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per giulio

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mercoledì 13 gennaio 2010

Dalle lupare al cappuccio bianco: il KKK di cosa nostra.

"La schiavitù non fu il frutto né dell’”inferiorità” dei neri, né
della perversità dei bianchi. Ha fiorito fino a quando dava profitto.
Il pregiudizio razziale fu creato e fatto crescere per giustificare,
in ogni caso, lo sfruttamento della manodopera di colore."
-Daniel Guerin-

Quanto successo a Rosarno è sicuramente un pugno nello stomaco per
quanti/e credono e si battono per un mondo diverso, in cui le contrapposizioni
di razza, di lingua e religione siano solo un brutto ricordo, per quanti/e
vedono nell'unità dei lavoratori e delle lavoratrici, di qualsiasi provenienza,
l'unica forza in grado di costruire una società più giusta, di liberi/e ed
eguali.
Le violenze dello stato e dei nuovi Ku Klux Klan calabresi armati di
fucili e bastoni di ferro, in odor di 'ndrangheta agricola nei
confronti della comunità di immigrati ci fanno purtroppo venire in mente i
racconti dello zio Tom di altri tempi.
Schiavi e schiave senza nessun diritto,
uccisi dal lavoro e dalla clandestinità imposta da uno stato stupratore e
mafioso che ha tutti gli interessi per tenere nel buio migliaia di persone in
disumane condizioni di vita, ammassati in fabbriche abbandonate e in edifici
senza elettricità e in alcuni casi senza acqua per poterli sfruttare nel più
grande silenzioso omertoso. Uomini e donne con la stessa pelle di coloro che in
America piantavano e raccoglievano cotone, trattati come animali da lavoro e
bastonati dalla polizia e dal razzismo della gente incarognita dall'
influenza di una sottocultura che propina alle masse ignoranza e
litigiosità per chiudere gli occhi sui reali problemi del paese, e
usata e manovrata da chi comanda per creare disordine sociale quando
necessario.
Quello che succede in calabria è la stessa cosa, non illudiamoci, che
avviene in puglia, che avviene in campania, che avviene in tutto il
sud, e non solo, dove la legge è usata dall'illegalità per tenere
uomini e donne legati alle catene dello sfruttamento più bestiale.
La schiavitù dei lavoratori e delle lavoratrici clandestini in terra
di 'ndrangheta, di mafia, di camorra, di grandi proprietari conviene a
tutti: ai padroni mafiosi delle piantagioni di agrumi e pomodori, che
hanno manodopera gratis o quasi che non si può neanche
sindacalizzare e deve stare alle regole di aguzzini, al governo che
attraverso le immagini che fa vedere in tv si permette di fare leggi
insulse e razziste come quella del 30% di numero di stranieri nelle
scuole che per caso è stata fatta passare nelle giornate della rivolta
dei neri.
La rivolta degli schiavi è la rivolta di tutti, perché va contro il
razzismo di stato, contro lo sfruttamento della mafia e per una
dignità che spetta a tutti e tutte. E’ una rivolta che porta dentro
di sé il coraggio e la disperazione di chi non ha più nulla da perdere
e di chi, a differenza di molti italiani, non ha paura della mafia
perché non fa parte della sua cultura.
Che a chi lavora in nero siano concessi immediatamente cittadinanza,
diritti e casa, che i terreni dove lavorano gli schiavi di oggi siano
coltivati da cooperative di lavoratori, stranieri e italiani non
importa, che alle merci sia restituito il suo valore in lavoro: questo
è necessario perchè uomini e donne non siano più venduti e comprati,
perchè il lavoro dia vita e diritti e non lotta tra sfruttati, perchè
si possa ricominciare a comprare al mercato pomodori o arance che non
grondano sangue, perchè si arresti questo degrado indecente in cui la
classe dominante, quella eletta e quella nascosta, ha fatto
precipitare questo povero paese dove viviamo. Nel frattempo,
disobbedienza civile alle leggi razziste e liberticida che ci
circondano: che chi è riuscito a scappare dalle retate sia aiutato a
vivere, e a vivere libero.

Federazione dei Comunisti Anarchici
www.fdca.it

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