Com'era prevedibile, un'ondata di arresti negli ambienti anarchici
genovesi e non solo ha fatto seguito all'attentato contro Adinolfi.
Non sappiamo se sia l'ennesima montatura poliziesca o meno, non
conosciamo gli arrestati, le loro vite, il loro impegno politico.
Osserviamo che lo Stato non ha bisogno di pretesti per scatenare la
repressione. Basta una manifestazione pacifica di operai come, ad
esempio, quella di Basiano, per farla dispiegare in tutta la sua
brutalità. Però i pretesti, a volte, giungono come “aiutini” insperati
al fine di recuperare in popolarità dopo o mentre si massacrano
impunemente nelle piazze lavoratori e cittadini che si oppongono,
pacificamente determinati, alle politiche antipopolari del Governo.
Niente di meglio, quindi, della gambizzazione di un dirigente
industriale per far scattare la caccia all'untore di sempre:
l'anarchico, anello debole dell'opposizione sociale; e per invertire,
nello scontro di classe, i ruoli di vittima e di carnefice.
Noi pensiamo che sia oggi più che mai necessario lavorare per unire
tutte le esperienze di lotta nella società, da quelle per il lavoro a
quelle per l'ambiente. Farle crescere, farle diventare di massa e dar
loro una prospettiva. Noi pensiamo che in questo Paese, caratterizzato
da un ceto politico istituzionale immarcescibile, da un “nuovo”
populismo che avanza, da un Capitale sempre più aggressivo, da un
Governo espressione diretta della finanza internazionale, sia
necessario ritessere la tela della lotta di classe ed addirittura,
prima ancora, fare in modo che la classe riconosca nuovamente se
stessa. Questo è un lavoro che richiede tempo, pazienza e
disponibilità ad aspettarsi l'un l'altro. Per andare avanti tutti
insieme.
Si tratta di un cammino lungo e tutto in salita ed ogni vero
rivoluzionario lo sa. Non ci sono scorciatoie. Su questo vorremmo
riflettessero quei compagni che, in buona fede, pensano di poter
accelerare i tempi, bruciare le tappe o semplicemente dar sfogo alla
propria rabbia con fughe in avanti, azioni dimostrative o peggio,
ingaggiando una battaglia privata contro lo Stato ed il Capitale. Noi
riteniamo che le loro energie potrebbero essere, con maggior profitto,
impiegate nella costruzione dell'opposizione sociale di massa,
piuttosto che essere prematuramente disperse nelle patrie galere.
Nel condannare ogni operazione poliziesca che colpisca nel mucchio
alla ricerca del capro espiatorio anarchico di turno, noi comunisti
anarchici genovesi riconfermiamo la nostra distanza dalle pratiche
avventuriste di chi si arroga il diritto d'agire in nome e per conto
delle masse sfruttate e ribadiamo il rifiuto della violenza come
metodo di lotta politica.
Genova, 15 giugno 2012
Federazione dei Comunisti Anarchici
Sez. N. Malara Genova
„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
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