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martedì 26 agosto 2014

Gli anarchici livornesi e Gaza

Abbiamo assistito con orrore all'aggressione delle forze armate israeliane a Gaza, con il seguito di stragi fra i civili. Questa aggressione, tra le altre cose, è diventata occasione di polemica nella sonnolenta politica livornese agostana. Durante “Effetto Venezia” è stato esposto, sul muro dell'ex-carcere dei Domenicani, uno striscione con scritto “Fermare il genocidio a Gaza, Israele vero terrorista”; questa esposizione ha provocato numerose prese di posizione, fra cui quella del presidente della Comunità ebraica livornese, Vittorio Mosseri, e quella dell'ambasciatore dello stato d'Israele in Italia. La lettera di Mosseri, indirizzata al sindaco di Livorno, ha espresso i soliti luoghi comuni della propaganda del governo Netanyahu a giustificazione della propria politica di aggressione e di sterminio della popolazione di Gaza, attribuendo posizioni antisemite a chiunque critichi le scelte dello stato di Israele, e trasformando in sostenitore di Hamas chiunque conservi un minimo di umanità e provi sdegno per le stragi compiute a Gaza. La lettera si concludeva facendo appello al sindaco “per una presa di posizione che elimini qualunque voce di odio e conflittualità”. Abbiamo rilevato come siapericolosa la pretesa che il potere politico operi per eliminare ogni voce conflittuale: la società in cui viviamo è conflittuale, per questo gli anarchici operano per cambiarla. Tentare di soffocare le voci conflittuali non elimina il conflitto ma, come in Palestina, rende solo più violenta la sua manifestazione. E' inoltre difficile da comprendere perché il presidente di una comunità religiosa si sia sentito di dover difendere degli amministratori politici, espressione di una destra becera ed estrema come quella che sta governando lo stato di Israele, protagonisti e colpevoli delle stragi che si compiono a Gaza. In tutto il mondo sono moltissime le voci di protesta contro questa guerra unilaterale, portate avanti anche dagli stessi cittadini israeliani, come dimostrano, oltre ad Anarchici contro il Muro e ad altri gruppi di attivisti, i numerosi refusnik, come dimostrano le migliaia di partecipanti alla manifestazione di Tel-Aviv, contrari alle politiche di sterminio di massa di quel governo. La lettera dell'ambasciatore israeliano in Italia, ha ripetuto, ovviamente, sia pur con toni diversi, le considerazioni di Mosseri. Resta comunque il fatto, che noi riteniamo irrituale, di un rappresentante di uno Stato estero che interviene direttamente e pesantemente nel dibattito politico cittadino, rivolgendosi al sindaco. Il sindaco di Livorno, dopo aver risposto in un primo tempo, alla lettera del presidente della Comunità ebraica chiedendo che questa “si unisse convintamente al nostro appello per una tregua”, ha goffamente cambiato registro, arrivando addirittura a definire “violento” il messaggio contenuto nello striscione. Un'accusa, quella di violenza, sempre più diffusa da parte delle istituzioni e dei maggiori organi d'informazione nei confronti di chi non condivide la propaganda istituzionale e addirittura ha l'ardire di esprimere il proprio pensiero. Un'accusa, quella di violenza, che viene da chi usa il manganello per risolvere i problemi sociali, l'emergenza ambientale e imporre la devastazione e il saccheggio dei territori. Nogarin ha fatto presto ad adeguarsi allo stile dei politici più navigati. Dopo un'iniziale soprassalto di sdegno di fronte alle stragi di civili, le varie componenti del ceto politico istituzionale locale, delle associazioni politiche, culturali e sindacali ad esso collegate si ricompattano attorno ad una “equidistanza” fra le parti in conflitto, ed una sostanziale accettazione dell'impostazione del presidente della comunità ebraica e dell'ambasciatore israeliano, mascherata da un generico e impotente appello alla pace. Abbiamo seguito con attenzione l'evolversi sia dell'aggressione israeliana nei confronti della popolazione di Gaza, sia della politica internazionale, sia della politica locale. L'ennesima aggressione israeliana contro Gaza si concluderà probabilmente quando le forze armate israeliane avranno esaurito la scorta di munizioni, senza un nulla di fatto, perché Hamas continuerà a governare la Striscia, e il governo israeliano sarà pronto a rispondere con crudeli rappresaglie ad ogni uscita offensiva dei palestinesi; ci sarà “solo” qualche migliaio di civili assassinati in più, quelli che le gerarchie militari chiamano “danni collaterali”. Quanto è avvenuto in questi anni a Gaza dimostra che la soluzione “ due popoli, due stati” non elimina la minaccia di guerra. Ogni Stato non è che l'organizzazione della classe privilegiata per mantenere soggetta, tramite il monopolio della forza, la popolazione, per sfruttarla e costringerla a fare ciò che vuole chi controlla lo Stato. E un nuovo Stato palestinese non sfuggirebbe a questa logica, come ha dimostrato tutta la storia dell'OLP. Non solo: i due stati troverebbero la loro ragion d'essere nel mantenimento di una tensione reciproca, che periodicamente sfocerebbe in conflitti armati. L'abolizione degli stati è la premessa indispensabile della pace: lo stato di Israele, con il suo spropositato apparato militare e repressivo, va quindi abolito, così come l'Autorità Nazionale Palestinese, e sostituiti entrambi da una federazione di comunità disarmate. La situazione politica in Palestina non è più quella degli anni '70 del secolo scorso, quando la presenza di componenti di sinistra dell'Olp alimentava la speranza che una vittoria della lotta di liberazione palestinese potesse portare ad un'evoluzione in senso socialista; oggi questa evoluzione è possibile solo col rovesciamento della dirigenza dell'Olp e di Hamas, che può venire solo dalla sconfitta militare, cosi' come solo la sconfitta militare può portare al rovesciamento dell'attuale governo israeliano. La situazione del resto è chiara: Hamas e' sostenuta dal Qatar, dagli Emirati Arabi Uniti e dalla Turchia, tutti e tre alleati o membri della NATO; la partita che si sta giocando oggi in Medio Oriente e' quindi evidentemente truccata. La nostra posizione non è di neutralità o indifferenza tra i due contendenti: la pace può essere veramente una soluzione, ma per raggiungerla c'è bisogno di sconfiggere quelle classi dirigenti, palestinesi e israeliane, che della prosecuzione della guerra fanno la base del proprio potere; il pacifismo assoluto degli anarchici si accompagna all'internazionalismo proletario e al disfattismo rivoluzionario, cioè a quella pratica concreta di azioni in contrasto della guerra, pratica che nasce dal rifiuto di ogni patriottismo e di ogni gerarchia statale e militare. La ricerca di soluzioni per le popolazioni del settore mediorientale e di altri contesti internazionali tormentati dalle guerre deve comunque necessariamente tradursi anche in concrete iniziative per la pace da condurre in Italia, per contrastare in senso antimilitarista ed internazionalista quelle misure del governo che si inseriscono, come in un gigantesco puzzle, nel controllo imperialistico del Medio Oriente: l'operazione “Mare Nostrum”, la base MUOS di Niscemi, l'acquisto degli F-35, la vendita di armi alle forze armate israeliane sono occasioni per una lotta concreta contro la guerra e contro l'impegno militare del governo italiano. Federazione Anarchica Livornese

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