„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
per giulio
lunedì 24 marzo 2014
Sul XVII Congresso CGIL
Fano, 16 marzo 2014
presso il Centro di Documentazione Franco Salomone
Il 17° congresso CGIL ha subito - con la firma dell'accordo del 10 gennaio 2014, a congresso avviato - una radicale modifica.
La firma posta dalla segreteria a quell'accordo, la sua ratifica da parte del CDN del 17 gennaio si possono definire un colpo di mano (ovvio che come tutti i colpi di mano c'è un elemento di fondo: la slealtà politica) che scombina e supera le pur diverse posizioni congressuali di partenza.
La CGIL entra così a pieno titolo nella dimensione sindacale che accompagna la ristrutturazione in atto del capitale assieme alle altre confederazioni che già anche in modo formale avevano tagliato questo traguardo. La trasformazione quindi da sindacato confederale-generale a sindacato aziendalista-corporativo di mercato.
Il metodo utilizzato mette in evidenza e fa entrare nel congresso 3 punti:
la democrazia nel rapporto con i lavoratori
la democrazia di organizzazione e ruolo dei lavoratori nell'organizzazione
la confederalità.
La lotta politica che si concentra sui contenuti dell'accordo e sulla democrazia, assume livelli di scontro elevati tra chi (FIOM e alcuni territori nonché delegati di altre categorie) resiste a questo passaggio - tra l'altro mai discusso a nessun livello - e la segreteria confederale.
Ne risulta la fine del ruolo della rappresentanza nei luoghi di lavoro come espressione diretta dei lavoratori e quindi il loro diritto ad averla come espressione di autonomia/coalizione.
Per costruire un sindacato aziendalista il referente-controllore degli accordi deve essere esterno: si costruisce quindi una forma organizzata elitaria.
Questo rimanda o meglio ha punti di contatto con la modifica in atto della democrazia liberale.
Tutto questo riporta alla confederalità. La struttura organizzativa della CGIL è sì una piramide, ma molto allargata alla base: infatti combina assieme il livello territoriale, le camere del lavoro, il livello regionale e nazionale. Ne discendono 2 riferimenti: i centri decisionali sono estesi anche a livello territoriale, Comitati Direttivi delle categorie e i Comitati Direttivi delle camere del lavoro, questi ultimi come momento di sintesi e di discussione e quindi di generalizzazione dei contenuti approvati a livello territoriale. In tutte e tre le istanze è presente una alta percentuale di delegati. Senza quindi una partecipazione diretta della rappresentanza dai luoghi di lavoro, il tutto implode, o meglio, viene sostituito da qualcos'altro che cambia la natura dell'organizzazione CGIL.
Lo schema si ripete a livello categoriali, regionale e nazionale.
Il ruolo nazionale del CDN confederale risulta: di sintesi, di generalizzazione dei contenuti e di unificazione/estensione delle lotte. Ovviamente il livello nazionale ha già assunto un ruolo sempre più decisionista e accentratore negli ultimi anni, in netto contrasto con la sua funzione: per questo si parla di crisi della confederalità, sempre negata dalle varie segreterie nazionali che si sono avvicendate negli ultimi 12 anni.
Questo ha trascinato con sé il resto, riducendo il ruolo e la funzione delle categorie stesse: nel caso FIOM tutti i tentativi di normalizzazione hanno questo scopo.
A differenza di confederazioni di sindacati anche esteri, oltre alla CISL, ad esempio AFL-CIO, DGB, TU, ecc., la CGIL risulta una confederazione con varie istanze che non esistono se non hanno la partecipazione a livello territoriale dei lavoratori. L'operazione in atto taglia questo punto, verticalizza e chiude, mentre -data la scomposizione della classe- occorrerebbe il contrario: aprirsi sul territorio e diventare punto di riferimento avviando un processo di riunificazione della classe.
Due elementi emergono: la necessità di assumere anche come sfida l'analisi sulla composizione di classe: l'azione del capitale "riplasma" il corpo di classe. Ci troviamo di fronte ad una complessa articolazione difficile da ridurre a soggetto unitario, né esistono scorciatoie per farlo, siano esse le moltitudini, ideologismi identitari, gerarchie di spezzoni di classe, ecc.
E' per non cadere in questo che parliamo di ricostruzione di una "rappresentanza sociale" che ci permetta di cogliere in contesti sempre variabili le lotte o meglio le pratiche delle lotte.
Il congresso CGIL in corso delinea una risposta del gruppo dirigente alla crisi/declino del sindacato che rinuncia all'autonomia dei lavoratori nel conflitto capitale lavoro. Non crediamo vi siano soluzioni sostitutive: i congressi CGIL sono complessi, per la composizione, l'estensione e i numeri (iscritti) dell'organizzazione. Rimaniamo convinti che una parte della riflessione e della pratica sul futuro del sindacato esca anche da "pezzi" di CGIL, dove siamo presenti.
Consiglio dei Delegati
Federazione dei Comunisti Anarchici
16 marzo 2014
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