di Giorgio Cremaschi
Il simpatico spettacolo televisivo delle primarie del centro sinistra, giustamente ospitato negli studi dove si sfidano i cantanti di X Factor, ci consegna tutta l'insostenibile leggerezza della politica italiana di fronte alla crisi.
Mentre la condizione sociale del paese sprofonda e non uno solo dei fattori economici segna al positivo, non una sola delle scelte di fondo che ci stanno governando viene sottoposta al giudizio degli elettori. E' giusta l'auterità e se no quali sono le alternative? Cosa si fa in Europa, come ci comportiamo con la Grecia, continuiamo ad essere complici dell'infamia sociale e civile verso un intero popolo o rompiamo con chi la sta producendo?
Mi fermo qui perché di fronte allo spettacolino del centro sinistra -invidiato dalla destra che ora dice lo faremo anche noi- di fronte a tutto questo la cosa più sciocca è stupirsi. Nella carta di intenti sottoscritta da tutti i candidati del centro sinistra, in mezzo a tanti fumosi buoni propositi un impegno è chiaro senza equivoci. Il centrosinistra è impegnato a sostenere tutti i patti di austerità europea , tutti i trattati, tutti gli impegni assunti da Monti, a partire dal fiscal compact. La vera agenda Monti è già sottoscritta, il resto è solo spettacolo televisivo.
Allora il punto vero è solo questo: cosa facciamo noi?
Noi che siamo scesi in piazza il 27 ottobre. Noi che scioperiamo e manifestiamo insieme a tanti popoli d'Europa contro l'austerità. Noi che non ne possiamo più di pagare i costi materiali della crisi e anche quello morale dovuto all''ipocrisia di chi governa. Noi che facciamo?
Ci facciamo ancora rappresentare dalla compagnia di X Factor? E se questa volta vogliamo non farci fregare dalla narrazione del centro sinistra, dopo vent'anni di narrazione berlusconiana, per quale alternativa lavoriamo?
La sola vera forza dell'inconsistenza del centrosinistra sta proprio nella nostra incapacità di costruire l'alternativa.
Portiamo in piazza una marea di persone e il giorno dopo riprendiamo come prima, con tutti i nostri gruppi e organizzazioni, quasi ci fossimo incontrati per caso e con qualche fastidio.
Dall'inizio del secolo in Italia si susseguono grandi movimenti, lotte generose e mobilitazioni , ma la rappresentanza istituzionale è sempre quella, altro che rottamazione. Sì c' è il movimento 5 stelle, ma sappiamo tutti che non rappresenta la nostra lotta, il nostro punto di vista. Noi non riusciamo a consolidare nulla e la compagnia di X Factor, più o meno allargata a seconda delle circostanze, alla fine è sempre l'unica in campo.
Che facciamo allora, ci occupiamo solo dei nostri spazi? Per scelta o per costrizione restiamo extra parlamentari, extraconfederali, extra insomma? Possiamo cominciare a dire che se le cose vanno così male in Italia, ne abbiamo responsabilità anche noi?
I militanti e i dirigenti dei sindacati di base e del dissenso confederale, quelli dei partiti a sinistra del centro sinistra, quelli delle organizzazioni sociali e civili che rifiutano tutto o parti rilevanti di questo sistema, pensano davvero di proseguire così e di sopravvivere, ognuno a casa sua, alla devastazione della crisi e all'assimilazione del potere che la governa?
C'è bisogno oggi di una vera grande rottura, ma o la produrremo assieme o non ci sarà.
Se l'alternativa di cui misuriamo ogni giorno la grande domanda e l'immenso bisogno, se questa alternativa non nasce, non è a questo punto colpa nostra? Vorrei delle risposte.
[www.rete28aprile.it]
„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
Nessun commento:
Posta un commento