A Pomigliano l'ultimatum della Fiat è fallito: costringere a barattare il
diritto al salario con la rinuncia ai propri diritti, costringere con un
referendum organizzato dalla azienda ad avallare l'imposizione delle
regole, anzi dimostrarsi felici e contenti con un responso
plebiscitario(superare l'80% di adesioni del si).
No! Tantissimi hanno votato, molti hanno segnato il si sulla scheda per il
bisogno di un reddito nonostante le condizioni capestro.
Tanti dicevano che la Fiat aveva ragione, Ministri, Industriali, Partiti,
Sindacati, giornali e tv, bisognava accettare, era giusto.
L'impresa ha sempre ragione, le sue regole debbono essere valide e
legittime: basta con il diritto di sciopero, basta con le malattie, meno
pause,più ritmi, più straordinari, finiamola con contratti e leggi troppo
garantiste,torniamo agli anni 50.
Insomma facciamo come in Cina, così attraiamo investimenti industriali, gli
diamo in finanziaria anche la possibilità di scegliere il regime fiscale
estero più favorevole.
Solo che in Cina iniziano a scioperare e ottengono gli aumenti.
E a Pomigliano la solitudine della Fiom e dello SlaiCobas non è risultata
così marginale e di pochi esagitati estremisti; infatti il risultato
plebiscitario non c'è stato, il 36% ha rifiutato di sottostare
all'imposizione della Fiat con un no deciso e senza tentennamenti.
La forza-lavoro si può vendere per necessità, ma non svendere al comando
capitalistico.
Nonostante i ripiegamenti,le sconfitte,i tentennamenti,l'isolamento,l'
ORGOGLIO operaio resiste. E anche la solidarietà dei lavoratori da
Mirafiori,a Melfi, alla Piaggio, persino in Polonia,si manifesta con
scioperi.
Il no di Pomigliano può essere l'annuncio che non si possono più cedere
diritti e regole all'impresa e che è il momento di iniziative, lotte e
progetti per riannodare l'unità e la solidarietà di classe .
Affinchè lo sciopero generale del 25 sia un momento di ripresa di un
ciclo di lotte che faccia pagare la crisi a chi non paga mai.
Commissione Sindacale FdCA
Reggio Emilia, 23 giugno 2010
„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
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