAAAAA!!!

Non ne possiamo più! Non ne possiamo più di avere l'assistenza domiciliare tagliata, le rette degli asili nido alzate, i tagli alle attività culturali e sportive, vedere I parchi della città senza manutenzione del verde, un quartiere intero come Villaggio San Marco con problemi di salute per i veleni del sottosuolo, di avere scarafaggi in casa, pantegane che si aggirano per le strade, fognature senza manutenzione! Non ne possiamo più dei tagli agli stipendi ai comunali ed ai lavoratori! Non ne possiamo più di pagare tasse sulla prima casa, non ne possiamo più di pagare la Veritas, di pagare bollette che non ci permettono di arrivare alla fine del mese! Non ne possiamo più neppure di vedere le stesse facce della politica degli ultimi 20 anni, del centro sinistra e del centro destra, che ancora vanno in giro per la città. Loro, i responsabili del degrado, loro che si sono arricchiti, che adesso ci dicono che risolveranno I problemi. Loro che li hanno creati I problemi: con le tangenti del MOSE (un MILIARDO di euro), con le assunzioni di dirigenti ex-sindacalisti ed ex-politici nelle aziende del comune o direttamente in Comune. Un sindaco arrestato, una giunta inquisita, i vertici del PD e del PDL in galera e noi ne paghiamo le conseguenze. Non ne possiamo più neppure dei giornali che lasciano spazio ai responsabili del degrado, intervistandoli come se fossero delle persone perbene. I giornali ieri mettevano in prima pagina Chisso e Orsoni, ora mettono in prima pagina i tirapiedi di Chisso, Orsoni che si candidano come futuri sindaci. Questi tirapiedi vogliono fare i sindaci per mettere le mani sui soldi che arriveranno per la gestione del MOSE e per proteggere I loro padrini politici. Questi sono una banda di criminali. Non possiamo pagare noi lavoratori, disoccupati, pensionati, artigiani e piccoli commercianti per questi delinquenti. Devono essere loro (I politici che hanno governato Venezia negli ultimi 20 anni) a pagare restituendo I soldi che hanno rubato col MOSE e con la gestione di Venezia negli ultimi 20 anni. Vogliamo i servizi. Nessun taglio ai salari! Assieme possiamo vincere e difendere i nostri diritti. Organizziamoci insieme in un comitato popolare per la difesa dei servizi e dei salari. Scriveteci a tuttinpiedi@gmail.com Venite alla riunione del lunedi sera alle 21.00 in Piazza Canova 1 Mestre-Laterale Viale San Marco. Collettivo Tuttinpiedi

ECONTHEVALLE(Y) SERATA BENEFIT NOTAV - MEL (BL)

ECONTHEVALLE(Y) SERATA BENEFIT NOTAV SABATO 27 SETTEMBRE A MEL (BL) PALAZZO DELLE CONTESSE ORE 20.00 (VIN, BIRA E PASTIN) SOUND BY: EFFETTO TOPATA & STRAGEMOTIVA ORGANIZZA IL B.A.S. DI MEL (BL) (BRIGATA ANARCHICA SBARDELLOTTO)

lunedì 22 settembre 2014

La Rivoluzione Russa in Ucraina

Di quanto successe in Ucraina all'indomani della rivoluzione russa poco si sa e quel poco è generalmente mistificato dalla propaganda di ambo le parti in guerra del tempo, eppure un'alternativa al comunismo autoritario si stava sperimentando ed era un'alternativa di massa. Per raccontarla nel migliore dei modi vi proponiamo questo fumetto di Jean Pierre Ducret “La Rivoluzione Russa in Ucraina”. Sabato 4 ottobre alle 17.30 non prendete impegni, vi aspettiamo presso la sede del Circolo libertario E. Zapata in via pirandello 22 (dietro il centro anziani a villanova) con l'autore, i curatori del volume e una piccola mostra delle sue tavole originali, poi per chi vuole cena sociale a prezzi popolari.

Gli ammutinati delle trincee

Anche il Circolo Libertario E. Zapata intende partecipare al "centenario della grande guerra". Nel pordenonese una valanga di finanziamenti per commemorare, a volte magari con qualche commozione di circostanza, il massacro di proletari che fu la prima guerra mondiale. L'occasione per il primo di una serie di eventi ce la offre Marco Rossi con il suo libro "gli ammutinati delle trincee". Vi aspettiamo giovedì 2 ottobre alle 20.30 alla saletta dell'ex Convento di S. Francesco a Pordenone. Un po' di storia, un po' di verità, che non troverete nei salotti buoni della città.

venerdì 19 settembre 2014

CHE IL VENTO STIA CAMBIANDO? cronaca da UDINE

da http://collettivomakhno.noblogs.org/ La notizia del processo, che vede come indagati il primo cittadino di Udine Furio Honsell per abuso d’ufficio, Franco Soldati presidente dell’Udinese Calcio, direttore commerciale della Vidoni spa e responsabile con Honsell della realizzazione del parcheggio di Piazza Primo Maggio (opera per la quale ci siamo opposti), e Marco Padrini, Rup per i lavori allo stadio Friuli, per concorso in turbativa d’asta, ci ha sorpresi: che il muro di gomma innalzato dalla Procura e da altri organi di vigilanza, a difesa di ogni azione commessa dal Sindaco e dalla sua amministrazione ad ogni richiesta d’indagine su presunti illeciti, si stia sgretolando? È stato necessario che il vento giusto per smuovere le cose, soffiasse da Roma? È dovuta intervenire l’autorità indipendente anti-corruzione che vigila sui contratti pubblici, affinché qualche cosa trapelasse e persino la richiesta di archiviazione del PM, non venisse ascoltata. Nel processo si parla di Stadio, ma ci piacerebbe si parlasse anche dell’acquisizione dell’Amga da parte di Hera S.p.a. e della realizzazione del parcheggio di Piazza I° Maggio, vicende che, a nostro parere, nascondono ancora molti lati oscuri. Anche sulla questione parcheggio, dopo ben 12 esposti in procura ed altre denunce ad organi di controllo statali, nulla ci è parso muoversi fino a che l’ing. Ex Rup Luigi Fantini ha fatto un nuovo esposto alla Procura di Udine. Il tutto, a nostro parere, palesa quanto comitati, politicanti, singoli cittadini e le loro richieste non siano stati assolutamente tenuti in considerazione. Da parte dei collaboratori del sindaco, abbiamo potuto leggere sui giornali barricate di parole erette a difesa della sua onestà e buona fede. A noi comunque rimane la voglia di indagare su tutta questa “buona fede”, e a furia di farlo abbiamo notato che, almeno per le ultime tre operazioni citate, a nostro dire, c’è un filo rosso che le lega, un filo rosso teso da una regia ben più alta di un’amministrazione comunale. Hera Spa è socia per 8 milioni di € delle CCC, cooperative che hanno vinto l’appalto per il rifacimento dello stadio Friuli e della CMC di Ravenna al 34% (quest’ultima ha lo stesso presidente delle CCC, ovvero Massimo Matteucci) e queste tre entità sono state indagate per vicende come tangenti, abuso d’ufficio, turbativa d’asta (CCC), la CMC l’ha superata aggiungendo anche processi per presunte connivenze con mafia, ‘ndrangheta ed i soliti appalti truccati, mentre Hera Spa, che ha come presidente Tommaso Tommasi di Vignanò (ex Telecom) ha a suo carico fra i molti procedimenti penali ed amministrativi (alcuni chiusi ed alcuni no) processi per presunto legame con ambienti mafiosi (il caso Cosentino), danni ambientali e disservizio, più una recente multa ricevuta dall’Antitrust di 1,9 mil di € per abuso di posizione dominante, che male si accompagna al suo ampissimo debito a lungo termine. CCC e CMC hanno entrambe inoltre operato per grandi opere come il TAV, la Salerno-Reggio Calabria, le olimpiadi invernali di Torino 2006, il ponte sullo stretto, il “porto fantasma” di Mofetta (opera da 150 mil di €) ecc. e tutte e tre le aziende sono sorrette da uno stesso partito, che, a quanto letto sui giornali, ne ha salvato le falle e gestito gli stipendi dirigenziali, un partito che non serve nominare perche’ negli ultimi mesi e’ molto presene nelle aule di tribunale e nelle patrie galere di tutta Italia. Notiamo inoltre che Franco Soldati riveste il ruolo di presidente dell’Udinese calcio, ma anche di direttore commerciale della ditta Vidoni Spa, società che si e’ aggiudicata i lavori del parcheggio di Piazza I° Maggio, inoltre è il consulente di Pierluigi Pellegrini, nuovo Rup del Parcheggio di Piazza I° Maggio e direttore generale di SSM. Non sappiamo se l’ing. Luigi Fantini, che si e’ impuntato per pretendere gli arretrati d’affitto dello stadio Friuli generando attriti con l’Udinese Calcio, si sia ritrovato da super dirigente comunale, con ruolo di Rup del parcheggio, da supervisore dello Stadio, ed Energy Manager ad Ex, improvvisamente esautorato da tutti questi ruoli, proprio a causa di questi attriti o per altri motivi, ma il dubbio che chi comanda, anche in questo caso, risieda fuori da palazzo D’Aronco, c’e’. La prossima s/vendita di beni pubblici presumiamo sia la Net, che, se il piano ingrana, passerà alla monopolista Hera, ditta molto forte nel business dei contributi per la creazione di energia da fonti rinnovabili, con ben 77 inceneritori. Non sappiamo come andrà avanti la questione dal punto di vista legale, non credendo nella magistratura ci auguriamo solo che i cittadini divengano sempre più consapevoli dei fatti, e che si attivino direttamente senza delegare partiti o a chicchessia, perché lo scempio ambientale ed economico mascherato da una logica di appalti, concessioni e brogli simil-legali, finisca qui. Comitato Zardin Grant

Manifestazione a Trieste. Palestina: tregua non è pace!

Un'importante manifestazione promossa da un insieme variegato di gruppi e associazioni cittadine ma che vedrà la partecipazione anche di compagni e compagne di altre città della regione. Un'occasione importante in cui scendere in piazza per riaffermare la solidarietà alla popolazione palestinese. sabato 20 settembre piazza della borsa

Nè ucraini nè russi!

