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sabato 2 gennaio 2016

La Poesia non muore .. ASHRAF FAYAD

Cari compagni e compagne,
ricevo la notizia di un altro attentato alla libertà di coscienza da parte del fanatismo religioso. In questo caso il fanatismo è islamico, ma non mancano esempi recenti di fanatismo cattolico, ebraico, protestante e addirittura di culti tribali africani (che essendo più vicini alla natura dovrebbero anche avere maggiore rispetto per gli esseri umani). Oltre a colpire la libertà di coscienza, qui si colpisce la libertà artistica che è parte importante della libertà di coscienza e a volte (rare volte) la trascende.
Personalmente non vedo utilità a firmare appelli, di qualsiasi natura e per quanto giusti essi siano. Preferisco impegnarmi direttamente per la causa rivoluzionaria, cioè per l'autodifesa della specie a fronte dell'incapacità del capitalismo a farvi fronte. Sono però favorevole ad aiutare la circolazione di questo appello.
Potrei aggiungere che sono membro del World Poetry Movement (Movimiento Poetas del Mundo) da vari anni e che quindi ho una ragione in più per esprimere la mia solidarietà a chi lotta per la salvezza di Ashraf Fayad. Non lo conosco personalmente, ma a lui mi sento vicino per quel tramite meraviglioso e utopico rappresentato dalla poesia.
Domani, a Ostia Antica, durante il Festival della Rocca dei Poeti (affiliato al World Poetry Movement), leggeremo alcune poesie del nostro collega minacciato di morte e qualcuna gli dedicheremo. Non è così che lo salveremo, ma contribuiremo nel piccolo a far circolare il suo messaggio poetico, prolungando così di una goccia la sua esistenza all'interno del grande oceano dell'umanità.
Roberto Massari
 
 
IL POETA E ARTISTA ASHRAF FAYAD CONDANNATO A MORTE IN ARABIA SAUDITA
Dopo quasi due anni di carcere, il poeta e artista palestinese Ashraf Fayad, 35 anni, è stato condannato a morte dall'Arabia Saudita lo scorso martedì 17 novembre.

Stando all'Independent, l'Osservatorio dei Diritti Umani, dopo aver visionato gli atti del processo, riferisce che i capi d'accusa contro Fayad includono il reato di apostasia e quello di abiura della fede musulmana. Tra gli artisti che sono stati recentemente perseguitati dai regimi conservatori, ricordiamo la fumettista iraniana Atena Farghadani e il regista ucraino Oleg Sentsov.
Fayad è membro di Edge of Arabia, un'organizzazione britannica-saudita, che il 16 novembre ha realizzato un'istallazione di due murali alla Nazioni Unite nell'ambito di Our Mother's House, iniziativa artistica portata avanti con Art Jameel in supporto delle donne del sud-ovest dell'Arabia Saudita. I due gruppi sono stati segnalati alla Focus Section 2015 dell'Armoury Show.
«Fayad è stato un importante tramite per l'introduzione dell'arte contemporanea saudita nel Regno Unito e per connettere Tate Modern alla contemporanea scena emergente», ha detto il co-fondatore di Edge of Arabia Stephen Stapleton al Guardian. «Ha curato un'importante esposizione a Jeddah nel 2013 e co-curato un'esposizione alla Biennale di Venezia nello stesso anno».
Fayad è stato arrestato il 1 gennaio del 2014, con l'accusa di aver promosso l'ateismo nella sua raccolta poetica (Instruction Within, «Le istruzioni sono all'interno»), pubblicata nel 2008. Nell'agosto del 2013 era già stato fermato dalla polizia, per poi essere rilasciato il giorno dopo su cauzione. Sui social gli amici hanno affermato che la polizia, non riuscendo a provare il suo ateismo, avrebbe preso a pretesto i suoi capelli lunghi e l'abitudine di fumare in pubblico.
«Mi hanno accusato di ateismo e di diffusione di idee distruttive», ha detto Fayad al Guardian, spiegando come le sue poesie trattassero invece «semplicemente della sua condizione di rifugiato palestinese…. Di questioni filosofiche e culturali. Ma i religiosi estremisti le hanno interpretate come idee distruttive contro Dio».
Inizialmente condannato a quattro anni di prigione e 800 frustate nel 2014, Fayad ha poi subito un nuovo processo. Ora ha trenta giorni a disposizione per fare appello contro la nuova decisione, presa in base alla legge islamica della sharī'ah, su cui il sistema legislativo saudita si fonda.
Stando a quanto riportato, durante il processo un testimone dell'accusa avrebbe accusato Fayad di maledire Dio, Maometto e l'Arabia Saudita. Fayad è convinto che queste affermazioni siano scaturite da una discussione sull'arte contemporanea avuta in un bar con un altro artista.
Stando al Guardian, gli atti del processo riportano che Fayad avrebbe affermato: «Faccio ammenda al cospetto di Dio l'altissimo e mi dichiaro innocente rispetto a quanto compare nel mio libro, menzionato in questo caso».
«Sono rimasto davvero scioccato», ha detto Fayad rispetto al nuovo verdetto, «ma me lo aspettavo, sebbene non abbia fatto nulla per meritarmi la morte».

(5/12/2015)

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