Ci sono un sacco di ragioni dietro l’ennesimo criminale
bombardamento a Gaza.
C’è il tentativo di impedire il
riconoscimento, sia pure come osservatore, della Palestina da parte delle Nazioni
Unite. E di mettere alla prova un alleato americano sulla cui lealtà indiscussa
si poteva forse nutrire qualche dubbio. E invece ancora una volta anche dai
governi europei siamo al blando rimprovero per la reazione "esagerata" ma
"legittima" dello Stato israeliano.
Ci sono le elezioni in Israele,
scadenza nefasta per gli abitanti di Gaza,
usati ancora una volta come
bersaglio a scopo propagandistico.
C’è la tentazione di alzare il
livello dello scontro per mettere alla prova i nuovi regimi mediorientali, e il generale assetto dell’area,
in cui stenta ad emergere una potenza regionale. Mentre d’altra parte i
riflettori puntati su Gaza potrebbero permettere al governo siriano l’offensiva
decisiva contro i ribelli…..
Nessuna
di queste ragioni vale lo
scempio che ancora una volta si sta compiendo sulla pelle di una
popolazione di
circa un milione e mezzo di abitanti di cui la metà è composta da
minori, sotto
embargo e priva la stessa anche dei medicinali e dei
beni di prima necessità. I militari israeliani si scaricano la coscienza
con proclami
alla popolazione palestinese, avvertendoli, prima dei bombardamenti, di
allontanarsi dai luoghi di Hamas. Una tragica beffa visto che la
striscia di Gaza è una delle regioni più densamente abitate del
mondo.
Intanto lo Stato di Israele non ha
mai smesso la sua strategia di controllo militare e vitale su Gaza e continua
ad occupare militarmente territori, proteggendo e favorendo l’espansione delle
colonie israeliane che si allargano giorno per giorno sulla terra dei
palestinesi. Innalza muri che rinchiudono villaggi interi, che sradica uliveti
e uccide gli animali dei pastori imponendo miseria e umiliazione. Mortifica e
tormenta quotidianamente chi tenta di passare da una parte all'altra dei muri
della segregazione per lavorare, curarsi, andare a scuola. E viola
sistematicamente le pur ipocrite e impotenti innumerevoli risoluzioni dell'ONU.
E se la Cisgiordania è il vero terreno di conquista, metro dopo metro, casa
dopo casa, Gaza continua il suo destino di vittima sacrificabile.
E oggi, come 3 anni fa, di nuovo
sulla popolazione palestinese si scatenano i nuvoloni neri della guerra impari
alimentata dallo Stato israeliano, e l’unica concreta speranza che la
popolazione già provata dall’embargo possa riacquistare velocemente un minimo
di pace è che gli avvoltoi di ogni risma, che si accalcano fisicamente e
idealmente ai suoi confini, raggiungano un nuovo precario equilibrio.
Abbiamo imparato che, al di la di
precarie e temporanee situazioni di relativa pace, dagli Stati di ogni grado e
grandezza non c’è da aspettarsi molto per il futuro della comunità palestinese.
La speranza di una reale
emancipazione è che in un futuro prossimo si rafforzino e si estendano quelle
pratiche di auto-organizzazione sorte, in molti villaggi palestinesi, dalla
solidarietà tra i comitati popolari locali e organizzazioni come gli Anarchici
Contro il Muro, nel cui interno militano israeliani antisionisti e internazionalisti
provenienti da molte parti del mondo. Pratiche di lotta fatte essenzialmente di
resistenza all’arrogante espansione sionista che hanno portato molti villaggi a
scegliere un’altra strada rispetto al militarismo fondamentalista di Hamas.
Noi come anarchici e libertari di
classe continueremo a denunciare il colonialismo sionista, così come denunciamo
tutti gli imperialismi ed i fondamentalismi oppressori della libertà e della
dignità dei popoli, e continueremo ad appoggiare le lotte e gli atti di
solidarietà nei confronti del popolo palestinese, sostenendo tutte quelle
manifestazioni in embrione di auto-determinazione che hanno e che stanno
caratterizzando la lotta di interi villaggi della Palestina, convinti che sarà
solo liberandosi dalla malefica influenza di qualsiasi oligarchia statale o
parastatale che i lavoratori e le lavoratrici potranno conquistare terreno
verso una vita più dignitosa.
Ma ora, subito, la fine dei
bombardamenti e la fine dell’embargo. Apriamo Gaza, la più grande prigione del
mondo a cielo aperto.
20 Novembre 2012
Segreteria Nazionale della Federazione dei Comunisti
Anarchici
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