Sviluppiamo il nostro progetto, quello della rivoluzione sociale! Quando alcuni mesi fa scrivemmo "Preparativi di guerra in Ucraina e Russia: realtà o show?" intendendo dire che stavano maturando le condizioni per un nuova guerra, molti compagni espressero dubbi o anche disaccordo verso un comunicato così categorico. Ora possiamo dire che il conflitto in Ucraina è chiaramente passato dalla fase "fredda" a quella "calda" e che ciò di cui siamo testimoni nell'est del paese è proprio guerra in tutti i sensi.(1). Da Lugansk al confine con la Russia a Mariupol sul Mar Nero due forze militari si affrontano in scontri quotidiani nel tentativo di ampliare l'area di controllo, combattendosi sul terreno e nel cielo, nelle campagne come nei centri industriali, con le artiglierie che bombardano i villaggi, gli aerei che bombardano le città (col pretesto che il nemico usa gli abitanti come scudi umani), mentre uomini, donne e bambini muoiono sotto le bombe ed i missili. In 4 mesi di conflitto armato sono state uccise più di 2000 persone tra civili e militari e 6000 sono i feriti; 117.000 proletari sono stati sfollati ed altri 730.000 si sono rifugiati in Russia. Mentre stavamo scrivendo questo articolo, sono stati trovati dei corpi morti per le strade di Donetsk, persone cadute nella stringente offensiva governativa. In quello stesso testo di mesi fa scrivevamo che la sola risposta del proletariato alla guerra è quella di organizzare la diserzione rivoluzionaria, cioè praticamente rifiutarsi di unirsi ad uno schieramento o all'altro, per creare al contrario collegamenti tra i proletari di entrambi i lati attraverso la lotta contro le borghesie. Dopo 3 mesi da quel testo, si rende necessario, con lo sviluppo delle cose, questo post-scriptum. Le nostre informazioni si basano su diverse fonti (che trovate in nota), dai blog militanti ai media ufficiali. Questa breve descrizione degli eventi in Ucraina ha richiesto ore ed ore di attento lavoro, cercando informazioni, leggendo vari testi, guardando diversi video, comparando dati differenti, ecc. Vorremmo mettere in evidenza due cose: la prima per dire che gli eventi che descriviamo qui e che non sono stati coperti dalla BBC o da Euronews non per questo non sono accaduti nè ce li siamo inventati (varie fonti di sinistra e media sia ucraini che russi ne hanno dato informazione). La seconda per dire che è chiaro che le notizie che abbiamo dall'Ucraina siano caotiche, incomplete ed a volte contraddittorie. Il che tuttavia non significa che dovremmo smettere di cercare di capire cosa sta accadendo lì. Crediamo che dovremmo porci di fronte ad una selezione di informazioni da parte dello stato con una posizione critica e radicale in quanto movimento anti-capitalista; dovremmo sviluppare e condividere informazioni ed analisi che guardano al mondo attraverso il prisma della prospettiva rivoluzionaria. L'ideologia di guerra (tanto quella basata sulla difesa dell'unità nazionale dello stato quanto quella basata sul diritto all'autodeterminazione e ad un atteggiamento filo-russo) si sta radicando in Ucraina: organizzazioni della società civile organizzano raccolte di fondi per sostenere l'esercito, i popi benedicono le armi da una parte e dall'altra e la televisione trasmette continuamente le immagini di nonnine che offrono ai soldati il loro ultimo barattolo di conserva di frutta. Non tutti i proletari però si lasciano prendere il cervello dalla propaganda di guerra da questa o da quell'altra parte, non tutti i proletari vogliono sacrificarsi per "la loro patria". Espressioni di rifiuto effettivo della carneficina della guerra appaiono in numero sempre più consistente e su entrambi i fronti ci sono grandi difficoltà nel reclutare nuova forza-lavoro per questo reciproco massacro. Migliaia di soldati dell'esercito ucraino che il governo aveva inviato per l'operazione anti-terrorista (ATO) nell'est del paese, hanno disertato o sono passati dall'altra parte con tutto l'equipaggiamento, compresi carri armati ed autoblindo. E' il caso della 25sima brigata aereo-trasportata ucraina (truppa d'elite per eccellenza), i cui soldati di leva sono stati accusati di "manifestazione di codardia" durante i combattimenti a Kramatorsk, che si è dissolta il 17 aprile con la motivazione di rifiutarsi di "combattere contro altri ucraini". Il caso più recente è quello di un'unità di 400 soldati che hanno disertato e trovato riparo in Russia dopo essersi trovati senza munizioni sotto un pesante fuoco nemico. Questi soldati che, come la Russia ha già comunicato, verranno estradati in Ucraina, hanno dichiarato che preferiscono essere processati per diserzione piuttosto che continuare ad uccidere o ad essere uccisi sul fronte orientale. Tutti i disertori hanno dichiarato che non vogliono combattere contro "il loro popolo" ed hanno anche denunciato le disperate condizioni di vita nell'esercito: paga e cibo da pidocchiosi, quando c'era, ecc. Altre unità non sono state nemmeno dispiegate al fronte orientale per la loro inaffidabilità. Così come non riuscì all'ex-presidente Yanukovych di usare queste truppe per reprimere i manifestanti, nemmeno l'attuale governo osa usarle sapendo quanto sia ai minimi la loro lealtà. Circa 1000 soldati nella regione di Volhynia si sono ammutinati a Mykolayiv il 29 maggio scorso. Soldati di leva del 3° battaglione della 51esima brigata si sono rifiutati di essere rimandati al fronte, hanno rifiutato di obbedire ai loro superiori ed hanno iniziato a scaricare il pesante equipaggiamento ed altro materiale già pronto per il trasporto. Gli avevano promesso, dopo che avevano subito pesanti perdite in uno scontro con i separatisti vicino al villaggio di Volnovakha, di poter tornare nelle caserme della base di Rivno. Invece erano stati spostati da est a sud e poi di nuovo ad est di modo che le autorità potevano alla fine annunciare loro che dovevano continuare l'addestramento prima di tornare al fronte. “Avendo perso ogni fiducia nei generali alla luce degli ultimi eventi a Volnovakha e durante i funerali a Rivne, di fronte al tradimento dei generali, i soldati hanno iniziato una aperta ribellione”. (3) Si è ammutinato anche il 2°battaglione della 51esima brigata che stava nelle caserme di Rivno nello stesso periodo e che aveva visto i funerali dei soldati del 3° battaglione uccisi nella battaglia di Volnovakha a causa della caotica e inetta conduzione delle operazioni. “I generali dicevano di andare a nord poi a sud fino al punto che i soldati erano pronti a sparargli. Poi hanno indossato i giubbotti antiproiettili per paura delle schegge". (4). Circa 1200 soldati si sono ammutinati rifiutandosi di essere trasferiti a Mykolayiv. “Hanno promesso quando ci hanno chiamato che saremmo andati sul confine bielorusso. Eravamo pronti, ma non ad andare da quei pagliacci di Donbas!” (5) Una ribellione simile si è verificata anche a Poltava il 28 maggio. Quattro giorni prima, dopo che erano stati uccisi 6 soldati originari della regione di Volhynia, le madri, mogli e parenti dei soldati della 51esima brigata hanno bloccato le strade nella regione di Volhinya per protestare contro un ulteriore distaccamento dell'unità a Donbas (6). Manifestazioni e proteste organizzate dalle mogli e da altri parenti delle reclute che hanno chiesto il ritorno a casa dei soldati o che hanno cercato di bloccarne la partenza per il fronte si sono diffuse in altre regioni dell'Ucraina (Bukovina, Lviv, Kherson, Melitopol, Volhynia etc.). Le famiglie dei soldati hanno bloccato le strade con tronchi d'albero nella regione di Lviv ai primi di giugno. (7). Una manifestazione di parenti ha bloccato l'ingresso dell'ufficio-leva a Lviv alcuni giorni dopo.(8). A Iavorivo (regione di Lviv) dei familiari hanno occupato un campo militare d'addestramento della 24esima brigata meccanizzata chiedendo un rinvio della loro partenza per il fronte. (9). Manifestazioni di parenti a Dnepropetrovsk e Kharkov chiedevano il ritorno dei soldati nelle caserme delle regioni di origine (10). Le donne di Kharkov hanno occupato l'aereoporto militare. L'ufficio leva a Kherson è stato occupato dalle madri e dalle mogli dei soldati. Chiedevano la fine della guerra con slogan come: “Donne contro la guerra”, “Dove fanno il servizio militare i figli degli oligarchi?” oppure “I nostri figli non sono carne da cannone”.(11). A Chernovtsy le donne hanno bloccato la superstrada per Zhitomir per parecchi giorni chidendo il ritorno a casa dei soldati.(12). Il 24 giugno dei parenti hanno bloccato il 125° km della superstrada Kiev–Chop, esponendo striscioni con scritto: “Riportate a casa i nostri figli, mandate al fronte i figli dei generali“.(13). L'8 giugno, un gruppo di 100 parenti di soldati hanno bloccato le truppe della unità militare 3033 con base a Melitopol, nella regione di Zaporozhe. La protesta riuscì ad impedire la partenza dei soldati per il fronte. I parenti dei soldati hanno preso parte anche al movimento di protesta contro la propaganda di stato che li definisce come "separatisti filo-russi": “Ieri le notizie parlavano di un blocco di separatisti filo-russi davanti al cancello di una caserma. Ma non c'era nessun riferimento alla Russia davanti a quel cancello! Noi vogliamo solo che le famiglie non perdano chi procura loro il pane quotidiano. (…). Donetsk è un massacro ed i nostri figli hanno solo 20-21 anni. (…) Lo vedete, siamo delle madri! Come possono chiamarci separatisti!”, aveva dichiarato una delle donne presenti al blocco.(14). Il 15 luglio le madri e le mogli dei soldati in partenza per il fronte hanno protestato davanti la base militare di Ternopil.(15) E non è la prima volta che le famiglie dei soldati si confrontano con un'azione militare. Durante il periodo che portò alla fine alla caduta dell'ex-presidente Janukovych, i parenti ed altre persone avevano organizzato dei meetings davanti alle caserme, per discutere coi soldati su quello che stava davvero succedendo per le strade e per spingerli a rifiutarsi di partecipare a potenziali azioni contro i manifestanti. Nel frattemo altri uomini vengono arruolati. Anche se l'arruolamento dovrebbe essere fatto sulla base di un tesserino militare obbligatorio, il governo li fa passare per volontari. “Noi non siamo volontari (...) non vogliamo uccidere nessuno (...) non andremo da nessuna parte, ci toglieremo le uniformi e torneremo a casa”, hanno dichiarato delle reclute che protestavano in una manifestazione a Lviv.(16) Dopo che il decreto presidenziale di Poroshenko sulla terza ondata di mobilitazione delle forze militari è diventato operativo il 24 luglio, con l'invio di altre migliaia di proletari al fronte, sono scoppiati disordini in diverse località dell'Ucraina occidentale animati da nuova forza: nel villaggio di Voloka l'intera popolazione ha fatto resistenza al reclutamento di 50 uomini. “Loro hanno cominciato, che siano loro a trovare la soluzione. Moriremo ma non faremo partire i nostri figli. Lo devono capire e non devono venire qui con le loro cartoline di chiamata”, ha dichiarato un anziano manifestante.(17). I parenti dei soldati hanno bloccato una strada vicino al villaggio di Korovia il 25 luglio chiedendo la fine della mobilitazione e piuttosto l'invio al fronte dei figli delle autorità (18). Nello stesso giorno è stata bloccata dalle famiglie dei soldati una strada nel distretto di Obukhivs, vicino Kiev. I blocchi sono continuati in 7 villaggi anche il 28 luglio nella regione della Bukovina e di nuovo sulla superstrada Kiev – Chop. Durante una manifestazione contro la guerra davanti ad un ufficio-leva a Novoselytsa i manifestanti hanno malmenato un consigliere distrettuale che cercava di parlare con loro (19). Gli abitanti di parecchi villaggi della regione di Ivano-Frankivsk hanno occupato l'ufficio del distretto militare ed hanno bruciato le cartoline di chiamata alla leva ed altri documenti sulla mobilitazione. La stessa cosa è successa nello stesso giorno a Bogorodchany (20). In diversi villaggi la gente in massa ha bruciato i documenti di leva mandati per posta (21). A Mukachevo, in Transcarpazia la situazione è diventata tale che il comandante miltare preoccupato dal proseguimento delle proteste ha sospeso la mobilitazione e promesso che nessuno dei soldati del posto sarebbe stato mandato al fronte in futuro (22). Altre mobilitazioni militanti contro la guerra si sono avute nella regione di Zaporozhe il 4 agosto, mentre il 5 agosto c'è stata una manifestazione davanti al parlamento di Kiev (23). Ma se Kiev non può fare affidamento sul suo esecito regolare, ci sono sempre gli eserciti privati di alcuni oligarchi e poi c'è la Guardia Nazionale, una milizia di volontari formata principalmente dai nazionalisti del partito Pravyi Sektor (Settore di Destra) e del partito Svoboda (Libertà) durante le proteste contro Janukovych. Le nuove unità della Guardia Nazionale non sono addestrate per azioni militari, quanto per la repressione di proteste di massa e di scontri di piazza, come ha dimostrato la loro parata a Kiev alla fine di giugno. Ecco perchè, centinaia di fascisti della assemblea nazional-socialista e patrioti ucraini già in giugno avevano attaccato a Kiev una manifestazione contro l'operazione anti-terrorismo. Eppure nemmeno i membri della Guardia Nazionale sono esenti dalle contraddizioni che toccano entrambi i campi. Radio Free Europe ha recentemente diffuso un video (24) che mostra una recluta della Guardia Nazionale prendersela col governo che non riesce a fornire ai volontari cibo, acqua ed armi a sufficienza: “Siamo usati come carne da cannnone” dichiara. Le condizioni materiali al fronte sovrastano anche coloro che pensano di essere ideologicamente al di sopra di esse. Ci sono anche