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martedì 24 luglio 2012

La marcia in difesa del Mis - Belluno - un bilancio

Un migliaio di persone. Tante sono le persone che hanno partecipato ieri alla
manifestazione in Valle del Mis promossa dal Comitato Bellunese Acqua Bene
Comune e il Comitato Operatori Economici dell’alta Valle del Mis.
Una marcia in un luogo simbolo, in una splendida valle Patrimonio Mondiale
dell’Umanità, dove la ditta bresciana Valsabbia S.p.a. sta costruendo una
centrale idroelettrica all’interno del Parco Naturale delle Dolomomiti
Bellunesi.

Un vero e proprio scempio, perpetuato su terreni di uso civico, ovvero terreni
di proprietà dei frazionisti di Tiser, piccola frazione del Comune di Gosaldo.
Terreni che sono stati acquistati illegittimamente dalla ditta bresciana che ha
incredibilmente ottenuto il nulla osta di inizio lavori dal precedente
consiglio di amministrazione del Parco. Per questo motivo, più volte i
manifestanti hanno ieri sollecitato il nuovo consiglio direttivo e il nuovo
presidente del Parco, Fiori, a prendere ufficialmente una posizione contraria
alla realizzazione della centrale. Ricordando come tutte le persone che ieri
hanno partecipato alla marcia, siano state tra coloro che in questi anni hanno
sostenuto e amato l’ente. Un ente che trova la sua ragion d’essere proprio
nella tutela e nella promozione del paesaggio dolomitico.

Proprio quelle stesse Dolomiti che oggi stanno subendo l’ennesima offensiva da
parte di numerose ditte private e pubbliche che all’oggi hanno richiesto oltre
150 nuove concessioni idroelettriche. In un bacino idrografico, quello della
Piave, che vanta il pessimo primato di essere il più artificializzato d’Europa
con il suo 90 per cento di acque già utilizzate per scopi irrigui e
idroelettrici. Oltre 200 chilometri di tubature hanno praticamente prosciugato
interi corsi d’acqua, eppure nuovi e vecchi predatori dell’acqua continuano a
farsi avanti in cambio di misere ricadute economiche per il territorio, che
viene continuamente espropriato della propria autonomia decisionale, su dei
beni come quelli dei fiumi e dei laghi, decisivi per il rilancio turistico
della provincia Bellunese.

Ma le numerose adesioni alla marcia e la grande partecipazione di ieri
dimostrano come su questo tema si sia creata un importante coalizione sociale a
dimostrazione che un primo obiettivo è stato raggiunto come hanno ricordato gli
organizzatori, ovvero che la battaglia culturale in difesa dei corsi d’acqua è
stata vinta. Una battaglia che ha saputo andare oltre i confini territoriali
della provincia bellunese come dimostrano i tanti cittadini e le tante
cittadine che da tutto il Veneto sono giunte in Valle ieri. Un primo importante
risultato, dopo anni nei quali il comitato è stato accusato di sostenere
“posizioni ideologiche” sulla questione, soprattutto da una certa politica
bellunese sempre in prima fila nella promozione della “svendita” del territorio
bellunese.

Ovviamente non basta. Ora va posta la parola fine al saccheggio in atto, con
una moratoria alle nuove concessioni. Proprio in questo periodo sono iniziati i
lavori in Regione Veneto per disciplinare la materia, fino a questo momento
totalmente deregolamentata, in balia di quel meccanismo di valutazione “caso
per caso” che ha prodotto un vero e proprio far west ovviamente sempre in
favore delle imprese richiedenti delle concessioni e in barba alle normative
europee, come dimostrano le decine e decine di richieste di nuove concessioni
idroelettriche in zona d’interesse comunitario e di alto valore naturalistico.

Ma la marcia di ieri dimostra di come il vento stia cambiando. Di questo va
dato merito al Comitato dell’acqua, alla determinazione di una comunità che si
è andata a creare attorno alla difesa e alla conquista dei beni comuni. Una
determinazione che come si è potuto vedere ieri, non si ferma davanti alle
recinzioni di un cantiere. Le tante persone che ieri hanno deciso
consapevolmente di entrare nel cantiere in Valle del Mis ne sono la
dimostrazione. Quei fiori e quegli alberi che i manifestanti hanno piantato in
risposta alla violenza delle ruspe della Valsabbia, sono il simbolo di un amore
incondizionato per un territorio unico al mondo.

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