„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
per giulio
martedì 26 novembre 2013
Genova: lotte nei trasporti
Siglato l’accordo
Spetterà ai lavoratori dell’azienda trasporti trarre le conclusioni da un accordo con luci e ombre.
Per quel che ci riguarda abbiamo sostenuto la loro battaglia, ci interessa qui fare una riflessione e fissare alcuni punti.
La lotta è stata contro i licenziamenti, contro il peggioramento delle condizioni di lavoro, contro la riduzione del salario attraverso l’eliminazione dei contratti sia aziendali che nazionali, contro la perdita delle parti normative,delle tutele e dei diritti.
Questo significa per la classe l’azione del capitale di privatizzare, esternalizzare le aziende in capo al “pubblico”, poi le ovvie ricadute sul servizio e i cittadini.
Una lotta difensiva sottolineiamo, ma su questo punto occorre chiarire: non esiste una separazione per cui le lotte si dividono in difensive e d’attacco. Oggi occorrerebbero queste ultime, ma il legame risulta connesso in quanto non esiste lo spartiacque; battaglie e lotte di natura differente si intersecano.
Per primo i lavoratori hanno preteso che l’azienda rimanga pubblica; secondo che debba essere ricapitalizzata con soldi pubblici che si devono trovare, l’esatto contrario di quello che il capitale sta imponendo. L'esatto contrario di quanto sindaci, governatori, ministri e compagnia cantante vanno a garantire con gli accordi di svendita e distruzione del pubblico a favore dei profitti privati.
Non a caso la lotta ha impedito al consiglio comunale di funzionare. Il comportamento del sindaco e compagnia è solo cronaca e non ci interessa.
Non è certo la scala locale, un sindaco più o meno amico, che con il patto di stabilità può spostare l'ago della bilancia.
Ma perché Genova?
Perché la realtà genovese, sul terreno sociale generale e nello specifico di quei lavoratori, è comune alla quasi totalità dell’area economica di riferimento.
Genova è una di quelle realtà - ormai sono pochissime nel centro-nord - dove la rappresentanza dei lavoratori non è stata distrutta; sconta, sì, diverse riduzioni e problemi, ma nonostante questo ha comunque una continuità.
Quando “partono” lotte con questi contenuti e questa intensità occorre aver chiaro che esiste una rappresentanza che in barba a dirigenti locali e nazionali “farlocchi” si impone: la limitazione del diritto di sciopero nei servizi scompare e si regge per giorni creando attorno alla lotta una forte rete di solidarietà che non è mancata.
Un momento di lotta di classe capace di dialogare e costruire movimento, nella speranza che questo passaggio si sedimenti sul terreno della rappresentanza sindacale e sociale. Genova dimostra che si può contrastare l’indirizzo e l’azione del capitale dal basso. Con i lavoratori di Genova oggi possiamo dire che siamo meno deboli sul terreno dello scontro capitale-lavoro.
Commissione Sindacale
Federazione dei Comunisti Anarchici
23 novembre 2013
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