mercenari da tutto il mondo che combattono dalla parte di Kiev, sono stati assunti per il governo da agenzie private (si parla di truppe mercenarie dalla Polonia, dalla Repubblica Ceca, dalla ex-Yugoslavia, ma anche dall'Africa equatoriale). Il reclutamento di nuovi combattenti non cresce come vorrebbero i signori della guerra di entrambe le parti. La maggioranza dei minatori della regione di Donbas continua a rifiutarsi di schierarsi. Invece stanno formando unità di auto-difesa sia contro i separatisti che contro le truppe governative. Una di queste unità si è scontrata con i separatisti impedendogli di far scoppiare una mina nel villaggio di Makiivka. A Krasnodon, nella regione di Lugansk, in maggio i minatori hanno fatto uno sciopero generale e preso il controllo della città. Si erano apertamente rifiutati di schierarsi sia coi i separatisti “anti-Maidan” di Lugansk, sia con gli oligarchi di Maidan che stanno a Kiev, chidendo piuttosto aumenti salariali e la fine della assunzione di forza-lavoro per le miniere tramite agenzie interinali (25) I minatori di 6 miniere del bacino di Donbas avevano iniziato uno sciopero alla fine di maggio chiedendo la fine dell'operazione anti-terrorismo nell'est del paese ed il ritiro dellae truppe (26). Si trattava di una iniziativa autonoma e non un'idea degli armati della Repubblica Popolare di Donetsk come alcuni media hanno raccontato. Secondo gli scioperanti la guerra rappresenta un danno per la stessa esistenza delle miniere e non porta altro che disoccupazione. “Lunedì 26 maggio, quando l'esercito ucraino iniziò a bombardare le città, i minatori non tornarono al lavoro dato che il "fattore esterno" delle ostilità quasi alle porte di casa faceva seriamente aumentare il rischio di incidenti sul lavoro. Per esempio, se una bomba avesse colpito la centrale elettrica, i minatori sarebbero rimasti intrappolati sottoterra, con conseguente morte”(27). Lo sciopero era stato indetto da 150 minatori della miniera Oktyabrskiy e si era diffuso con un effetto a catena negli altri siti di Donetsk (Skochinskiy, Abakumov, “Trudovskaya”, ecc.) ma anche alle cockerie di altre città, in particolare Ugledar (“Yuzhnodonbasskaya no. 3”). Nelle miniere di proprietà di Rinat Achmetov, l'uomo più ricco dell'Ucraina e proprietario di un impero economico che controlla praticamente l'intera parte orientale del paese, i minatori sono stati obbligati a continuare a lavorare, scendendo in miniera nonostante i bombardamenti vicini in corso. Grazie anche all'iniziativa dei minatori di Oktyabrskiy (e senza nessun appoggio della Repubblica Popolare di Donetsk) il 28 maggio si è tenuta una manifestazione contro la guerra con parecchie migliaia di partecipanti (28). Il 18 giugno parecchie migliaia di minatori hanno manifestato per la fine immediata delle operazioni militari nel centro di Donetsk. I manifestanti dichiaravano di non essere separatisti, ma gente comune di Donbas. Hanno anche detto che se il governo di Kiev non avesse accolto le loro richieste, avrebbero preso le armi. I separatisti come pure gli oligarchi filo-Kiev cercano di manipolare ed interpretare queste caotiche e contraddittorie assemblee secondo i loro interessi. Rinat Achmetov, l'oligarca di Donetsk si è dunque organizzato il suo "sciopero" per una Ucraina unita, mentre i separatisti dall'altra parte cercano di far passare le manifestazioni dei minatori come un'espressione delle posizioni filo-russe dei lavoratori di Donbas. Nonostante gli slogan nazionalisti o separatisti che appaiono nelle manifestaioni dei minatori, i lavoratori non sono molto disposti ad unirsi alla Milizia Popolare di Donbas. Uno dei comandanti separatisti, Igor Girkin, si è recentemente lamentato che la gente del posto prende le armi dalla sua armeria non per usarle al servizio delle milizie separatiste, ma per portarsele a casa per proteggere le loro famiglie ed i loro villaggi dal conflitto (29). I separatisti perciò continuano a fare affidamento su locali gang criminali a pagamento per tenere il controllo degli edifici governativi, delle stazioni di polizia, delle armerie, delle arterie stradali e delle comunicazioni in questa operazione che dura da mesi nella regione di Donetsk e Lugansk. La maggioranza delle forze separatiste è senza dubbio composta da mercenari che vengono dalla Russia, in particolare i veterani della guerra in Cecenia. Il vero movimento contro la guerra, il movimento della diserzione rivoluzionaria può avere successo se riesce a diventare non solo di massa e generalizzato, ma anche ad organizzarsi ed a darsi delle strutture. Abbiamo ben poche informazioni sulle strutture organizzative di questo movimento in Ucraina. Possiamo dedurre l'esistenza di alcune strutture dagli stessi eventi (il ripetersi di manifestazioni o di scioperi di parecchie migliaia di persone non può essere il risultato di una spontanea esplosione di rabbia, lo stesso vale per le proteste dei parenti dei soldati, che richiedono un certo livello di coordinamento e di cooperazione organizzata nei contenuti e nella prassi), mentre l'esistenza di altre strutture formali o informali viene confermata da informazioni incomplete che abbiamo raccolto sul campo. Alcune associazioni già esistenti si sono trasformate in strutture dedicate ad attività contro la guerra – vedi nella regione di Donetsk la Comunità dei Genitori “Kroha” (30) che ha pubblicato il 10 giugno un appello pacifista, ancorchè limitato e contraddittorio: “Noi, genitori della regione di Donetsk, facciamo appello a voi, politici, esponenti pubblici, persone responsabili. Aiutateci a salvare la gente di Sloviansk, di Krasny Liman, di Kramatorsk, a fermare le operazioni militari. Ci serve il vostro aiuto nel far sapere la verità su quello che sta succedendo in queste città. Da molte settimane la gente vive sotto un incessante fuoco di artiglieria. Ci sono morti tra i civili. Alcuni bambini sono stati feriti; tre di loro sono morti. Case, ospedali, asili e scuole sono a rischio di crollo. Le persone, bambini compresi, vivono in una costante situazione di stress, riparandosi per ore negli scantinati dai bombardamenti incessanti. (…) Vi chiediamo di salvare le vite di queste persone e di fermare le operazioni militari”(31). Un'altra associazione, le Madri di Donbas dichiara: “Noi vogliamo solo vivere! Noi gente comune: mariti e mogli, genitori e figli, fratelli e sorelle. Noi, civili pacifici siamo ostaggio del conflitto nella nostra regione, siamo le vittime degli scontri militari. Siamo stanchi di aver paura e desideriamo la pace. Vogliamo vivere nelle nostre case, passeggiare per le strade delle nostre città, lavorare per le imprese e le organizzazioni della nostra regione e coltivare la nostra terra (...) Noi, madri di Donbas, insistiamo nel chiedere uno stop immediato all'operazione anti-terrorismo e ad ogni altra azione militare nella nostra regione! (…) Siamo certe che il conflitto nel nostro paese possa essere risolto pacificamente! Fermate la guerra! Basta con i bambini morti! Salvate il popolo di Donbas!”(32). La Voce di Odessa ha organizzato una manifestazione contro la guerra il 13 luglio. I manifestanti urlavano slogan come “siamo contro la guerra!”, “Stop ATO nell'est!” oppure “Vogliamo la pace!” Il flash mob faceva sentire registrazioni di fuoco di artiglieria e l'impatto sui civili (33). A Kharkov, il 20 giugno, le associazioni contro la guerra (tra le altre Il Movimento delle Donne di Kharkov “Kharkivianka”) hanno organizzato una manifestazione davanti alla fabbrica di carri arrmati VA Malyshev. Questa fabbrica ha ricevuto una commessa per 400 autoblindo da mandare al fronte. I manifestanti chiedevano la cancellazione della commessa ed urlvano slogan come "No alla guerra" e "Fermate questo massacro senza senso!"(34) Intanto la situazione sociale ed economica in tutta l'Ucraina continua a peggiorare. La svalutazione della moneta, l'aumento dei prezzi dei beni fondamentali, dei trasporti e dei servizi, il taglio della produzione in molte imprese hanno portato ad un forte impoverimento dei salari reali stimato intorno al 30-50% in meno. Il governo di Kiev, sotto la pressione delle istituzioni finanziarie internazionali deve adottare una serie di misure di austerità che peggioreranno ulteriormente le condizioni di vita del proletariato, ed allo stesso tempo si sta preparando la più grande ondata di privatizzazioni degli ultimi 20 anni. il governo centrale ha interrotto fin da maggio il pagamento degli stipendi per i dipendenti pubblici, gli assegni sociali e le pensioni nei territori che non sono più sotto il suo controllo, per cui migliaia di lavoratori sono senza reddito. La situazione è peggiore nelle regioni segnate dalle operazioni militari: niente energia elettrica e scarsità di cibo e di medicinali. Il malcontento sociale precipitato da questa situazione alla fine emerge. Oltre agli scioperi dei minatori nella parte orientale dei paese, anche i proletari delle regioni occidentali iniziano ad averne abbastanza. i minatori di Krivoy Rog hanno iniziato uno sciopero a tempo indeterminato in maggio chiedendo un doppio aumento dei loro salari. Hanno iniziato ad organizzare milizie armate di autodifesa. Nella loro dichiarazione diretta ai lavoratori europei descrivono gli oligarchi russi ed ucraini, da qualsia parte stiano (separatisti o con Kiev) come la ragione principale della crisi: “Ci rivolgiamo a voi con un appello a sostenere la nostra lotta contro gli oligarchi, quelli che hanno portato l'Ucraina all'attuale crisi e che continuano l'opera di destabilizzazione, minacciando di provocare una guerra fratricida nel paese con evidenti conseguenze catastrofiche per tutta l'Europa”(35). Parecchie manifestazioni per "dignitose condizioni di vita", contro l'aumento dei prezzi e per l'aumento dei salari e delle pensioni si sono tenute in diverse città di tutto il paese. (Serie di azioni contro l'aumento dei prezzi degli alloggi e delle tariffe si sono avute per esempio a Kiev alla fine di giugno ed a luglio. L'1 luglio si è tenuta una manifestazione contro l'aumento dei prezzi a Kharkov. La più grossa manifestazione finora si è tenuta a Kiev il 24 luglio con gli slogan “Tagliate gli oligarchi, non il popolo” e “Non derubate i cittadini comuni”.)(36) Ai primi di agosto, l'ultimo pugno di resistenti che ha continuato ad occupare Piazza Maidan a Kiev (“perchè nulla era cambiato!”) è stato aggredito da due battaglioni della Guardia Nazionale per sgomberarli. Lo sgombero era stato ordinato dal nuovo sindaco Vitali Klitchko, cosa che dimostra ancora una volta come le promesse di un politico borghese (agli inizi dell'anno aveva chiesto agli occupanti di non lasciare la piazza "finchè non ci fossero stati veri cambiamenti nel paese”) riguardano solo coloro che gli prestano fede... Violenti scontri tuttavia sono scoppiati durante lo sgombero, cosa di cui i media borghesi internazionali non hanno parlato ancora una volta, dato che il governo di Kiev è un alleato dell'Occidente e che il "grande orrore" può essere a carico solo dei separatisti dell'est e della Russia. La Repubblica Popolare di Donetsk cerca di frenare il movimento dei minatori che si cura più dei propri interessi materiali piuttosto che di qualsiasi ideologia, e nel frattempo si barcamena tra le richieste degli scioperanti a cui aveva promesso la nazionalizzazione dei complessi industriali e gli interessi degli oligarchi a cui aveva promesso l'inviolabilità della proprietà privata. Il movimento contro la guerra, anche se così limitato nello spazio e nei contenuti, gli scioperi dei lavoratori e le manifestazioni non a carattere ideologico ma per gli interessi materiali del proletariato da entrambe le parti, confermano tutto ciò che avevamo scritto nel nostro precedente testo: “(…) l'espandersi della guerra imperialista (...) non significa necessariamente il crollo del proletariato. Infatti, storicamente, se la guerra in prima istanza significa un crollo relativo, essa può anche dialetticamente determinare un riemergere delle lotte sempre più forte quanto più la guerra mostra le contraddizioni e le brutalità immanenti al sistema capitalista”. Eppure ci troviamo ancora una volta a dover fare i conti con quei cosiddetti "rivoluzionari" che difendono l'operazione anti-terrorismo di Kiev, perchè ritengono che possa permettere un ritorno ad una “normale” lotta di classe. Ancora ci tocca leggere notizie (anche se frammentarie e contraddittorie) su "anarchici“ attivi nelle strutture dell'amministrazione separatista, perchè le ritengono un male minore rispetto al governo di Kiev. Noi non sosteniamo in nessun modo la guerra con le sue atrocità e siamo consapevoli del fatto che ogni conflitto militare comporta un peggioramento delle condizioni di vita dei proletari. Ed in quanto comunisti non possiamo assumere la tesi per cui potremmo prevenire un conflitto militare schierandoci con una o l'altra delle parti belligeranti. Il proletariato non ha nessun interesse nel preservare le attuali o le precedenti condizioni della sua miseria. Il ruolo del proletariato in ogni guerra è quello di esplicare un'azione unitaria e senza compromessi dei proletari di una e dall'altra parte contro entrambi i campi in guerra della borghesia. Lottare contro la guerra significa diserzione rivoluzionaria! Per un fronte rivoluzionario proletario contro la borghesia di entrambe le parti! Contro la guerra, azione diretta, sabotaggio, sciopero generale e conflittuale! Solidarietà di classe con i disertori rivoluzionari di tuti i campi! Třídní Válka (Guerra di Classe) Agosto 2014 (traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali) Link esterno: http://www.autistici.org/tridnivalka/neither-ukrainian-...sian/

