Non è grazie al genio ma grazie alla sofferenza,
e solo grazie ad essa, che smettiamo di essere una marionetta.
(E.M. Cioran)
Ci si può immaginare un politico, un prete o un
intellettuale che non abbiano un'anima di assassini? Nel cinema poi
(specie quello italiano) lo sterminio delle idee passa da un film
all'altro ed è riprovevole che produttori, registi, attori, tecnici,
critici e spettatori non siano processati per eccesso di stupidità.
Bisognerebbe essere fuori di testa come un angelo o come un idiota per
credere alla mediocrità, alla banalità, alla superficialità di quanto
scorre sugli schermi nostrani… ognuno si aggrappa come può alla cattiva
stella del mercato e così anche i registi più accreditati dalla critica
ossequiosa al padronato di destra e di sinistra (premiati perfino con
l'Oscar dal baraccone hollywoodiano) continuano a sfornare prodotti di
illuminante bruttezza etica ed estetica… il cinema è altrove. Finché vi
sarà il potere dell'odio, della violenza o della domesticazione sociale
ancora in piedi, il compito dell'artista del disinganno non sarà
finito (rubata a Cioran)! La poesia (anche del cinema) è il vero delitto
d'indiscrezione ed è il primo strumento per dissotterrare tutte le
vergogne del potere e passare alla sua liquidazione.
Indivisibili è il terzo film di Edoardo De Angelis, autore talentuoso e visionario di Mozzarella stories (2011) e Perez
(2014)… attraverso un piccola storia del napoletano riesce a costruire
un autentico ritratto antropologico di un pezzo d'Italia e, forse,
dell'Italia tutta… il bisogno di credere a una fede, un partito o alla
criminalità organizzata dispensa dal disgusto e dall'indignazione e
invita alla rassegnazione della vita quotidiana! Al culmine del successo
o dell'insuccesso, occorre ricordare che non c'è niente di meglio che
tacciare d'imbecillità i teatranti dell'ordine costituito, così per
perdere l'abitudine a sputare controvento. Solo i pesci morti vanno con
la corrente.
Il film di De Angelis è un piccolo gioiello di ironia e
una radiografia di un popolo dalla cultura millenaria che con fatica
cerca di cancellare la soggezione atavica alla paura e alla servitù
nella quale versa. Indivisibili racconta la storia di Viola e
Dasy, due sorelle siamesi che cantano ai matrimoni, alle feste di
quartiere, per qualche camorrista, e sono la principale fonte di
guadagno per l'intera famiglia… padre, madre e due gay che si occupano
della comunicazione (scenografie, fotografie, manifesti, CD). Quando
scoprono che possono separarsi e vivere una vita "normale" (specie una
delle due)… capiscono che sono tenute prigioniere nella loro condizione
di freaks e cercano aiuti (prima uno squallido prete affarista,
poi un lugubre impresario depravato) per uscire dalla loro situazione di
sfruttamento… il lieto fine mette tutto a posto (forse un po' troppo
facilmente) e le ragazze potranno incamminarsi verso l'innocenza del
divenire.
A ritroso. - La storia di Viola e Dasy ha un poco a che
fare con le sorelle Violet e Daisy Hilton apparse nel film geniale di
Tod Browning, Freaks (1932). Daisy e Violet erano gemelle - pygopagus
- unite a fianchi e glutei. Condividevano la circolazione sanguigna e
risultavano fuse nel bacino, ma non condividevano organi… suonavano il
sassofono, il piano e il violino, cantavano, ballavano e si esibivano in
spettacoli di vaudeville o nei grandi circhi. Daisy e Violet erano nate
a Brighton, in Inghilterra, nel 1908. Non seppero mai chi era il padre;
la madre, una cameriera ventenne (Kate Shinner), le vendette alla sua
datrice di lavoro, Mary Hilton, che sin da bambine le usò per un ritorno
economico. Alla morte della Hilton (1915) Daisy e Violet divennero di
proprietà della figlia Edith Hilton e del marito Meyer Meyers… ex
venditore di palloncini… le ragazze erano tenute in schiavitù mentale e
fisica. Nel 1931 Daisy e Violet (allora ventitreenni) fecero causa ai
coniugi Meyers e la vinsero con un risarcimento di 100.000 dollari.
