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per giulio

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lunedì 4 aprile 2016

Qui sème la misère, récolte colère.

Quando uno storico dovrà periodizzare l’evento con il quale Parigi e la Francia sono usciti simbolicamente dal terrore del 13 novembre e dalle leggi speciali che scadevano il 29 febbraio, avrà come data quella del 9 marzo, quando i lavoratori, il mondo del precariato e gli studenti sono scesi in piazza contro la riforma del lavoro del ministro Myriam El Khomri.
Una manifestazione fortemente partecipata, voluta dalla CGT e da Force Ouvrière per i settori pubblici e privati, e a cui si sono uniti gli scioperi del settore dei trasporti con i lavoratori SNCF, ferrovieri, e RATP, autoferrotranvieri delle metro e degli autobus.
In un clima di festa il mondo del lavoro ha cacciato le paure e si è ripreso uno spazio pubblico e politico che negli ultimi mesi girava tutto intorno alla guerra e all’avanzata nera del Front National.
I contenuti della protesta si articolano sui tre punti più controversi della riforma del mercato del lavoro: facilità di licenziamento per l’imprenditore, abolizione delle 35 ore (in Francia ogni ora superiore alle 35 ore è conteggiata come straordinario), lavoro notturno. La riforma ridisegna inoltre tutta l’organizzazione del lavoro in modo particolare sui riposi (tema caldissimo per il settore degli autoferrotranviari che infatti ha unito il suo sciopero a quello della manifestazione), i tempi di lavoro, le negoziazioni salariali, i congedi parentali, la medicina del lavoro.
Nel settore privato l’attuale codice del lavoro permette il passaggio a 60 ore settimanali massime legate a picchi particolari della produzione o a casi eccezionali, ma questa durata settimanale non può eccedere 44 ore su un periodo di 12 settimane. La nuova riforme propone di dimezzare questa finestra di 12 settimane portandola a soltanto 6, e delegando tutto il potere di decisione sulla definizione dei “casi straordinari” all’imprenditore.
Il lavoro notturno, che attualmente è considerato quello compreso dalle 21 alle 6 di mattina, sarebbe limitato a soltanto 6 ore, e il periodo di riferimento per calcolare sarebbe ridotto alla stessa maniera del tempo di lavoro settimanale da 12 settimane a 6.
In caso di licenziamento non giustificato, il nuovo codice sopprime il minimo di sei mesi di salario come indennità.
Contro questi provvedimento si stanno saldando varie componenti del mondo del lavoro.
Se la manifestazione di Parigi è stata quella più simbolicamente importante, ci sono state altre 150 manifestazioni nei centri minori della Francia. A Lione ci sono stati scontri tra dimostranti e polizia.
in ogni corteo gli studenti si sono uniti al corteo dei lavoratori. (Parigi 300 mila, Lione 7000 manifestanti, Lille 6000, Rennes, 8000, Bordeaux 10000, Toulouse 10000, Limoges 3000, Masiglia 5000, Havre 3000, Rouen 5000)
Una petizione nata in sordina e intitolata “Loi Travail: non merci!”, ha raggiunto 1 milione di sottoscrizioni in neanche un mese.
E c’è già il prossimo appuntamento per la manifestazione del 17 marzo, che promette di far vacillare il già fragile governo di Manuel Vals.
Parigi
 
Luca Papini
Direttivo esteri FLC CGIL

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