La sperimentazione del Kurdistan Occidentale (Kurdistan siriano) ha dimostrato che il popolo può cambiare le cose

Ciò che leggerete di seguito è l'esperienza della mia visita di un paio di settimane nel maggio di quest'anno, 2014, nel Nord Est della Siria o Kurdistan siriano (Ovest del Kurdistan) con un mio caro amico. Durante la visita abbiamo avuto piena libertà e l'opportunità di vedere e di parlare con chiunque. Incluse donne, uomini, giovani e partiti politici. Ci sono più di 20 partiti dai Curdi ai Cristiani, alcuni sono nell'Auto-Amministrazione Democratica (DSA) o Autogestione Democratica (DSM) della regione di Al Jazera. Al Jazera è una delle tre regioni (cantoni) del Kurdistan dell'Ovest. Abbiamo incontrato anche i partiti politici curdi e cristiani che non fanno parte della DSA o della DSM. Inoltre abbiamo incontrato i vertici della DSM, membri di diversi comitati, gruppi locali e comuni così come uomini d'affari, negozianti, lavoratori, persone al mercato e gente che semplicemente camminava per strada. Il contesto Il Kurdistan è un territorio abitato da circa 40 milioni di persone che è stato diviso tra l'Iraq, la Siria, l'Iran e la Turchia dopo la Prima Guerra Mondiale. Storicamente i curdi hanno subito massacri e genocidi per mano dei regimi che si sono succeduti, specialmente in Iraq e in Turchia. Da allora sono stati continuamente oppressi dai governi centrali dei paesi ai quali il Kurdistan era annesso. Nel Kurdistan iraniano, durante il regime di Saddam Hussein, i curdi hanno subito attacchi con armi chimiche nel corso dell'Operazione Anfal [1]. In Turchia, fino a poco tempo fa, i curdi non avevano nemmeno il diritto di parlare nella loro propria lingua. Storicamente sono stati conosciuti come i turchi che vivono nelle montagne (in riferimento alla regione del Kurdistan in cui si trovano molte montagne). In Siria la situazione dei curdi era un po' migliore rispetto a quella in Turchia. In Iran vengono loro riconosciuti dei diritti basilari e vengono riconosciuti come una nazione distinta dai persiani, ma non hanno autonomia. Dopo la Prima Guerra del Golfo nel 1991, i curdi iracheni riuscirono a costituire il loro proprio governo regionale, il Governo Regionale del Kurdistan (KRG). Dopo l'invasione e l'occupazione dell'Iraq nel 2003, i curdi approfittarono della situazione per rafforzare il loro potere a livello locale. Riuscirono a conquistare il diritto ad avere una propria auto- amministrazione, un budget, dei parlamenti e un esercito. Questi sono stati ora riconosciuti del governo centrale iracheno e, fino ad un certo punto, sono sostenuti dal governo centrale. Questo ha incoraggiato ed ha avuto un impatto positivo sulle altre parti del Kurdistan, specialmente in Turchia e in Siria. Nello stesso anno dell'invasione dell'Iraq (2003), i curdi siriani costituirono il loro partito, il Partito dell'Unione Democratica (PYD - Partiya Yekîtiya Demokrat), nonostante esistessero già diversi partiti e organizzazioni curde nella regione. Alcuni risalgono agli anni '60, ma sono risultati inefficaci in confronto al PYD che si è sviluppato e si è diffuso rapidamente tra i curdi. La prmavera araba La Primavera araba ha raggiunto la Siria all'inizio del 2011 e dopo poco tempo si è diffusa nelle regioni/cantoni di Al Jazera, Kobany e Afrin che fanno parte del Kurdistan siriano. La protesta tra i curdi in questi tre cantoni è stata molto dura ed efficace. Questo ha contribuito in parte al ritiro dell'esercito siriano dai cantoni curdi, ad eccezione di alcuni territori di Al Jazera di cui parlerò in seguito. Nel frattempo, le persone, con il sostegno del PYD e del Partito dei Lavoratori Curdi (PKK- Partiya Karkerên Kurdistan), avevano formato il Tevgera Civaka Demokratîk (Tev-Dem - Movimento della Società Democrazia). Questo movimento è diventato rapidamente molto forte e popolare tra la popolazione della regione. Dopo il ritiro dell'esercito e dell'amministrazione siriani, la situazione è diventata molto caotica (spiegherò poi il perchè). Questo ha costretto il Tev-Dem ad accelerare i suoi piani ed i suoi programmi prima che la situazione peggiorasse. Il programma del Tev-Dem era molto inclusivo e comprendeva ogni singola questione sociale. Molte persone della base del partito e di diversa provenienza, inclusi curdi, arabi, musulmani, cristiani, assiri e yazidi sono ne sono state coinvolte. Il primo obiettivo era stabilire una varietà di gruppi, comitati e comuni nelle strade di quartieri, villaggi, paesi e piccole e grandi città. Il ruolo di questi gruppi era quello di impegnarsi in tutte le problematiche che riguardavano la società. I gruppi venivano costituiti per trattare una serie di questioni che includevano: le donne, l'economia, l'ambiente, l'educazione, la salute, il sostegno e la solidarietà, centri per le famiglie dei martiri , il commercio, le relazioni diplomatiche con le nazioni straniere e molto altro. C'erano persino gruppi che si erano costituiti per risolvere le dispute tra singole persone o fazioni per evitare che le stesse finissero in tribunale, a meno che i gruppi non fossero stati in grado di risolverle. Questi gruppi si incontrano di solito una volta alla settimana per parlare dei problemi che le persone affrontano nel luogo in cui vivono; ogni gruppo possiede un rappresentante all'interno di gruppi più grandi che si trovano nei villaggi e nelle città, che vengono chiamati “Case del popolo”. Il Tev-Dem, secondo il mio parere, è l'organo più efficiente in questo tipo di società e può raggiungere tutti gli obiettivi che sono stati prefissati. Io credo che le ragioni del suo successo siano: 1. 1. La volontà, la determinazione e il potere delle persone che credono di poter cambiare le cose; 2. 2. la maggior parte delle persone crede nel lavoro volontario a tutti i livelli per fare in modo che l'azione/esperimento funzioni; 3. 3. è stato costituito un esercito di difesa formato da tre diverse parti: le Unità di Difesa del Popolo (PDU), le Unità di Difesa delle Donne (WDU) e gli Asaish (un forza mista di uomini e donne presente nelle città e in tutti i posti di controllo fuori dalle città per proteggere i civili da minacce esterne). Oltre a queste unità, c'è un'unità speciale solo per donne, che si occupa di questioni legate agli stupri e alle violenze domestiche. Da quel che ho visto, il Kurdistan siriano ha preso una strada diversa (che secondo me è quella giusta) dalla “Primavera araba” e le due esperienze non possono essere comparate. Ci sono due grandi differenze tra loro. 1. Nei paesi che sono stati parte della “Primavera araba” si è trattato di grandi eventi e molti sono riusciti ad abbattere la tirannia in questi paesi. Nel caso dell'Egitto la “Primavera araba” ha prodotto uno Stato islamico e poi una dittatura militare. Altri paesi se la sono cavata un po' meglio. Questo mostra che le persone sono potenti e possono essere protagoniste della storia in un momento particolare, ma non sono nella posizione di raggiungere ciò che vogliono a lungo termine. Questa è una delle differenze più grandi tra la “Primavera araba” e la “Primavera curda” nel Kurdistan siriano dove l'ultimo può ottenere dei risultati a lungo termine – o almeno fino ad oggi.
 2. Nel Kurdistan siriano le persone erano preparate e sapevano quello che volevano. Credevano che la rivoluzione doveva cominciare dal basso e non dall'alto. Doveva essere una rivoluzione sociale, culturale, educativa e politica. Doveva essere una rivoluzione contro lo stato, il potere e l'autorità. Dovevano essere le persone nelle comunità ad avere le responsabilità delle decisioni finali. Questi sono i quattro principi del Tev-Dem. Bisogna dare credito a chiunque stia dietro queste grandi idee e agli sforzi che sono stati fatti per metterle in pratica, non importa se è Abdullah Öcalan e i suoi compagni o chiunque altro. In più, il popolo del Kurdistan siriano ha costituito molti gruppi locali con diversi nomi per fare in modo che la rivoluzione avesse successo. Nei paesi in cui ha avuto luogo la “Primavera araba” la gente non era preparata e sapevano quello che volevano per liberarsi dall'attuale governo, ma non dal sistema. Inoltre la grande maggioraza delle persone pensavano che la sola rivoluzione era quella dall'alto. La costituzione di gruppi locali non era stata contemplata ad eccezione di una piccola minoranza di anarchici e libertari. L'auto-amministrazione democratica (DSA) Dopo un duro lavoro, discussioni e idee, il Tev-Dem è giunto alla conclusione di aver bisogno di una DSA in tutti e tre i cantoni del Kurdistan (Al Jazera, Kobany e Afrin). Verso la metà di gennaio, 2014, l'Assemblea del popolo ha eletto la propria DSA, con autonomia, per implementare e rendere esecutive le decisioni della “Casa del Popolo” (il comitato principale del Tev-Dem) e per rilevare alcuni lavori di amministrazione nelle autorità locali, nelle municipalità, nell'educazione e nei settori sanitari, nel commercio e nelle organizzazioni aziendali, nella difesa e nel sistema giudiziario, ecc. La DSA è composta da 22 uomini e donne, ognuno dei quali ha due delegati (un uomo e una donna). Quasi la metà dei rappresentanti sono donne. É organizzata in modo tale che possano partecipare persone di diversa provenienza, nazionalità, religione e genere. Questo ha contribuito a creare un'ottima atmosfera di pace, fratellanza e sorellanza, soddisfazione e libertà. In un breve lasso di tempo, questa amministrazione ha svolto un grande lavoro ed ha stipulato un Contratto sociale, emanato leggi per il trasporto, per i partiti ed un programma o piano per il Tev-Dem. Nel Contratto sociale, nella prima pagina si afferma, “le aree di democrazia autogestita non accettano il concetto di nazionalismo di stato, militare o religioso o di una gestione centralizzata e di regole provenienti da un'autorità centrale, ma sono aperte a forme compatibili con le tradizioni di democrazia e di pluralismo e sono disponibili nei confronti di tutti i gruppi sociali e le identità culturali e della democrazia ateniese e dell'espressione nazionale attraverso la loro organizzazione...”. Ci sono molti decreti nel Contratto Sociale. Alcuni sono estremamente importanti per la società, inclusi: A. Separazione tra stato e religione B. Abolizione del matrimonio al di sotto dei 18 anni di età C. I diritti di donne e bambini devono essere riconosciuti, protetti e rafforzati D. Abolizione della circoncisione femminile E. Abolizione della poligamia F. La rivoluzione deve avere luogo dal basso della società ed essere sostenibile G. La libertà, l'uguaglianza, le pari opportunità e la non-discriminazione H. Uguaglianza tra uomini e donne I. Tutte le lingue parlate devono essere riconosciute e l'arabo, il curdo e il siriano sono le lingue ufficiali in Al Jazera J. Assicurare una vita dignitosa ai prigionieri e fare della prigione un luogo di riabilitazione e di riforma K. Ogni essere umano ha il diritto di cercare asilo e i rifugiati non possono essere rimpatriati senza il loro consenso. La situazione economica nel cantone di Al Jazera La popolazione di Jazera conta più di un milione di persone. La popolazione include curdi, arabi, cristiani, ceceni, yazidi, turkmeni, assiri, caldei e armeni. L'80% della popolazione è curda. Ci sono molti villaggi arabi e yazidi, oltre 43 villaggi cristiani. L'estensione territoriale di Jazera è superiore a quella di Israele e della Palestina insieme. Negli anni '60, il regime siriano ha rafforzato nell'area curda una politica chiamata “Greenbelt” che il partito Ba'ath ha continuato a perseguire quando è giunto al potere. Questo conferma il fatto che le condizioni politiche, economiche, sociali ed educative per i curdi sono peggiori se confrontate con quelle dei siriani. L'obiettivo principale della Greenbelt era quello di portare gli arabi provenienti da diverse zone a stabilirsi nelle zone curde, confiscando terre ai curdi che poi venivano redistribuite tra la popolazione araba appena arrivata. In breve, i cittadini curdi venivano per terzi, dopo gli arabi e i cristiani. Un'altra politica era quella che voleva che Al Jazera producesse solo grano e olio. Questo significa che il governo ha fatto in modo che non ci sarebbero state fattorie, imprese o industrie nella zona. Al Jazera produce il 70% del grano siriano ed è molto ricca di olio, gas e fosfati. In questo modo la maggior parte delle persone sono dedite all'agricoltura nelle piccole città e nei villaggi, mentre nelle città più grandi si trovano commercianti e negozianti. In più molte persone lavorano per il governo nel settore educativo, sanitario e a livello di amministrazione locale, nel