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giovedì 1 febbraio 2018

Non lasciamo solo il popolo di Afrin













Afrîn appartiene al popolo di Afrîn. La gente che vive nel cantone di Afrîn è nata  in questa terra e vuole morire su di essa. Vivere lì non ha nulla a che fare con nessun piano o programma. Gli abitanti di Afrîn non  vivono nel cantone di Afrîn per motivi strategici. Afrîn, per loro, è l'acqua, il pane, il cibo, il gioco, la storia, l'amicizia, la solidarietà, l'amore, la strada, la casa, il vicinato. Ma per lo Stato non è che un pezzo di una strategia. Una strategia che non si preoccupa certo della terra di Afrîn o della sua gente. 

L’aggressione militare contro il cantone di Afrîn è inserito nella strategia della guerra dell'Energia,   che risulta dallo smantellamento della Siria e che  porterà allo smantellamento di altri  Stati della regione. Gli Stati creano l'illusione di fare queste guerre per "i loro cittadini".  Costruiscono una propaganda nazionalista  conservatrice per convincere i loro abitanti di false credenze.  Per gli Stati questo è un bisogno ineludibile sia sul fronte interno che su quello esterno. Sono menzogne necessarie per il fronte elettorale all'interno, e utili per i tavoli dii negoziato sul fronte estero.  I dirigenti che prendono parte ai processi commerciali, in particolare l'estrazione, il trasporto e la commercializzazione delle risorse energetiche  utilizzano ogni possibile risorsa per accrescere i loro profitti.
In queste discussioni, in cui il numero di fucili, di tanks e di aerei da guerra  è importante, il numero dei soldati ha un suo posto fondamentale. Un soldato non è differente da una merce. Ecco dunque che serve l'illusione nazionalista conservatrice. 
Chi si unirebbe a una guerra in cui solo qualcun altro ci guadagna? Chi combattebbe per il petrolio, che è sempre venduto dagli Stati o dalle Compagnie petrolifere, ma  di cui una goccia costa più del pane? Noi, quelli che vivono sulla propria pelle la montata crescente dei prezzi causata dall'aumento del prezzo del petrolio, noi che perdiamo comunque, perchè dovremmo combattere per chi ci guadagna comunque? E infatti, nessuno di noi  combatterebbe per loro. Per questo hanno bisogno del nazionalismo e del conservatorismo.  
E oggi, loro urlano dai giornali e dai canali televisivi lo slogal nell'illusione: "La Nazione, la Nazione, la Nazione". Volontà nazionale, unità nazionale. Non potranno mai dire chiaramente " Vi stiamo derubando" , oppure "Combattete,  così vi venderemo del petrolio , e chissà cos' altro. Noi continueremo a farvi produrre, a farvi consumare, a sfruttarvi". Ecco il piano, il programma, la strategia, la guerra degli Stati. Noi, quelli che stanno in basso, forzatamente  cittadini e cittadine degli Stati, possiamo però cambiare tutto. Oggi, gli abitanti di Afrîn vivono liberamente perchè sono riusciti a cambiare tutto. Così come nel cantone di Kobanê,  nel cantone di Cizere o nel Chiapas Zapatista. Ed è lì la differenza cruciale tra la guerra popolare  e la guerra degli Stati. Nelle loro guerre, gli Stati attaccano e brutalizzano senza rispettare nessuna regola, per accrescere i profitti. Bombardano con tutti i loro tank e i loro aerei. Feriscono, uccidono, assassinano e sarebbero contenti di fare prigioniera ogni forma di vita. Mentre nella guerra popolare c'è la libertà. 
Nel corso degli ultimi giorni, ognuna delle bombe lanciate su Afrîn, ogni proiettile, è stato un attacco alla libertà. Lo stato Turco, a cui piacerebbe aumentare la propria fetta di torta, ha lanciato la sua offensiva sul cantone di Afrîn. E' una strategia fondata sul nazionalismo, sul conservatorismo e basata su menzogne. E' una strategia elettorale. E' una strategia completamente commerciale. La guerra di Stato è una strategia. Ma la guerra popolare è la libertà. E nessuno Stato può sconfiggere chi lotta per la libertà. 
Afrîn vincerà. 

Action Anarchiste Révolutionnaire (DAF) – Turchia

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