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giovedì 27 agosto 2015

ELETTRODOTTI/Poche chiacchiere l'elettro-mostro va demolito!!

Riceviamo e pubblichiamo LA BANDA DEL RICATTO L'abitudine a farla franca e l'arroganza del potere fanno brutti scherzi a chi li esercita senza ritegno. Ma se il lestofante ha le sue disgustose ragioni, ben più penoso è il comportamento dei suoi complici, specie se sono a carico del pubblico erario. Rabbiosa e persino minacciosa la reazione della TERNA: altro non poteva essere quella di una Società abituata a passare sulla pelle delle popolazioni rurali, pronta ad abusare dei beni comuni e a dettare legge a schiere di politici e servi istituzionali. Lo ha fatto agitando lo spettro del blackout, quando sa perfettamente che se ciò dovesse avvenire, sarà da imputare esclusivamente alla sua ricattatoria volontà. Ebbene, lo ha fatto scientemente con calcolato cinismo per spaventare la gente comune e dare benzina agli incendiari della stampa asservita al potente di turno. Cosicché, anziché inchinarsi davanti ad una sentenza inequivocabile e riflettere sui gravissimi abusi che se ne deducono, la reazione della TERNA pesca nel torbido. Non essendo riuscita ad addomesticare il tribunale amministrativo come hanno potuto fare al TAR del Lazio, oggi si arrampicano sugli specchi e screditano il Consiglio di Stato accampando un illusorio vizio di forma che si dicono certi di impugnare in Cassazione, ben sapendo che non c'è Cassazione che tenga davanti alle sentenze di Palazzo Spada. Abituata a farla da padrona con tutti, nelle sue deliranti affermazioni si è fatta infine scudo del problema occupazionale e delle ripercussioni economiche che ne deriverebbero. Ma dove hanno toccato il fondo è stato nel momento in cui hanno tirato in ballo “12 anni tra concertazione, autorizzazioni e cantieri...” : ben sapendo di aver fatto carne di porco della democrazia partecipata. Ogni persona seria, con un briciolo di onestà intellettuale e un minimo di cultura della legalità avrebbe accolto la sentenza del Consiglio di Stato con un senso di gratitudine e di liberazione. Non così è stato per la Televisione di Stato e per qualche altro disgustoso organo di “disinformazione” che ha rilanciato il ricatto, tale e quale è stato divulgato dalla TERNA: con una sudditanza che non ha nulla a che vedere con il dovere di cronaca e senza porsi minimamente il dubbio di aver dilatato un allarme sociale di inaudita gravità. Inaudita altera parte e senza il benchè minimo distinguo a dimostrazione di essere parte e complice... per giunta con il denaro del contribuente. Da subito si è levata la canizza dei complici che hanno lasciato impronte indelebili lungo un percorso costellato di nefandezze, omertà e ignobili silenzi. C'è poco da illudersi: per loro è arrivato il momento di fare quadrato, di latrare frasi sconnesse che alludono allo sviluppo, al futuro e non certo allo Stato di diritto. E' arrivato il momento del boia chi molla! Perché affermandosi la verità e il diritto, potrebbe crollare il palco della assuefazione costruito in anni di cocenti delusioni, di politici venduti, di un associazionismo paramafioso che ha portato la popolazione verso una arrendevole sfiducia nei confronti di tutto: delle istituzioni e soprattutto nei confronti della giustizia e dei propri diritti. Ridare fiducia e dignità alla gente vorrebbe dire sottrarla a quella sindrome di Stoccolma che la fa stare dalla parte dei delinquenti o, se vogliamo da quella analoga sindrome del cornuto che si preoccupa di non tornare a casa prima che se ne vada l'amante della consorte. Tutti hanno constatato lo scempio subito dal paesaggio invaso dai mostruosi piloni e anche coloro i quali si riempiono la bocca di economia verde, di valori aggiunti e vanno all'EXPO a nascondere la loro perfidia dietro gli slogan della sostenibilità e delle eccellenze, oggi avrebbero avuto la possibilità di ravvedersi e di capitalizzare una sentenza che riafferma la legalità e con essa le qualità di un territorio che può essere fonte di ricchezza morale ed economica. Invece, messo in dubbio il sistema e le rendite di posizione, latrano i caporioni e per induzione latrano anche i servi che non vogliono dispiacere ai padroni e che sotto sotto non vogliono ammettere di essere stati i fautori della loro sudditanza. Tralasciamo le considerazioni e gli slogan da bar sport dell'imberbe presidente degli industriali, cui non possiamo certo addebitare quella vistosa e giovanile inesperienza sufficiente ad attirare l'interesse del Veneto Messaggero. Dagli industriali ci saremmo attesi ben altri livelli e un atteggiamento consono al loro ruolo e alla gravità del momento. Ma a dir poco scandaloso è stato il latrare dei sindacalisti, spinti sulle barricate dalla TERNA stessa con il presupposto della perdita occupazionale che la sentenza comporterebbe. Ebbene, non li abbiamo mai visti contestare un'impresa che sapendo a priori della sentenza avversa ha giocato il tutto per tutto per accelerare i lavori, senza la benché minima logica funzionale se non quella di creare il fatto compiuto per poter irridere la legge e farsi scudo dei servi sciocchi. Eppure non li abbiamo visti nei cantieri a prendere atto che le maestranze erano per la stragrande maggioranza forestieri e forse non tutti in regola, molti i peruani... Si sarebbero accorti delle disumane e pericolosissime condizioni di lavoro cui erano sottoposte per fare presto, convinte che la sentenza avversa dovesse arrivare a inizio settembre grazie ad una non casuale negligenza della cancelleria del Consiglio di Stato. Altrimenti, vedendoli lavorare a sessanta metri d'altezza come quel povero Cristo morto precipitando dal Pilone della TERNA in Abbruzzo, avrebbero dovuto rivolgersi all'Ispettorato del lavoro, come abbiamo fatto noi soli. Andando per i cantieri, si sarebbero anche accorti di essere inseguiti da un tale che a scanso di equivoci e di denuncia, ad ogni buon conto teneva in mano una mazzetta pronta all'uso... Noi che abbiamo creduto nella legalità e nella non violenza, noi per la medesima ragione domani li denunceremo per procurato allarme sociale ! Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale www.facebook.com/comitato.friulirurale

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