servizio militare come soldati e come piccoli imprenditori nelle amministrazioni locali. Dal 2008, la situazione è peggiorata quando il regime di Assad ha emanato un decreto speciale per bandire la costruzione di grandi edifici a causa dell'insorgere della guerra (riferendosi ad una situazione di conflitto continuativa nella regione) e anche perché quest'area è lontana e si trova ai confini. Attualmente, la situazione è difficile. Ci sono molte sanzioni imposte da entrambi i governi, dalla Turchia e dal governo regionale del Kurdistan (KRG) nel Kurdistan iracheno (di questo parlerò in un altro capitolo). La vita ad Al Jazera è molto semplice e gli standard di vita sono molto bassi, ma non c'è povertà. Le persone, in generale, tendono a dare la priorità a ciò che hanno conquistato. Alcune delle necessità di cui ogni società ha bisogno per sopravvivere sono disponibili anche nel Kurdistan occidentale, cosa importante almeno per il momento per evitare la fame, restare in piedi e resistere al boicottaggio da parte della Turchia e del KRG . Queste necessità comprendono le quantità di grano per fare il pane ed altri farinacei. Di conseguenza il prezzo del pane è alquanto libero. La seconda cosa è il basso costo del petrolio che come dice la gente "costa come l'acqua". Le persone usano il petrolio per ogni cosa: in casa, per i veicoli e per i macchinari necessari a certe industrie. Per facilitare questa dipendenza dal petrolio, il Tev-Dem a riaperto alcuni dei pozzi petroliferi e raffinato il grezzo. Al momento, si sta producendo più di quello che occorre alla regione, per cui è possibile esportarne una parte e stoccare la parte in eccesso. L'elettricità è un problema perchè la maggior parte viene prodotta nella vicina regione sotto il controllo dell'ISIS (attualmente IS, lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante o Stato Islamico). Pertanto, la gente può accedere all'elettricità per sole 6 ore al giorno. Ma è gratis, la persone non devono pagare per averla. Questo problema è stato risolto in parte dal Tev-Dem vendendo diesel, ad un prezzo molto basso, a chiunque avesse un generatore privato, a condizione che questi provvedessero a rifornire di energia i residenti locali ad un tasso molto economico. Per quanto riguarda la comunicazione telefonica, tutti i telefoni cellulari usano entrambe le reti, quella del KRG e quella turca; a seconda di dove ti trovi. Le linee di terra sono sotto il controllo del Tev-Dem e della DSA e sembrano funzionare bene...Inoltre, sono gratuite. I negozi e i supermercati in città sono aperti normalmente dal mattino presto fino alle 11 di sera. Molti beni provenienti dai paesi vicini sono contrabbandati all'interno della regione. Altri beni vengono da altre parti della Siria, ma sono costosi a causa delle tasse che vengono imposte dalle forze siriane o dai gruppi terroristi che fanno entrare beni nella regione di Al Jazera. La situazione politica in Al Jazera Come ho già detto, la maggior parte dell'esercito di Assad si è ritirato dalla regione, ma ancora è ancora presente in un paio di città nella regione di Al Jazera. Il regime ha ancora il controllo sulla metà della città principale (Al-Hasakah) mentre l'altra metà è nelle mani delle PDU (le Unità di Difesa del Popolo). Le forze governative sono rimaste nella seconda città della regione (Qamishli), dove controllano una piccola area nel centro della città. Ad ogni modo, nell'area occupata, la grande maggioranza delle persone non usano gli uffici e i servizi del centro. Il numero della forze del regime in questa città si aggira intorno ai 6/7000 soldati che hanno il controllo solo dell'aeroporto e dell'ufficio postale. Entrambe le parti sembrano riconoscere la posizione, il potere e l'autorità dell'altra e sono restie allo scontro e al confronto. Io chiamo questa situazione, la politica del “niente pace, niente guerra”. Questo non significa che non ci siano stati scontri tra loro ad Al-Hassakah o a Qamishli. Gli scontri ci sono e hanno causato la morte di diverse persone da entrambe le parti, ma, fino ad ora, il vertice delle tribù arabe ha fatto in modo che le due parti convivessero. Entrambe le parti hanno tratto vantaggio dal ritiro dell'esercito siriano, mentre l'assenza di combattimenti contro i curdi ribelli e contro le sue forze militari ha risparmiato molti costi. In più il governo non deve difendere la zona dalle forze di opposizione, in quanto sono le forze curde a farlo. Inoltre con il ritiro delle truppe dai territori curdi, Assad ha liberato forze che possono essere utilizzate altrove contro gli oppositori. In secondo luogo, con l'abbandono del Kurdistan da parte delle forze di Assad, il territorio è protetto e difeso dal popolo curdo. Infatti, le unità che difendono le persone e le donne proteggono anche la loro stessa gente da ogni attacco o da ogni forza, inclusa la Turchia, molto meglio dell'esercito siriano. I curdi ne hanno tratto vantaggio nei seguenti modi: 1.Hanno fermato gli scontri con il governo e questo ha protetto la loro terra e la loro proprietà, salvando molte vite, permettendo alle persone di vivere libere e in pace. Questo ha creato l'opportunità per tutti di vivere in pace e senza paura nello svolgimento della propria attività. 2.Il governo ancora paga i salari dei suoi vecchi impiegati nonostante molti di loro al momento lavorino sotto il controllo della DSA. Questo ovviamente aiuta la situazione economica in alcune zone. . 3.Questa situazione permette alla gente di gestire la propria vita e di prendere le proprie decisioni. Significa anche che si può vivere sotto l'autorità del Tev-Dem e della DSA. Più a lungo dura questa situazione, più possibilità avrà di stabilizzarsi e di acquistare forza. 4.Questo dà alle Unità di Difesa del Popolo e alle Unità di Difesa delle Donne l'opportunità di combattere i gruppi terroristi, specialmente l'ISIS/IS, come e quando ciò si renda necessario. Ad al Jazera, ci sono più di venti partiti politici tra curdi e cristiani. La maggior parte di questi sono in opposizione al PYD, al Tev-Dem e alla DSA per ragioni diverse (un punto che svilupperò più avanti) e non vogliono unirsi né al Tev-Dem, né alla DSA. Ad ogni modo, hanno totale libertà di portare aventi le loro attività senza restrizioni. L'unica cosa che non possono fare è riunire combattenti o costituire milizie sotto il loro controllo. Le donne ed il loro ruolo Non vi è dubbio che le donne ed il loro ruolo sono oggi ampiamente riconosciuti con l'attribuzione di compiti di responsabilità nelle leve alte e meno alte del Tev-Dem, del PYD e della DSA. Questi partiti hanno un sistema chiamato Leaders Uniti ed Organizzatori Uniti. Questo significa che ci devono essere delle donne in ogni ufficio a capo dell'amministrazione o dell'esercito. Inoltre, le donne hanno le loro proprie forze militari. Vi è una totale uguaglianza tra le donne e gli uomini. Le donne sono una forza molto importante e sono ampiamente coinvolte in ogni sezione della Casa del Popolo, nei comitati, in gruppi e quartieri. Le donne del Kurdistan Occidentale non solo costituiscono la metà della società, ma si tratta di una metà così attiva ed importante nella società al punto che senza la partecipazione delle donne , la società curda potrebbe collassare. Ci sono molte donne professioniste nella politica e nell'esercito che sono state sui monti col PKK per lungo tempo. Si tratta di donne molto ferme, molto determinate, molto attive, molto responsabili ed estremamemte coraggiose. L'importanza della equa partecipazione delle donne alla ricostruzione della società ed a tutte le questioni e problemi connessi è stata presa seriamente in carico da Abdullah Öcalan e dagli altri dirigenti del PKK/PYD fino al punto che le donne del Kurdistan occidentale (Kurdistan siriano) sono considerate sacre. Nel pensiero, nei sogni e nelle convinzioni di Öcalan vi è la visione di un ritorno alle condizioni della società matriarcale, seppure in uno stato avanzato, quale condizione per realizzare al meglio la natura umana. Sebbene le donne abbiano raggiunto questa posizione e sebbene siano del tutto libere, è invece raro che possano coinvolgersi in un rapporto collegato all'amore ed al sesso. Le donne e gli uomini con cui abbiamo parlato ritengono che l'amore, il sesso ed i rapporti non siano prioritari in questa fase in cui sono impegnati nella rivoluzione e devono dare tutto alla rivoluzione affinchè questa vinca. Quando ho chiesto cosa accadrebbe se due persone in divisa o in posizioni sensibili si innamorassero l'una dell'altra, mi hanno detto, ovviamente, che nessuno può impedirlo ma che verrebbero spostate su incarichi più consoni. Il che può essere difficile da capire per un europeo. Come possono le persone vivere senza amore, senza sesso e senza rapporti? Ma per me è del tutto comprensibile. Credo che si tratti di una loro scelta e, se le persone sono libere di scegliere, allora vanno rispettate. Tuttavia, c'è un'interessante osservazione da fare e che non c'entra col servizio militare, col TV-Dem e con gli altri partiti. Non ho visto una sola donna lavorare in un negozio, in un pozzo di petrolio, in un supermercato, in un caffè o in un ristorante. Ma le donne ed i temi delle donne nel Kurdistan siriano sono miglia avanti rispetto a quelle del Kurdistan iracheno dove hanno avuto 22 anni di auto-governo e molte più opportunità. Con questo, non sono in grado di dire che ci sia un movimento speciale o indipendente delle donne nel Kurdistan siriano. Le Comuni Le Comuni sono le cellule più attive dentro la Casa del Popolo e sono state istituite ovunque. Tengono il loro incontro regolarmente ogni settimana per discutere dei problemi da affrontare. Ogni Comune ha il suo rappresentante nella Casa del Popolo e nel quartiere, nel villaggio o nella città in cui si trovano. Ecco la definizione di Comune tratta dal manifesto del Tev-Dam e tradotta dall'arabo: “Le Comuni sono la più piccola e la più attiva cellula della società. Sono praticamente composte in società in cui vige la libertà delle donne, l'ecologia e viene adottata la democrazia diretta.” “Le Comuni si formano sul principio di partecipazione diretta del popolo nei villaggi, nelle strade e nei quartieri e nelle città. Sono questi i luoghi in cui il popolo si organizza volontariamente secondo il proprio orientamento, realizza le sue libere decisioni e dà inizio alle sue attività nell'intera area residenziale, aprendo la porta al dibattito su tutti i temi e sulle soluzioni.” ”Le Comuni lavorano sviluppando e promuovendo commissioni. Si discute e si cercano le soluzioni alle questioni sociali, politiche, educative, di sicurezza e di auto-difesa & auto-protezione dal loro stesso potere, e non dallo stato. Le Comuni realizzano il loro potere con la costruzione di organismi quali le comuni agricole nei villaggi ma anche comuni, cooperative ed associazioni nei quartieri.” “Le Comuni si formano nelle strade, nei villaggi e nelle città con la partecipazione di tutti i residenti. Le Comuni si incontrano ogni settimana. In questi incontri le Comuni prendono le decisioni con la partecipazione delle persone che vi fanno parte e che abbiano più di 16 anni.” Siamo andati ad un meeting delle comuni del quartiere di Cornish nella città di Qamishli. C'erano 16 o 17 persone. La maggior parte erano giovani donne. Abbiamo fatto un intenso dibattito sulle loro attività e sui loro compiti. Ci hanno detto che nel quartiere ci sono 10 comuni e che ognuna è composta da 16 persone. Ci hanno detto: “Noi agiamo allo stesso modo delle comunità operaie, riunendoci con gli altri, partecipando alle riunioni settimanali, analizzando ogni problema nei posti in cui sorgono, proteggendo le persone nella comunità e risolvendo i loro problemi, raccogliendo i rifiuti nell'area, proteggendo l'ambiente e partecipando alla assemblea grande per rendicontare su tutta la settimana”. In risposta ad una mia domanda, hanno confermato che nessuno, nemmeno dei partiti politici, interviene sulle decisioni da loro assunte collettivamente. Hanno menzionato alcune cose decise da poco. “Una riguarda un grande pezzo di terra in un'area residenziale che volevamo adibire a parco. Siamo andati dal sindaco della città per riferirgli la decisione e per avere un sostegno finanziario. Il sindaco ha approvato ma ci ha detto che aveva solo $100 da offrire. Abbiamo accettato il denaro ad abbiamo raccolto altri $100 dalla gente del posto per fare un bel parco”. Ci hanno mostrato il parco e ci hanno detto “molti di noi hanno lavorato collettivamente per finirlo senza ulteriore denaro”. In un altro caso ci hanno detto: “Il sindaco voleva