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per giulio

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lunedì 22 agosto 2011

lacrime e sangue dei proletari europei

Dal 2010 il fantomatico "spazio sociale" fondativo del patto fondativo
della UE è diventato uno spazio di vero e proprio saccheggio di
redditi, di salari, di diritti, di tutele, di servizi sociali con uno
spostamento gigantesco di risorse e di "ricchezza" dal proletariato
europeo alle caste finanziarie, bancarie e statuali della stessa UE,
con una serie di provvedimenti convergenti per un verso e dissimili
per un altro a seconda degli interessi politici nazionali in gioco,
tutti in nome di un patto di stabilità i cui parametri furono voluti
dal capitale europeo.
Vediamo i "riots" di Stato in Stato contro le nostre sudatissime e
conquistatissime "ricchezze".
La prima è stata la Grecia.
Età pensionabile portata a 65 anni per uomini e donne. Stipendi degli
statali tagliati del 15%. Stop a tredicesime e quattordicesime e
scatti di stipendio bloccati fino al 2014. Rinnovi contrattuali del
settore privato bloccati fino al 2012. Aumento dell'IVA fino al 23% e
delle accise su sigarette, alcol e benzina. La UE interviene con un
"salvataggio" insieme al FMI per salvare gli interessi delle banche
tedesche e francesi sul debito greco.
Nel 2011 ulteriore manovra da 78 mld di euro fino al 2015: "tassa di
solidarietà" con prelievi tra l'1 e il 4% sui redditi più alti (del 5%
per parlamentari e ministri); patrimoniale su auto di grossa
cilindrata, yacht, piscine ed abitazioni di valore superiore ai
200.000 euro. Tassa extra per i lavoratori autonomi fino a 300 euro,
esenzione totale dalle tasse scende a quota 8000 euro annui di
reddito; taglio di altri 150.000 posti nel pubblico impiego. Riduzioni
di spese per la sanità e piano di privatizzazioni per 50 mld di euro
fino al 2015. Liberalizzazioni nel settore dei servizi e riduzione a
592 euro del salario minimo di ingresso per i giovani.
Poi è stata la volta dell'Irlanda.
Nel dicembre del 2010, piano di austerity con tagli per 10 mld di euro
fino al 2014. Tagli alle pensioni, ai salari minimi ed agli assegni
familiari (10 euro in meno per figlio). Stato sociale ridotto di 2,8
mld di euro. Licenziamento di 27.000 dipendenti pubblici, innalzamento
dell'età pensionabile fino a 68 anni nel 2028. Aumentata l'Irpef e
tagliati gli investimenti pubblici; IVA fino al 23% nel 2014.
Dall'altra parte patrimoniale sugli immobili, taglio di 14.000 euro
per il premier e di 10.000 per i parlamentari, aliquota fiscale per le
imprese resta al 12,5%. A salvare l'ex-tigre celtica, intervento
combinato di UE e FMI, preoccupati degli interessi delle banche
tedesche e francesi sul debito irlandese. L'obiettivo? Rispettare uno
dei dogmi della UE. riportare il rapporto deficit/PIL al 3%.
Quella P.... di Portogallo
Nel solo 2010 sono ben 3 le manovre correttive. Obiettivo, anche in
questo caso, portare il deficit pubblico dal 7,3% al 4,6% nel 2014.
Tagli agli stipendi dei lavoratori del pubblico del 5%, aumenti
dell'IVA (al 23%) e dell'IRPEF, congelamento delle pensioni, tagli
alla spesa sociale ed agli investimenti, abbassamento da 30 a 20
giorni annui dell'indennità da pagare ai lavoratori licenziati,
prelievo straordinario pari alla metà della tredicesima su tutti i
redditi superiori al salario minimo.
Dall'altra parte prelievi sulle banche, rinuncia ai diritti speciali
dello Stato nelle società Edp, Galp e Telecom; sospese le grandi opere
come la TAV Madrid-Lisbona; privatizzazioni delle grandi imprese
pubbliche come la compagnia aerea TAP, l'elettrica EDP, l'energetica
REN, 2 reti della TV pubblica.
I vicini spagnoli
UE ed FMI hanno fatto pressioni dando la colpa ai mercati ed il
governo socialista ha varato nel 2010 due manovre da 65 mld di euro
riducendo per la prima volta dopo 20 anni i salari pubblici per il 5%,
bloccando per un anno la rivalutazione delle pensioni, innalzamento
dell'età pensionabile a 67 anni, abolito il sussidio di disoccupazione
