In 7 giorni il mondo della scuola mette alla prova se stesso nella resistenza e nell'opposizione alla disastrosa "riforma epocale", che dopo aver devastato la scuola primaria e media nei due anni scorsi, si accinge a fare scempio della scuola superiore quest'anno con 41.200 posti in meno, che si aggiungono ai 57.000 dello scorso anno.
Licenziamenti di decine di migliaia di precari, dequalificazione della didattica causata dalla flessibilità a cui sono costretti i docenti in esubero, aumento del numero degli alunni per classe e taglio delle ore di cattedre e indirizzi, tagli dei fondi alle scuole per il funzionamento e per la didattica: questo è lo scenario di macerie provocate dall'incessante opera distruttiva della scuola pubblica messa in atto dal governo Berlusconi/Tremonti.
Non si tratta di una particolare cattiveria politica della Gelmini contro una scuola che lei pensa essere figlia del '68, né della avarizia amministrativa di Tremonti o delle burocrazie ministeriali; niente di tutto ciò.
Questo scempio è dovuto all'applicazione tutta italica delle politiche di bilancio varate dall'Unione Europea su indicazione delle agenzie del capitalismo europeo. Il taglio di 8,5 miliardi di euro alla scuola pubblica (mentre i soldi si trovano per le scuole paritarie..., per i bombardieri, per il Ponte, per la TAV...) è la scelta tutta nazionale di recuperare risorse pubbliche dalla spesa pubblica per trasferirle ad impieghi di natura privatistica, siano essi i decreti per pulire i titoli finanziari tossici ancora in circolazione nelle banche, siano essi lo scudo fiscale o il condono di turno, o aiuti indiretti al capitalismo nazionale, più volte richiesti da Confindustria. La distruzione della scuola pubblica sta dentro il più grande disegno di distruzione dei beni pubblici, come in Italia li conosciamo, con tutte le loro contraddizioni, da almeno 50 anni. Al suo posto tanta sussidiarietà, tanti appalti a privati per supplire a beni ed istituzioni pubbliche che cedono il ruolo di servizio universalistico per svolgere quello di agenzie di erogazione di servizi minimi.
Un vero e proprio ritorno ad una società divisa per censo. Non sono più possibili infingimenti.
Bisogna schierarsi contro questo disegno di una scuola ridotta al minimo di finanziamenti e di capacità di erogare formazione, in contro-tendenza rispetto agli altri paesi europei. Bisogna mettersi in gioco nettamente contro questo progetto di distruggere la scuola come presidio laico e pubblico di cultura e di ricchezza sociale pluralista in territori sempre più minacciati da politiche di recinzione etnica e razzista.
Per questo, sosteniamo le due mobilitazioni e gli scioperi indetti per l'8 ottobre e per il 15 ottobre dal sindacalismo di base e quello purtroppo solo orario della CGIL.
Certo, per contrastare le politiche del governo e di CISL-UIL-UGL, sarebbe stato necessario molto probabilmente fare uno sforzo di unità nella data e nelle manifestazioni. Ma in questo caso è necessario mettere in luce il rinnovato protagonismo degli studenti che si mobilitano in gran parte l'8 ottobre ed insieme ad essi i comitati dei precari della scuola e dell'università.
Così come va riconosciuto il ruolo dei tantissimi comitati di genitori e insegnanti che in tante città e province sono molto spesso gli animatori delle iniziative di protesta e di mobilitazione, anticipando ed accompagnando le organizzazioni sindacali.
E' dalla base che può nascere un movimento vertenziale in grado di mettere alle corde i dirigenti scolastici, da quelli regionali a quelli di istituto; chiamare allo scoperto gli amministratori locali, per dare risposte e mettere in atto interventi atti a disinnescare, territorio per territorio, scuola per scuola, questa campagna di impoverimento delle finanze e degli organici, di immiserimento della cultura e della formazione, messa in atto dal capitalismo italiano e dai suoi sodali a Palazzo Chigi.
Per la difesa e la ricchezza della scuola pubblica!
Per il diritto allo studio!
Per la laicità e l'intercultura!
Commissione SindacaleFederazione dei Comunisti Anarchici
„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
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