iniziare un progetto nel quartiere. Gli abbiamo detto che non potevamo dire niente senza prima raccogliere l'opinione di tutti. Abbiamo fatto una riunione sul tema. Il progetto è stato respinto. C'erano persone che non potevano venire alla riunione così siamo andati a casa loro per sentire la loro opinione. Alla fine tutti hanno detto no al progetto”. Ci hanno chiesto se c'è qualcosa di simile a Londra. Ho risposto che ci sono molti gruppi ma che non sono così uniti, progressisti ed impegnati. Gli ho detto che loro sono miglia più avanti. Dalle loro facce ho potuto cogliere la loro sorpresa, la delusione e la frustrazione. Potevo capire i loro sentimenti su come in una parte remota del mondo loro potevano essere miglia avanti rispetto a noi, che viviamo in un paese che ha visto la rivoluzione industriale secoli fa!!!!! I Curdi e l'opposizione dei partiti cristiani Come già detto ci sono più di 20 partiti politici curdi. Alcuni si sono uniti nella DSA ma gli altri 16 no. Alcuni si sono ritirati dalla politica attiva mentre altri si sono messi insieme per fare un partito più grande. Ora ci sono 12 partiti sotto una sigla-ombrello: La Patriotica Assemblea del Kurdistan in Siria. In questa organizzazione si condividono, più o meno, gli stessi obiettivi e le stesse strategie. La maggioranza dei partiti sotto questa sigla-ombrello sostiene Masoud Barzani, il Presidente del Governo Regionale Curdo, (KRG), il quale è anche leader del Partito Democratico Curdo (KDP - Partîya Demokrata Kurdistan) nel Kurdistan iracheno. Vi sono trascorsi di sangue tra il KDP ed il PKK che risalgono agli anni '90. Ci sono stati duri scontri tra i due partiti nel Kurdistan iracheno con migliaia di morti da entrambe le parti lasciando aperta una ferita che deve ancora rimarginarsi. Corre l'obbligo di ricordare che il governo turco si era schierato con il KDP fornendo aiuti nell'attacco alle forze del PKK sul confine tra Iraq e Turchia. Vi è un'altra disputa tra la famiglia Barzani e l'ex-leader del PKK, Abdullah Öcalan, riguardante la posizione di leader nazionale dei curdi. Infatti, il popolo curdo nel Kurdistan occidentale (Kurdistan siriano) che è riuscito ad organizzare collettivamente la società, proteggendola dalla guerra e costruendo la sua DSA, non è per niente in buoni rapporti col KDP. Il PKK e il Partito di Unione Democratica (PYD) hanno sostenuto moltissimo i cambiamenti avvenuti nel Kurdistan siriano. Ma questo non piace certamente nè alla Turchia nè al KRG, i quali nel frattempo restano alleati. Tutto questo per spiegare perchè al KDP del Kurdistan iracheno non piacciono le cose che stanno accadendo nel Kurdistan occidentale e perchè si oppone sia alla DSA che al Tev-Dem. Il KDP guarda a ciò che sta succedendo come ad un grosso affare, e che l'affare vada in porto o no, il KDP punta ad averne la fetta più grossa. Il KDP continua a fornire aiuti finanziari e in addestramento militare ad alcune componenti nel Kurdistan occidentale nel tentativo di costituire delle milizie per conto di alcuni partiti politici allo scopo di destabilizzare l'area ed il progetto curdo in Siria. La Patriotica Assemblea del Kurdistan in Siria, costituita dai 12 partiti politici summenzionati, è molto vicina alle posizioni del KDP. Il nostro incontro con i partiti di opposizione è durato oltre 2 ore e la maggioranza di essi era presente. Abbiamo esordito chiedendo loro quali sono i loro rapporti con il PYD, la DSA ed il Tev-Dem. Si ritengono liberi? Ci sono dei loro iscritti che sono stati perseguitati o arrestati dalle Unità di Difesa Popolare (PDU) o dalle Unità di Difesa delle Donne (WDU)? Sono liberi di organizzare le persone, di manifestare ed organizzare le loro attività? E molte altre domande. La loro risposta su ogni domanda è stata positiva. Nessun arresto, nessuna restrizione di libertà o di manifestare. Ma tutti sostengono di non voler partecipare alla DSA. Hanno tre questioni aperte con il PYD e con la DSA. Secondo loro il PYD ed il Tev-Dem hanno tradito il popolo curdo, perchè metà di al-Hasakah è sotto il controllo del governo e perchè le forze governative sono ancora di stanza nella città di Qamishli sebbene concordino col fatto che tali forze sono inefficaci e controllano solo una piccola porzione di territorio. Secondo loro il vero problema è che il PYD e il Tev-Dam avrebbero fatto un pessimo compromesso col regine siriano. Gli abbiamo detto se pensassero che la politica del PYD e del Tev-Dem fosse la politica del "Nessuna pace, nessuna guerra" per bilanciare la situazione. Una politica che si è rivelata vincente e vantaggiosa per tutti nella regione compresi i partiti di opposizione grazie anche a tutte le cose summenzionate. Abbiamo anche obiettato che loro dovrebbero sapere meglio di tutti che cacciare le truppe di Assad da entrambe le città sarebbe persino facile per il PYD anche con poche perdite, ma cosa accadrebbe dopo?!! Sappiamo che Assad non cederà mai al-Hasakah e, di conseguenza, la guerra ricomincerebbe con uccisioni, persecuzioni, bombardamenti e distruzioni di città e villaggi. E poi si aprirebbe una porta all'Isis/IS e ad al-Nusra per lanciare un attacco contro i curdi. Ci sarebbe la possibilità che l'esercito di Assad, il Libero Esercito di Siria ed il resto delle organizzazioni terroristiche si scontrino tra loro in territorio curdo con la perdita di tutte le conquiste costruite finora. Nessuna risposta alle nostre obiezioni. L'opposizione non vuole partecipare alla DSA, mentre le prossime elezioni di questo organismo si terranno entro pochi mesi se la situazione resta stabile. Le ragioni dell'opposizione stanno innanzitutto nell'accusa rivolta al PYD di cooperare col regime, anche se non forniscono alcuna prova al riguardo. In secondo luogo, le elezioni in programma non sarebbero così libere dato che il PYD non è un partito democratico bensì un partito burocratico. Ma è noto che il PYD ha quasi gli stessi iscritti e le stesse posizioni degli altri partiti all'interno della DSA, per cui si tratta di un'affermazione non corretta. Gli abbiamo obiettato che se credono in un percorso elettivo dovrebbero parteciparvi se vogliono vedere un'amministrazione con più democrazia e meno burocrazia. Ci hanno risposto che il PYD è uscito dalla Conferenza Nazionale Curda del KRG, che si era tenuta lo scorso anno nella città di Irbil, per discutere della questione curda. Ma quando abbiamo verificato questa affermazione con i militanti del PYD e del Tev-Dem, ci hanno detto di essere in possesso di un documento scritto che prova piuttosto la loro lealtà al patto e non quella dell'opposizione. L'opposizione vorrebbe darsi un proprio esercito, ma il PYD non glielo consente. Quando abbiamo sollevato la questione col PYD e col Tev-Dem, ci hanno detto che l'opposizione potrebbe avere le sue milizie ma solo sotto il controllo delle unità di difesa popolare e di difesa delle donne. Ci hanno detto che la situazione è molto tesa e nervosa, al punto che ci potrebbero essere scontri tra le due parti, cosa che temono e che non sarebbe il caso accadesse. Per il PYD bisogna evitare di ripetere il fallimento del Kurdistan occidentale, riferendosi alla sperimentazione del Kurdistan iracheno nella seconda metà del XX secolo, durata fino alla fine del secolo, segnata da molti scontri tra diverse organizzazioni curde del tempo. In conclusione, il PYD ed il Tev-Dem ci hanno chiesto di ritornare dai partiti di opposizione con il mandato di offire loro, a nome del PYD e del Tev-Dem, qualsiasi cosa volessero tranne il controllo su proprie forze militari. Alcuni giorni dopo abbiamo avuto un altro incontro di quasi 3 ore con il vertice di 3 partiti curdi: Il Partito Democratico Curdo di Siria (KDPS - Partiya Demokrat a Kurdistanê li Sûriyê), il Partito Curdo dell'Uguaglianza e della Democrazia di Siria (Partiya Wekhevî ya Demokrat a Kurdî li Sûriyê) ed il Partito Patriotico Democartico Curdo di Siria. Nell'incontro, questi partiti hanno ripetuto più o meno le stesse obiezioni dei loro colleghi dell'incontro precedente, rifiutandosi di partecipare alla DSA per costruire e sviluppare la società curda. Abbiamo avuto una lunga discussione, nel tentativo di convincerli che se volevano risolvere la questione curda, se volevano una potente forza indipendente nel paese per evitare la guerra e le distruzioni, allora avrebbero dovuto rendersi indipendenti dal KRG e dal KDP e lavorare solo per gli interessi del popolo del Kurdistan occidentale. Anche in questo caso abbiamo ricevuto come risposta alle nostre argomentazioni soprattutto silenzio. Alcuni giorni dopo abbiamo incontrato anche dei rappresentanti di un paio di partiti politici cristiani e l'Organizzazione della Gioventù Cristiana di Qamishli. Nessuno di questi partiti è entrato nella DSA o nel Tev-Dem per le stesse ragioni degli altri ma hanno riconosciuto di avere buoni rapporti colla DSA e col Tev-Dem e di essere vicini alle loro politiche. Apprezzano e riconoscono come la loro sicurezza e la loro protezione dall'esercito siriano e dai gruppi terroristici sia dovuta alle forze della Difesa Popolare e della Difesa delle Donne che si sono sacrificate a costo della vita per mantenere tutte le conquiste ottenute nella regione a vantaggio di tutti. Tuttavia, ai membri dell'Organizzazione della Gioventù Cristiana di Qamishli non piace la DSA e nemmeno il Tev-Dem. Le loro lamentele riguardano il fatto che non possono disporre di sufficiente energia elettrica e di risorse sufficienti per coinvolgere i giovani della città. A causa di questo stanno cercando un'alternativa alla DSA ed al Tev-Dem, perchè se la situazione rimane la stessa, non rimarrebbe loro altra scelta che emigrare in Europa. Il capo di uno dei partiti politici che era presente alla riunione gli ha detto così: ”Ma di cosa state parlando, figlioli? Siamo nel mezzo di una guerra, lo vedete quello che succede nelle altre città della Siria? Vedete quante donne, uomini, anziani e bambini muoiono ogni giorno?!!! Questa è una questione di vita molto importante. In questa situazione particolare non è importante l'energia; possiamo usare altri mezzi. Ciò che conta ora è sapere di poter starsene in casa senza paura di essere uccisi, di poter lasciare che i bambini giochino in strada senza paura di essere rapiti o uccisi. Possiamo gestire la nostra vita come di consueto, senza restrizioni, senza essere aggrediti o insultati...abbiamo la pace, la libertà e la giustizia sociale......” I presenti degli altri partiti hanno concordato e preso atto di queste evidenze. Prima di lasciare la regione abbiamo avuto modo di parlare con negozianti, commercianti, venditori ambulanti e con la gente al mercato per sentire la loro opinione per noi molto importante. Tutti sembravano avere un'opinione molto positiva della DSA e del Tev-Dem. Erano felici della situazione di pace, di sicurezza e libertà con cui potevano gestire i loro affari senza interferenze partitiche o di schieramento. Il fossato della vergogna Lo scorso anno il KRG ed il governo iracheno si misero d'accordo per scavare per presunte ragioni di sicurezza un fossato lungo 35 chilometri, profondo 2 metri e largo 2, lungo il confine sirio-iracheno che attraversa il Kurdistan. Il fossato separa Al Jazera in in Kurdistan occidentale e Kurdistan meridionale in Iraq. Cinque chilometri di questo confine sono segnati dal fiume Tigri, per cui lì non c'è stato bisogno di scavare un fossato. I successivi 12 chilometri sono stati realizzati dal KRG, mentre gli ultimi 18 chilometri sono stati scavati dal governo iracheno. Sia il KRG ed il governo iracheno dicono che il fossato è stato una necessaria misura di sicurezza per timori verso la pace e la sicurezza del territorio iracheno, compresa la regione curda. Ma ci sono domande che la gente si pone su queste paure. Paura di cosa? Di chi? Dell'Isis/IS? E' impossibile per gruppi come l'Isis/IS entrare in Iraq o nel KRG dal versante siriano, dato che è ben protetto dalle forze delle PDU e delle WDU ed anche Al Jazera è stata completamente liberata dalla presenza dell'Isis/IS. Tuttavia, la maggioranza del popolo curdo sa che ci sono almeno due ragioni che hanno spinto perchè si scavasse questo fossato. La prima è quella di impedire ai siriani in fuga dalla guerra di rifugiarsi nel Kurdistan iracheno. Poi, il capo del KRG, Masoud Barzani, come già detto, si sente minacciato dal PKK e dal PYD e perciò lui ed il KRG vogliono impedire che la DSA si allarghi anche alla loro parte di Kurdistan. In secondo luogo, il fossato aumenterà l'efficacia delle sanzioni inflitte al Kurdistan occidentale nel tentativo di strangolarlo e di sottoporlo ad una pressione