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martedì 10 novembre 2015

Le politiche attive del lavoro e il business della disoccupazione. La Garanzia Giovani.

(Tratto dall'utile http://www.indipendenti.eu)
 
Da Garanzia Giovani al Contratto di ricollocazione dove finiscono le risorse pubbliche?
A un mese di distanza dalla pubblicazione dell’articolo i “Conti impossibili e niente dati al Ministero: il mistero della Garanzia Giovani” a cura di Marta Fana, abbiamo ritenuto utile produrre, a partire da quei dati e con piccole integrazioni, delle infografiche che rendessero subito visibili alcune importanti lacune.
I nuovi report del Ministero del Lavoro, infatti, continuano ad omettere i dati necessari a tradurre l’andamento effettivo del piano europeo contro la disoccupazione giovanile, Garanzia Giovani, “sviste” che inducono a riflettere sui nuovi modelli di governance, le politiche di welfare to work. Ricordiamo a titolo informativo che dei 6 miliardi di euro stanziati dalla Commissione europea, 1.5 sono andati all’Italia e diversi approfondimenti giornalistici e reportage televisivi ( uno tra i più completi è quello di Valentina Petrini di Piazza Pulita) hanno messo in evidenza una domanda centrale: “Garanzia Giovani dove è finito il miliardo e mezzo stanziato dall’Europa ?”.
L’impossibilità di tracciare dati sulle attività svolte dagli enti accreditati e la mancanza di trasparenza non ci stupisce, già nei mesi precedenti avevamo denunciato l’ennesima speculazione ai danni dei giovani neet rappresentata dalla Garanzia Giovani, definendola un “business sulla disoccupazione giovanile”, la riproposizione di un meccanismo perverso che applicato alle emergenze sociali, dall’emergenza abitativa ai servizi dedicati all’accoglienza e alla formazione, le trasforma in fabbriche di soldi a totale beneficio dei privati.
In Garanzia Giovani l’accompagnamento al lavoro è strutturato attraverso la sottoscrizione di un contratto di collocazione e ricollocazione con enti privati accreditati che incassano le risorse pubbliche. Nello specifico ad esempio della Regione Lazio, tra gli enti accreditati che hanno ricevuto maggiori fondi ci sono agenzie per il lavoro, multinazionali come l’americana Manpower spa e GI Group spa. Non è un caso, infatti, che per presentare i risultati del piano italiano di Garanzia Giovani il 27 marzo 2015 il ministro del Lavoro Giuliano Poletti con Marianne Thyssen, commissario Europeo per l’Occupazione, e Lucia Valente, assessore al Lavoro Regione Lazio, siano andati in visita alla sede ManpowerGroup di Roma.
Ma quanti disoccupati e neet sono riusciti a collocare questi enti? Vista le retorica costante del merito e della produttività perché il Ministero del Lavoro non pubblica i dati sulla performance delle APL e degli enti accreditati? Qual è il loro ranking nelle attività di ricollocazione in Garanzia Giovani? Con quali contratti di lavoro ed in quali settori? Le offerte di lavoro sono state “congrue” con le competenze professionali e i livelli di istruzione dei beneficiari del programma? Quante risorse sono andate all’attività di intermediazione? Ed ancora, le aziende che hanno usufruito del bonus occupazionale legato alle assunzioni dei giovani, rinnoveranno i contratti? Le aziende che hanno utilizzato gratuitamente i tirocinanti hanno assunto dopo la work experience durata da un minimo di 3 al massimo di 6 mesi?
La medesima impostazione del piano Garanzia Giovani verrà sperimentata nell’Avviso pubblico della Regione Lazio “Contratto di ricollocazione” , in cui a solo 2 mila beneficiari disoccupati over 30 sarà garantito un percorso di accompagnamento al lavoro attraverso soggetti privati accreditati. Che fine faranno i 4.700.000 del Programma Operativo del Fondo Sociale Europeo – Regione Lazio 2014/2020 impegnati e con quale ricollocazione effettiva per i disoccupati?
E dunque oggi, tra promesse tradite e migliaia di beneficiari che da mesi attendono di essere retribuiti – come testimonia questa petizione  – si riconferma il carattere propagandistico dei dati su Garanzia Giovani. Stessa metodologia comunicativa è applicata nella propaganda quotidiana sui dati del Jobs Act che oltre a sancire il “pieno impiego precario” attraverso gli sgravi alle imprese stanno creando una nuova bolla occupazionale, che si sgonfierà una volta che le iniezioni tossiche diminuiranno o finiranno.
Nella nuova fase politica in cui il Governo di Renzi assurge a macchina del consenso capace di “asfaltare diritti” utilizzando qualsiasi mezzo necessario, come un Principe senza tempo alla corte della dittatura finanziaria, il lavoro gratuito diventa elemento strutturale (come dimostrato dal modello Expo non solo) in un’economia politica della promessa del salario che non arriverà mai o se arriva è sotto forma di voucher che fanno registrare i più grandi incrementi nell’ultimo anno.
E se appare sempre più evidente come il lavoro si strutturi come dispositivo di assoggettamento delle nostre vite, ci risulta altrettanto chiaro che le risorse investite nella Garanzia Giovani e negli avvisi pubblici regionali attivati con le risorse della programmazione europea 2014-2020, invece dovrebbero essere destinate, insieme a molte altre ugualmente sperperate, a efficaci percorsi contro la disoccupazione uniti ad una proposta di reddito di base capace, realmente, di sganciarci dal ricatto della precarietà e di garantirci un futuro.
 

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