da 426 euro al mese ed il contributo di 2500 euro per i nuovi nati,
contenimento della spesa farmaceutica. Taglio del 7,9% della spesa
pubblica nel 2011, con tagli del 16% ai bilanci dei ministeri.
Dall'altra parte taglio del 15% all'assegno dei ministri e del 5% ai
parlamentari; privatizzazione dell'ente aereoporti AENA, della Lottera
di Stato, sgravi fiscali per le pmi; tassazione del 25% applicabile ai
redditi da 120mila a 300mila euro.
Manca la I.... di Italia
Due manovre in un mese per più di 80 mld di euro. Colpiti tutti i
lavoratori dipendenti, i loro redditi, le pensioni, le tredicesime, i
servizi erogati dagli enti locali. Dall'altra parte, un bell'equo
niente.
Ma chi pensava che i piigs fossero solo i paesi mediterranei e quei
discendenti dei fenici che sono gli irlandesi, deve ora ricredersi. I
lavoratori britannici, francesi e tedeschi non sono stati salvati dai
loro illuminati leaders.
UK
Manovra da 83 mld di sterline (95 mld di euro circa) di tagli alla
spesa pubblica e la perdita di 490mila posti di lavoro. Anche qui
incombe Maastricht: rientro al 3% del rapporto deficiti/PIL entro il
2015. E il disavanzo dal 10,1% del PIL all'1,1% entro il 2016!!! Come?
Innalzamento dell'età pensionabile per tutti a 66 anni nel 2016, tagli
ai bilanci dei ministeri (in particolare del 7,1% ai bilanci degli
enti locali, quelli che sostengono il welfare di quartiere) ed al
sistema dell'istruzione. Dall'altra parte tagli alla giustizia, alla
difesa, al corpo diplomatico, alla BBC, tassa sulle banche.
Francia
Deficit nientemeno che al 3% nel 2013 ed al 2% nel 2014. Per
perseguire questi obiettivi, innalzamento dell'età pensionabile
massima a 67 anni, con anzianità massima che sale a 41 anni di
contributi nel 2012. Sono salvi i lavori usuranti ed invalidanti ma
con insaprimento dell certificazione. Taglio del 10% in 34 anni alle
spese d'intervento per il sistema di sussistenza sociale. Dall'altra
parte tagli ai ministeri del 10% per le spese di rappresentanza,
missioni e collaborazioni, tassa sulle banche, ridotta l'imposta
patrimoniale sui grandi redditi (la soglia sale a 1,3 mln di euro di
imponibile).
E infine la ansimante locomotiva Germania
Passata inosservata per il clamore suscitato dalla situazione di
Grecia, Irlanda e Portogallo, la Germania già nel giugno 2010 aveva
approvato una manovra da 86 mld di euro per il triennio 2011-2014.
Taglio al welfare per oltre 30 mld di euro, ridotti gli stipendi dei
dipendenti pubblici e taglio di 15.000 posti di lavoro. Dall'altra
parte tagli alla difesa e tasse sul nucleare e sulle transazioni
finanziarie. Più investimenti su scuola e ricerca.
Ora l'ultimo dato trimestrale (aprile/giugno) il PIL tedesco segna
solo il +0,1%, in buona compagnia appena sopra lo zero con Italia
(+0,3%), Spagna (+0,2%), globale UE (+0,2%).
Il saccheggio delle risorse sociali e del redditi dei lavoratori non
creano "crescita", ma solo impoverimento ed ulteriore indebitamento
diffuso che provocano un depressione sociale profonda ed
apparentemente senza speranze.
Tutte le organizzazioni sindacali, sociali e politiche europee che si
battono dal basso ed in modo antiautoritario per la difesa degli
interessi di classe dei lavoratori e delle lavoratrici in Europa, sono
chiamate ad un grande sforzo internazionalista per contrastare
l'avidità del capitale e dello Stato. Questa è lotta di classe e per
ora la sta vincendo gente che vuole garantirsi accumulazione di
capitale anche a costo di smantellare quello spazio sociale
solidaristico e pubblico che aveva finora salvato l'Europa dalla
cupidigia dal trionfo del neoliberismo.
E' ora di radunare le forze in un grande fronte europeo, come fu a
cavallo del secolo, per contrattaccare. E' ora di costruire
solidarietà dal basso. E' ora di riprendersi euro per euro tutto
quello che è stato tagliato. E' ora di non pagare i debiti. Non
abbiamo più nulla da perdere.
Segreteria Nazionale FdCA
18 agosto 2011

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