Rifiutarono sempre di fare l'operazione che poteva dividerle…
investirono tutti i loro soldi nel film Chained for Life (1951),
diretto da Harry L. Fraser, ma fu un insuccesso clamoroso. L'agente
delle sorelle siamesi (Terry Turner) cercò un rilancio mediatico e
organizzò uno show a Dallas per il matrimonio di Violet con il musicista
omosessuale Jim Moore (durato 10 anni e mai consumato)… finiti la
notorietà e i soldi (l'ultima apparizione pubblica risale al 1961),
Daisy e Violet furono assunte come commesse in una drogheria di
Charlotte (Nord Carolina) e morirono di influenza cinese nel 1969. Furono sepolte in una sola cassa. Nel 2012 Leslie Zemeckis ha girato il docu-film Bonded and Bound by Flesh: The Story of Daisy and Violet Hilton,
che ha raccolto numerosi riconoscimenti in varie rassegne del cinema
documentario (Idyllwild International Festival of Cinema, Hollywood Film
Festival, Louisiana International Film Festival). La diversità, come
l'amore, è un'illusione o un'esistenza che riscatta tutte le altre.
Come si è detto Daisy e Violet parteciparono all'indimenticabile film di Browning (Freaks)…
interpretato da veri "fenomeni da baraccone" e alcuni attori di pregio
(Wallace Ford, il nano Harry Earles, eccezionale)… e dietro
l'architettura di una storia di violenza e d'amore, il regista si
affranca al diritto di avere diritti degli ultimi, degli esclusi, degli
offesi. Freaks sconvolse le tavole comandamentali della fabbrica dei sogni…
venne rinnegato, boicottato, censurato, manomesso dai magnati di
Hollywood e vietato in qualche città americana (Cleveland), nella
Germania nazista, nel Regno Unito, nell'Italia fascista e bandito da
ogni festival del cinema (è stato trasmesso alla televisione italiana
solo nel 1983, preceduto da un'introduzione straordinaria di Enrico
Ghezzi). A Browning furono chiuse le porte di Hollywood, riesce comunque
a fare qualche film con piccole produzioni… dopo Miracles for Sale
(1939) si autoemargina dalle scene e viene operato per un cancro alla
gola… fu trovato morto nella sua casa il 6 ottobre 1962. Browning lascia
alla storia del cinema e a quella dell'umanità almeno tre capolavori: Lo sconosciuto, 1927 (con l'immortale Lon Chaney), Dracula, 1930 (con l'indimenticabile Bela Lugosi), e Freaks, oggi considerato uno dei più grandi cult movie di sempre -. Sia lode ora a uomini di fama.
Indivisibili, dicevamo, racconta di Viola
(Marianna Fontana) e Dasy (Angela Fontana), gemelle siamesi che si
esibiscono come cantanti a feste e matrimoni nel territorio violato
dalla camorra di Castel Volturno… il padre (Massimiliano Rossi) è autore
delle canzoni e agente-carceriere delle figlie (spende tutti i soldi
nel gioco)… la madre (Antonia Truppo) è sempre fuori di testa per abuso
di marijuana… il prete del quartiere (Gianfranco Gallo) è uno oscuro
personaggio che predica superstizioni e raggira i disperati del luogo…
quando un medico (Peppe Servillo) si offre di operare le gemelle per
dividerle, Viola e Dasy (forse un po' troppo ingenuamente) vanno alla
ricerca dei soldi necessari per la clinica svizzera… il prete le
respinge e allora si rivolgono a un sedicente produttore discografico
(Gaetano Bruno), interessato più alla loro "sessualità diversa" che alla
loro musica… vanno sulla sua barca… c'è un festino in corso… le ragazze
chiedono un prestito di 20.000 euro e l'uomo vuole abusare di una delle
due… le ragazze non ci stanno… riescono a prendere i soldi e si buttano
in mare… le trovano sulla riva ancora vive… i soldi sparsi sull'acqua
sono raccolti dai migranti (come un miracolo divino)… le vestono da
Madonne e vengono adorate come sante da una processione di disadattati…
Viola e Dasy saranno comunque divise, riusciranno ad amarsi come prima,
ma da persone "normali".