tale da arrendersi alla condizioni del KRG. Tuttavia, nella scelta tra resa e morte per fame, credo che i Curdi siriani di Siria sceglierebbero la morte per fame. Ecco perchè la maggioranza dei Curdi chiama questo fossato, il fossato della vergogna”... Non vi è dubbio che le sanzioni hanno colpito duramente la vita dei Curdi in Al Jazera dal momento che le persone hanno bisogno di tutto, tra medicine, denaro, dottori, infermiere, insegnanti, tecnici ed esperti per le aree industriali, specialmente per tenere a regime il lavoro nei pozzi di petrolio e nell'industria di raffinazione. In Al Jazera, dispongono di migliaia di tonnellate di grano che sarebbero felici di vendere a 200-250 dollari alla tonnellata al governo iracheno, il quale preferisce invece comprare il grano altrove a 600-700 dollari la tonnellata. Ci sono persone nel Kurdistan occidentale che non capiscono perchè il KRG, in quanto autogoverno curdo, ed il suo presidente, Masoud Barzani, (che si autodefinisce come grande leader curdo) vogliono affamare il loro stesso popolo che vive in un'altra parte del Kurdistan. A Qamishli, il Tev-Dem aveva convocato per il 9 maggio 2014 una grande e pacifica manifestazione. Alcune migliaia di persone hanno manifestato contro quelli che stavano scavando il fossato della vergogna. Ci sono stati molti interventi veementi da parte di diverse persone ed organizzazioni, tra cui la Casa del Popolo e molti altri gruppi e comitati. Nessuno di questi interventi ha suscitato tensioni. Anzi i temi toccavano soprattutto la fratellanza, le buone relazioni e la cooperazione tra entrambe le parti al di qua ed al di là del confine, la riconciliazione ed il superamento delle dispute tra i partiti, la pace e la libertà. Alla fine è diventata una festa di strada con le persone che danzavano felicemente e cantavano soprattutto gli inni. Aspettative e timori E' molto difficile sapere quale direzione prenderà il movimento di massa popolare nel Kurdistan occidentale, ma questo non ci deve impedire di nutrire delle attese e di fare un'analisi di cosa possa influenzare la direzione di questo movimento ed il suo futuro. La sconfitta o la vittoria totale di questo grande evento/sperimentazione quale questa regione non ha mai visto prima d'ora dipende da molti fattori che possiamo suddividere in fattori interni (questioni e problemi interni al movimento stesso ed al rapporto col KRG) e fattori esterni. Comunque, qualsiasi cosa accadrà dovremo farci i conti, ma quello che è importante oggi è la resistenza, il raccogliere la sfida, il non arrendersi, l'avere fiducia e credere nel cambiamento. Rifiutare il sistema attuale e cogliere le opportunità è oggi, secondo me, più importante di una vittoria temporanea, perchè si tratta di punti chiave necessari per il conseguimento dello scopo finale. I fattori esterni La direzione della guerra e l'equilibrio di forze in Siria Era abbastanza chiaro agli inizi della rivolta popolare in Siria che, se essa era a vantaggio del popolo siriano, allora l'attesa caduta del regime di Assad sarebbe giunta ben presto grazie all'unità del popolo siriano ed al grande sostegno sia interno che esterno al paese. Tuttavia, ben presto, sono arrivati i gruppi terroristi che hanno cambiato la direzione della rivolta popolare come tutti abbiamo potuto vedere e continuiamo a vedere sui media. Questo è accaduto perchè Assad è stato molto abile nell'azzeccare un paio di mosse che hanno cambiato nettamente la direzione della rivolta popolare ed hanno reso più forte il suo regime. Per prima cosa, ha ritirato le sue truppe dalle tre regioni/cantoni curdi di Afrin, Kobany ed Al Jazera lasciando alcune migliaia di uomini nella regione di Al Jazeera come già detto. Ovviamente, una parte del perchè di questo ritiro sta nella pressione esercitata dai manifestanti curdi. In secondo luogo, ha aperto il confine siriano alle organizzazioni terroriste perchè facessero quello che volevano. Tutti sappiamo quello che è successo dopo. Facendo questo, Assad è riuscito ad indebolire e ad isolare chi protestava contro il regime ed ha anche inviato un messaggio alla cosiddetta "comunità internazionale" per dirle che non c'era nessuna alternativa a lui ed al suo regime se non cedere ai gruppi terroristi. E' quello che gli USA, il Regno Unito ed i paesi occidentali in realtà volevano? Naturalmente, per certi versi, la risposta è No. Tutto dipende dai loro interessi. Queste politiche hanno funzionato ed hanno cambiato del tutto la direzione del conflitto. Dopo i negoziati con gli USA, l'ONU ed il Regno Unito, c'era una possibilità per Assad di restare al potere, almeno per breve tempo fino a nuove elezioni. In quel caso, avrebbe potuto far sua la lezione di cambiare la sua politica verso i Curdi ma dettando egli i termini ed alle sue condizioni e non nella direzione che il popolo curdo voleva. Se Assad fosse stato sconfitto nella guerra dai gruppi terroristi col sostegno di USA, Regno Unito, UE e della "comunità internazionale" e questi avessero preso il potere, certamente non ci sarebbe stato nessun futuro per la DSA o per il Tev-Dem. Ci sono forze moderne, come i partiti ed organizzazioni facenti parte del Libero Esercito di Siria (FSA) che non hanno ancora preso il potere, ma se ci arrivassero, allora ci sono poche possibilità per il popolo curdo dal momento che questi non hanno un'opinione positiva o una buona soluzione per la questione curda. Naturalmente ci sono altre possibilità di mettere fine al potere di Assad, per esempio ucciderlo o con un colpo di stato militare... Il ruolo e l'influenza dei paesi vicini nella regione Era del tutto evidente che la gente comune aveva iniziato la rivolta in Siria a causa della repressione, dell'oppressione, della mancanza di libertà e di giustizia sociale, della corruzione, delle discriminazioni, della mancanza di diritti umani e dell'inesistenza di diritti per le minoranze etniche come i Curdi, i Turcomanni ed altre. La vita per la maggioranza delle persone era un inferno: bassi redditi, aumento del costo della vita, mancanza di alloggi e disoccupazione che hanno soffiato sull'inizio della "Primavera Araba". Tuttavia, le proteste, le manifestazioni e la rivolta sono state strumentalizzate sul campo dai governi dei paesi vicini in una guerra per procura tra Arabia Saudita, Qatar e Turchia col sostegno degli USA e dei paesi occidentali da un lato e dall'altro dal regime di Assad con Iran ed Hezbollah. Il governo iracheno non ha mai dichiarato il suo appoggio al regime di Assad ma voleva ed ancora vuole che Assad resti al potere in ragione delle strette relazioni tra gli Sciiti e gli Alawiti ed anche perchè l'Iran è il più stretto alleato dell'Iraq nonchè molti vicino alla Siria. Rimane da dire qualcosa sull'atteggiamento del KRG verso gli avvenimenti in Siria, influenzato dalla vicinanza con la Turchia del KRG e del suo presidente Masoud Barzani in particolare. Loro hanno dichiarato fin dall'inizio di sostenere l'opposizione siriana al regime di Assad. Dobbiamo qui rilevare la doppiezza e l'ipocrisia del KRG dal momento che, da una parte, si è dichiarato contro Assad sostenendo l'opposizione siriana, ma dall'altra parte era contro i Curdi di Siria ed il loro movimento popolare di massa che era una delle principali forze costruttive contro Assad. Ovviamente ogni paese ha avuto un grande impatto tra chi sosteneva il regime di Assad e chi l'opposizione siriana. Quello che è importante qui ribadire è che nessuno di questi paesi è amico o vicino alla nazione curda di qualsiasi parte del Kurdistan, sia quello siriano, iracheno, iraniano o turco. Questi paesi non hanno uno sguardo positivo sulla questione curda e non hanno mai voluto senza tante finzioni risolvere la questione, ma guardano con molto interesse ai partiti politici nazionalisti curdi quando questi lavorano e combattono per loro. Il ruolo della Cina e della Russia Sebbene la Russia sia meno grande e meno potente di un tempo, ha ancora peso e potere, in competizione anch'essa con gli USA ed i paesi occidentali per la difesa dei suoi interessi. Non deve sorprendere se vediamo la Russia che non trova un accordo sulla Siria con l'Occidente. C'è anche il fatto che la Siria, anche quando era al potere il padre di Assad, stava nel campo sovietico. Il che si aggiunge al fatto che la Russia è vicina all'Iran che è il principale alleato della Siria. Riguardo alla Cina, anch'essa ha i suoi interessi nella regione, specialmente con l'Iran. Perciò la Cina cerca di proteggere i suoi interessi e non le interessa che Assad vada via perchè sa che il prossimo potrebbe essere l'Iran. Così gli interessi di Russia e Cina e il loro sostegno alla Siria fanno durare la guerra più di quello che ci si aspettava. Dall'alto possiamo vedere come 2 grandi potenze tratterebbero la questione curda in Siria, specialmente la DSA ed il Tev-Dem. Secondo me, alla fine decidono i profitti e gli affari, che loro appoggino o meno il popolo curdo in futuro. Ma al presente, non c'è nessun appoggio alla DSA ed al Tev-Dem da parte della Cina, della Russia o degli USA e dei paesi occidentali, mentre i Curdi di Siria sono la principale forza di opposizione ed i principali combattenti contro le forze terroriste come Isis/IS, grazie alle loro unità di difesa dellePDU e delle WDU.Tali unità sono costantemente in combattimento contro i gruppi terroristi nelle regioni di Al Jazera e del Kobney. Possiamo renderci conto della doppiezza e dell'ipocrisia degli Stati Uniti, dei paesi occidentali e del resto. Hanno lanciato una guerra contro il terrorismo, mentre il popolo curdo di Siria è il solo che combatte seriamente queste organizzazioni terroriste, ma lì i paesi di cui sopra non sostengono i Curdi. Le ragioni principali, secondo me, sono le seguenti: 1. Non intendono combattere seriamente i terroristi ed il terrorismo perchè essi stessi o insieme alleati li hanno creati e sostenuti. 2. Combattono le persone che credono nell'Islam piuttosto che combattere la religione in sè ed il suo libro sacro, il Corano. 3. Possono aver bisogno in futuro di queste organizzazioni terroriste. 4. Non intendono cambiare o modifcare la loro politica estera. 5. Stati Uniti e Regno Unito sostengono, finanziariamente e moralmente, tutte le fedi reazionarie in nome dell'uguaglianza di opportunità, della libertà e del riconoscimento delle diversità culturali. Infatti nel Regno Unito possiamo già vedere all'opera un centinaio di Tribunali Islamici che applicano la Sharia. 6. Il punto principale è che il movimento per la democrazia di massa nel Kurdistan siriano, compresa la DSA, non ha creato poteri religiosi, nazionalisti o liberisti. Sanno che il popolo in questa parte del mondo ha fatto nascere il potere popolare, dimostrando che può auto-governarsi tramite la democrazia diretta senza governo e senza nessun sostegno degli Stati Uniti, dei paesi occidentali o delle istituzioni finanziarie globali come il FMI, la BM e la BCE. I fattori interni Per fattori interni intendiamo tutto ciò che potrebbe accadere all'interno del Kurdistan occidentale. Intanto la guerra civile all'interno del popolo curdo. Non si intende una guerra tra i partiti politici del Kurdistan occidentale, bensì una guerra tra il KRG nel Kurdistan iracheno e le forze delle PDU, delle WDU e del PKK. C'è un rapporto molto stretto tra il PKK ed il PYD che hanno sostenuto fortemente questa sperimentazione nel Kurdistan occidentale. E questo dopo una storia di sangue tra il PKK ed il KDP per una durissima disputa tra loro sulla leadership curda. Tuttavia, da qualche tempo, Abdullah Öcalan, in recenti libri e messaggi, ha denunciato e rigettato lo Stato e l'autorità. Ma finora non ho ancora sentito che abbia rinunciato alla sua autorità e smentito coloro che lo chiamamo grande leader e che lavorano duramente per dargli questa posizione sacra. L'atteggiamento di Öcalan non è del tutto corretto finchè egli stesso non rinuncia alla sua autorità ed alla sua leadership. Al momento, stanno peggiorando le relazioni tra il KRG, il PYD ed il PKK, per cui c'è la possibilità di un conflitto intestino specialmente se il KRG, si avvicina sempre di più alla Turchia. Se dovesse scoppiare un conflitto simile, non c'è dubbio che Isis/IS ed altri vi prenderebbero parte a fianco del KRG e della Turchia. L'unico modo per evitare che ciò accada è attraverso le proteste di massa, le manifestazioni e le occupazioni di massa nel Kurdistan iracheno e da parte degli amici dei Curdi siriani in ogni dove. Un indebolimento del Tev-Dem Come già detto, è stato il Tev-Dem che ha creato questa situazione, con i suoi gruppi, i suoi comitati, le comuni e la