Con la grande affermazione del no operaio al ricatto di Marchionne la
classe operaia della Fiat di Torino sceglie la dignità , così come è
stato per i lavoratori di Pomigliano: i diritti non sono in svendita e
la libertà dei lavoratori conquistata con anni di lotte e di sacrifici
non può essere cancellata e sacrificata sull’altare della concorrenza
antisolidale del capitale e dell’aziendalismo fascista.
Il tentativo di Fiat e Confindustria di ridisegnare i rapporti
sindacali scaricando sulla pelle dei lavoratori i costi della crisi e
l’inefficienza del sistema industriale non resterà rinchiuso al mondo
Fiat, con la benedizione di tutto un ceto politico, che va dal Partito
Democratico agli uomini del Governo Berlusconi e che, per bocca di
Sacconi e dei media complici, già intravedeva nel prossimo futuro
rapporti aziendali dove sia per sempre bandita la possibilità dei
lavoratori ad organizzarsi collettivamente per contrattare la propria
condizione ed il proprio salario. Le relazioni sindacali e sopratutto
le condizioni di lavoro vengono così riportate indietro di decenni,
con il “coraggio” di decantare la modernità della miseria come
requisito e condizione di vita per la classe operaia nei prossimi
decenni.
Il risultato di Mirafiori conferma ancora una volta che non vi è più
nulla da sacrificare sull’altare dell’aziendalismo e del patriottismo
industriale, il terreno su cui indietreggiare è finito.
In questa come nella maggior parte delle recenti vicende sindacali,
occorre sottolineare la subalternità della Camusso e del gruppo
dirigente CGIL nell’elaborazione della strategia contrattuale della
confederazione; elaborazione che rimane nel perimetro degli avversari
Confindustria/Fiat/CISL/UIL, nel momento in cui risulta fondamentale
invece avere una strategia autonoma che punti a creare rapporti di
forza per scardinare il progetto Confindustria/Marchionne. Questa
subalternità ha trovato linfa nei riti che puntano alla salvaguardia
della burocrazia e nello squallido legame tra buona parte di questa e
il partito democratico.
Il tutto si traduce in un reiterato rifiuto della proclamazione dello
sciopero generale, che non fa altro che comprimere la forte volontà
di lotta che sta emergendo in tanti settori della società.
Per questo lo sciopero del 28 gennaio indetto dalla Fiom ha già
assunto le caratteristiche di una mobilitazione generale, con la
partecipazione di praticamente tutto il sindacalismo di base , pur con
distinzioni importanti, e di settori importanti della società civile,
che insieme confermano:
- il carattere generale della mobilitazione su tutto il territorio nazionale,
- il ruolo della Fiom come catalizzatore di un fronte sociale,
- l’attualità e la praticabilità del sindacalismo conflittuale,
mostrando i primi ed importanti risultati nell’unificazione delle
lotte e dei percorsi che costituiscono la base indispensabile ad ogni
opposizione sociale che possa praticare conflitto per l’autonomia di
classe in risposta ai violenti attacchi che lavoratori , disoccupati,
precari e studenti, tutti, non sono più disposti a tollerare.
Le risposte autoritarie del governo e del padronato ed i tentativi di
umiliare la classe operaia con ricatti occupazionali e con il sostegno
dei grandi mezzi di informazione, come nel recente caso della Fiat a
Torino, svelano in modo evidente la non disponibilità del proletariato
a farsi rinchiudere nelle gabbie delle compatibilità di mercato,
ritrovando quella dignità e quella consapevolezza che nessun patto tra
burocrazie sindacali vendute e impresa può rinchiudere nella fabbrica
lager.
Il 28 gennaio è una tappa fondamentale di un percorso che vede il
protagonismo dei lavoratori assumere sempre più chiaramente
l’espressione della ricomposizione di classe come primo obiettivo per
il fronte sociale che si sta dimostrando possibile e praticabile.
Lo sciopero dei metalmeccanici per ottenere un contratto collettivo di
lavoro per tutti, per la democrazia sindacale, è lo sciopero di tutti
per rifiutare il fascismo aziendale dei tanti Marchionne che, con la
complicità decennale dei governi, hanno destrutturato il mondo del
lavoro per avere una classe operaia sottomessa e ricattabile alle
esigenze del profitto dei pochi .
Perciò la Federazione dei Comunisti Anarchici invita tutti i libertari
e gli anarchici su posizioni di classe a impegnarsi per la piena
riuscita e la crescita delle mobilitazioni e invita tutti i
lavoratori e le lavoratrici a scioperare e a partecipare, al di la
delle sigle di appartenenza sindacale, allo sciopero del 28 gennaio
(27 in Emilia Romagna) per affermare il diritto dei lavoratori a poter
scegliere il proprio sindacato, perché la democrazia sia dentro i
cancelli delle fabbriche ed a tutti sia garantito il diritto ad
organizzarsi collettivamente per la difesa degli interessi di classe,
continuando una fase di lotte e di rivendicazioni nel mondo del
lavoro e nella società civile per indire uno sciopero generale che
rilanci l’opposizione sociale di questo paese.
78 ° Consiglio dei Delegati Fdca
Fano 28 gennaio 2011
„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
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