Il film di De Angelis mescola melodramma, musical e
commedia sociale… le citazioni felliniane sono cospicue (ma anche i
buoni, brutti e cattivi della periferia romana di Ettore Scola emergono
con grazia)… tuttavia non è male, perché il regista riesce a conferire
all'universo napoletano che ben conosce quel senso estetico/straccione o
realismo magico, proprio alla commedia dell'arte o alle canzoni dei trovatori… l'atmosfera pagana che attraversa Indivisibili
è identitaria di un popolo di saperi secolari che sopravvivono nei riti
e nelle feste popolari. C'è da dire che a volte il pittoresco del film
supera la storia trattata e a pezzi si rifugia nella prolissità del
kitsch, invece che incendiarsi nello stupore di vivere.
La sceneggiatura di De Angelis, Nicola Guaglianone e Barbara Petronio conferisce a Indivisibili
quell'asciuttezza e quella surrealtà al contempo, necessari a far
comprendere che la fierezza e la ricerca della felicità non possono
essere repressi né dalla famiglia, né dalla società… lo scenario del
litorale campano, immerso in una ordinarietà di fame, miseria e
delinquenza diffusa, qui viene figurato con disinvoltura, senza mai
entrare troppo nello specifico di una dolente realtà. Marianna e Angela
Fontana (all'esordio sul grande schermo) esprimono una notevole
freschezza attoriale (anche una certa acerba sensualità) e insieme alla
forza visiva di Antonia Truppo e Massimiliano Rossi conferiscono al film
quel timbro veridico non proprio avvezzo o conosciuto nel panorama
anemico del cinema italiano. La fotografia di Ferran Paredes Rubio è
giocata su toni scuri… bella, mai televisiva… insieme alle musiche e
canzoni di Enzo Avitabile incastona la storia di Viola e Dasy nella
complicità indistruttibile di un sogno che diventa vero. Il montaggio di
Chiara Griziotti è secco, mai scontato… riesce a sottolineare e
amplificare le notevoli inquadrature (e movimenti di macchina) di De
Angelis… Indivisibili insomma è un coagulo di grandi emozioni,
sentimenti, passioni, verità sovente celate per compiacenza della
politica, del malaffare o del mercato e, come sappiamo, le grandi verità
si dicono sulla soglia della poesia in rivolta.
Va detto. Il cinema del Sud, mai troppo sostenuto dalla
critica velinara, contiene spesso un fascino da fine del mondo e nulla
eguaglia l'oblio che si porta dietro o dentro… la menzogna che incarna o
disvela lo rende protagonista dell'intera storia italiana… nella
musica, nella fotografia, nella letteratura, nel teatro, nel cinema,
nella parola orale dei "cafoni" del Sud c'è un patrimonio inesauribile
di bellezza e dignità e come tutti gli inclassificabili della terra, lo
spaventamento del diritto di avere diritti che si portano addosso
infrange regole e dogmi e partecipa alla decadenza spettacolare di un
Paese in delirio… non si abita una nazione impunemente, si vive una
lingua! Le religioni, le ideologie, il crimine legalizzato sono opera di
ciarlatani che trionfano in qualsiasi campo della politica, della
chiesa, del mercato… solo gli eresiarchi di ogni tempo non dimenticano
di essere maledetti dalla storia e i suoi miti e non cessano di lavorare
alle fondamenta degli incurabili per distruggerli. Buona visione.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 28 volte dicembre 2016
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