Casa del Popolo che è l'anima e la mente del movimento di massa. Il Tev-Dem è stato la maggior forza nell'istituire la DSA. In generale, è l'esistenza del Tev-Dem che fa la differenza in ciò che lì potrebbe accadere ed a dare l'ispirazione al resto della regione. E' difficile trovare un equilibrio in futuro tra il potere del Tev-Dem e la DSA. Si ha l'impressione che finchè cresce il potere della DSA decresce quello del Tev-Dem e potrebbe accadere anche l'opposto. Se ne è parlato con i compagni del Tev-Dem. Non erano d'accordo con me dal momento che loro credono nel fatto che più forte diventa la DSA, più forte sarà anche il Tev-Dem. Le loro ragioni si poggiano sul fatto che loro vedono la DSA come un organismo esecutivo, che esegue e realizza le decisioni prese dal Tev-Dem e dai suoi organismi. Difficile dire se si è d'accordo o no con loro dal momento che solo il futuro mostrerà quale direzione prenderà il movimento e l'intera società. Il PYD e le sue strutture di partito Il PYD, Partito Democratico Unito ed il PKK sono dietro il movimento democratico di massa e sono partiti politici che hanno tutte le condizioni tipiche dei partiti politici di tutto il mondo: organizzazione gerarchica, dirigenti ed iscritti, e tutto il processo dall'alto verso la base del partito per le decisioni ed i deliberati. Non c'è una grande consultazione tra gli iscritti quando bisogna prendere una decisione su una questione importante. Sono molto ben disciplinati, hanno regole e deliberati da seguire, segreti e relazioni segrete con diversi partiti, al potere o no, in diverse parti del mondo. Per certi versi, è possibile guardare al Tev-Dem anche da un punto di vista esattamente opposto. Molte persone agli inizi di questo movimento non erano membri del PKK o del PYD. Pensavano che la rivoluzione dovesse partire dalla base della società e non dall'alto, non credono nel potere dello Stato e dell'autorità e si sono radunati in assemblee per prendere le loro decisioni su quello che volevano per il bene del popolo da cui provengono. Dopo di che chiedono alla DSA di applicare le loro decisioni. Ci sono molte differenze tra il PYD ed il PKK ed il Movimento della Società della Democrazia, Tev-Dem. La domanda qui è la seguente: visto il compito e la natura del Tev-Dem e la struttura del PYD e del PKK, quale compromesso possibile? Sarà il Tev-Dem a seguire il PYD ed il PKK o accadrà il contrario, o chi controlla chi? Questa è la domanda a cui non è possibile rispondere salvo attendere di vedere come vanno le cose. Ma la risposta potrebbe venire nell'immediato futuro. Paura dell'ideologia e degli ideologi che possono diventare sacri L'Ideologia è una visione. Guardando alle cose da un'angolazione ideologica può provocare disastri se si cerca una soluzione o una risposta già pronta, ma senza connessioni con la realtà della situazione. Per la maggior parte del tempo, gli ideologi si soffermano nella lettura di vecchi libri scritti molto tempo fa nella ricerca di una soluzione, anche se questi libri non sono poi così rilevanti rispetto alla situazione o ai problemi attuali. Gli ideologi possono essere pericolosi quando vogliono imporre alle situazioni attuali ed a noi tutti delle idee tratte da vecchi libri. Possono essere poco aperti, molto insistenti ed attaccati alle loro idee fino a perdere il contatto con la realtà. Finiscono col non aver rispetto per le persone che non la pensano come loro ed hanno molti punti in contatto con gente religiosa fino ai marxisti ed ai comunisti. In breve, gli ideologi credono che sia l'deologia o il pensiero a creare le rivolte o le rivoluzioni, mentre per i non-ideologi come me è esattamente il contrario. E' stata una disdetta aver trovato molti ideologi tra le file del PYD e del Tev-Dem, specialmente quando si arriva a discutere delle idee di Abdullah Öcalan. Qui sono tutti molto legati ai principi di Öcalan, non fanno che continui riferimenti ai suoi discorsi ed ai suoi libri in ogni dibattito. Hanno una fede totale in lui e per certi versi lui è sacro. Se questa è la fede che il popolo ha e riversa verso il suo leader e sono timorosi di lui, la cosa mi spaventa e le conseguenze non saranno buone. Per me, nulla dovrebbe essere sacro e tutto può essere sottoposto a critica e respinto se necessario. Le cose vanno peggio nella Casa dell'Infanzia e nei Centri della Gioventù. Qui ai bambini vengono insegnate le nuove idee, la rivoluzione e molte cose positive che sono utili che i bambini imparino per essere utili membri della società. Però, oltre a questo, ai bambini vengono insegnati anche l'ideologia ed i principi di Ocalan e quale grande leader del popolo curdo egli sia. Secondo me, i bambini non dovrebbero essere portati a credere nell'ideologia. Non gli si dovrebbe insegnare nulla sulla religione, sul nazionalismo, sulle razze ed il colore della pelle. Dovrebbero essere lasciati liberi finchè diventano adulti quando possono decidere da sè. Il ruolo delle Comuni In precedenza abbiamo spiegato il ruolo delle comuni. I compiti delle comuni dovrebbero cambiare dal momento che non possono essere coinvolte solo nei problemi che competono loro per territorio. Le comuni dovrebbero incrementare il loro ruolo, i loro compiti ed i loro poteri. E' vero che non ci sono fabbriche, imprese o distretti industriali. Ma la regione di Al Jazera è un cantone agricolo che impegna molte persone dei villaggi e delle piccole città e che il grano è il maggior prodotto in Al Jazera. Questo cantone è anche molto ricco di petrolio, di gas e di fosfati, sebbene molti pozzi di petrolio non sono sfruttati a causa della mancanza di manutenzione da prima della rivolta. Queste sono aree da mettere sotto controllo delle comuni, per sfruttarle e per produrre per il popolo secondo i suoi bisogni. Oltre alla distribuzione, i membri delle comuni possono decidere degli scambi per acquisire materiali necessari oppure stoccare il tutto per successive necessità. Se le comuni non fanno dei passi in avanti in questa direzione, il loro ruolo risulterà incompiuto. Conclusioni e considerazioni finali Sulla sperimentazione in corso nel Kurdistan occidentale ci sono molti diversi punti di vista ed opinioni provenienti dalla destra, dalla sinistra, dai separatisti, dal trotzkysti, dai marxisti, dai comunisti, dai socialisti, dagli anarchici e dai libertari e tuttavia ci sarebbe ancora molto da scrivere. In quanto anarchico, io non vedo le cose nere o bianche, non ho una soluzione pronta e non vado nemmeno a cercarla nei vecchi libri per spiegare quello che sta succedendo o quello che accadrà. Credo che siano la realtà, gli eventi stessi e le situazioni a creare Ie idee ed il pensiero e non il contrario. Guardo ai fatti con mente aperta e cerco di connetterli tra di loro, ai fattori ed alle ragioni per cui si verificano. Devo, però, dire un paio di cose sulle rivolte e sulle rivoluzioni. Innantitutto, la rivoluzione non è espressione di rabbia, non si crea a comando o per un ordine, non è qualcosa che può accadere entro 24 ore e non è un colpo di stato militare, un golpe bolscevico o una cospirazione politica. E non è neanche solo lo smantellamento della infrastruttura economica della società e l'abolizione delle classi sociali. Tutto questo ha a che fare con le visioni e le opinioni della sinistra, dei marxisti, dei comunisti e dei loro partiti. Queste sono le loro definizioni della rivoluzione. Vedono la rivoluzione in questo modo perchè sono dogmatici e guardano alle relazioni tra le classi in un modo meccanicistico. Per loro, quando scoppia la rivoluzione e viene abolita la società di classe, quella è la fine della storia e si può instaurare il socialismo. Secondo me, anche se dovesse scoppiare una rivoluzione, c'è sempre la possibilità che persista un desiderio di autorità dentro le famiglie, nelle fattorie e nelle imprese, nelle scuole e nelle università ed in molti altri posti ed istituzioni. Senza contare le restanti differenze tra uomini e donne nonchè l'autorità degli uomini sulle donne all'interno del socialismo. Inoltre potrebbe resistere una cultura egoistica e vorace, con uso della violenza e di altre nefaste abitudini che già esistono nella società capitalista. Tutto questo non può sparire o svanire in breve tempo. Potrebbe restare in circolazione intorno a noi per molto tempo e potrebbe anche minacciare la rivoluzione. Per cui, il cambiamento dell'infrastruttura economica della società ed il conseguimento della vittoria sulla società di classe non potrebbero mai darci la garanzia che la rivoluzione sia fatta o che possa mantenersi a lungo. Ci deve essere una rivoluzione nella vita sociale, nella nostra cultura, nell'educazione, nella mentalità degli individui, nel comportamento e nel pensiero individuale. La rivoluzione in questi campi non solo è necessaria ma deve verificarsi insieme al cambiamento dell'infrastruttura economica della società. Non penso che una volta fatta la rivoluzione dell'infrastruttura economica della società sia tutto fatto. Questa si deve riflettere su tutti gli aspetti della vita sociale e dei suoi membri. Le persone ornai risentono del sistema attuale e credono in un cambiamento. Si diffonde il desiderio di ribellione, la coscienza di essere usati e sfruttati e dunque la mentalità della resistenza è estremamente importante per fare e far durare una rivoluzione. Quali connessioni con la sperimentazione del popolo del Kurdistan occidentale? Questa sperimentazione ha 2 anni di vita e ci sono già generazioni che ne sono testimoni. Sono ribelli o hanno già la tendenza alla ribellione, e vivono in armonia ed in una atmosfera di libertà in cui sono educati ad una nuova cultura: una cultura di convivenza in pace e libertà, una cultura di tolleranza, una cultura del dare e non solo del prendere, una cultura della fiducia, del credere nel lavoro volontario per il bene della comunità, una cultura della solidarietà e della reciprocità ed una cultura del tu sei primo ed io secondo. Nel frattempo, è vero che la vita è molto dura, quando mancano molte risorse necessarie e fondamentali e quando il livello di vita è basso, ma le gente è gentile, felice e sorride continuamente, è vigile, molto semplice ed umile e le differenze tra ricchi e poveri sono molto piccole. Tutto questo ha innanzitutto aiutato le persone a superare le difficoltà della vita e le avversità. In secondo luogo, i fatti, la loro storia personale e l'ambiente attuale in cui vivono ha insegnato loro che in futuro non accetteranno una dittatura, che resisteranno ad ogni repressione ed oppressione, che manteranno ciò che hanno avuto; hanno uno spirito di sfida per cui non accetteranno più che altre persone decidano per loro. Per tutte queste ragioni, il popolo non si arrenderà, si ergerà e lotterà per i suoi diritti e resisterà al ritorno della vecchia cultura in cui vivevano prima. Il secondo punto è che alcune persone ci dicono che sebbene questo movimento abbia alle sue spalle Abdullah Öcalan, il PKK ed il PYD, è vero che se il popolo facesse deragliare questa sperimentazione, allora essa finirebbe oppure verrebbe un dittatore a prendere il potere. Ebbene è possibile che possa accadere. Ma anche in questo caso, non credo che il popolo in Siria o nel Kurdistan occidentale potrebbe tollerare una dittatura o un governo di tipo bolscevico. Sono passati i tempi in cui il governo siriano poteva massacrare 30.000 persone nella città di Aleppo in pochi giorni. Anche il mondo è cambiato e non è più quello di prima. Infine, come ci hanno detto molte persone, quello che sta succedento nel Kurdistan occidentale non era un'idea di Öcalan. Infatti, questa idea è più vecchia di Öcalan ma lui l'ha rielaborata in carcere, leggendo centinaia di libri, non smettendo di riflettere e di analizzare le esperienze dei movimenti nazionalisti, dei movimenti comunisti e dei loro governi nella regione e nel mondo ed il perchè siano falliti senza aver realizzato quello che avevano promesso. L'esito di tutto questo è che egli si è convinto che lo Stato, qualsiasi Stato, di qualsiasi nome e forma, è sempre uno Stato e non scompare se viene sostituito con un altro Stato. Per questo, Abdullah Öcalan merita credito. Zaher Baher Haringey Solidarity Group e Kurdistan Anarchists Forum (traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali) Luglio 2014 note: [1] l'Operazione al Anfal, o semplicemente Anfal, fu una campagna di genocidio contro il popolo curdo nel nord dell'Iraq, voluta dal presidente ba’athista iracheno Saddam Hussein e guidata da Ali Hassan al-Majid, nella fase finale della guerra Iran-Iraq.

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)