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venerdì 20 marzo 2009

PORDENONE CITTA’ APERTA CONTRO LA POLITICA DELL’ODIO E DELL’INTOLLERANZA

Venerdì 20 (domani) alle 18.00 a PN in piazzetta Cavour ci sarà un presidio in risposta all'aggressione al giovane gay e disabile. Ci sarà volantinaggio e microfono aperto dove interverranno tutte le realtà che lo hanno organizzato oltre ad un esponente dell'ARCIGAY-LESBICA di Pordenone.

Il pestaggio in piazza XX settembre a Pordenone di un ragazzo disabile e gay ci costringe a fare i conti con i problemi di una provincia tutt’altro che immune da discriminazioni, razzismo e intolleranza.
La nostra solidarietà al ragazzo e alla sua famiglia è motivo di riflessione rispetto ad un fatto che per la sua specificità è doppiamente raccapricciante: pestato perché omosessuale e infierito in quanto incapace di difendersi! Se questo episodio rappresenta sicuramente un aggessione dettata da un odio particolare non può però essere considerato disgiunto da altre aggressioni che da anni avvengono a Pordenone per la stessa matrice culturale che le sostiene. Nel 2008 si è concluso uno dei processi a carico di una banda di neonazisti (assolti per insufficienza di pove) che ha operato in provincia e in collusione con bande simili anche in regione, nel veneto e in trentino e che li han visti protagonisti di un aggressione e accoltellamento ai danni di 3 immigrati all’autogrill di Bolzano.
Gli stessi per anni hanno partecipato ad una sequela di aggressioni a giovani e studenti ritenuti “alternativi” anche solo dall’aspetto ed il caso più eclatante fu il sequestro ed il pestaggio di 3 ragazzi reduci da una festa al parareit (Cordenons), uno dei quali ha riportato la rottura della mascella e la fuoriuscita di un occhio dall’orbita a cui si rispose dopo una settimana con un corteo cittadino di oltre 400 persone. Aggressioni ripetute e continue mai denunciate per paura o sfiducia nei confronti della magistratura. Negli ultimi due anni tra Pordenone e Udine queste aggressioni razziste e politiche si sono moltiplicate e anche la cronoca dei quotidiani ne ha riporate diverse, basta solo cercarle: tra Maniago e Valsavone sono decine i bliz nelle piazze, nei bar o addiruttura presso le case delle vittime, come molti gli atti di vandalismo su monumenti locali dedicati alla resistenza o scritte razziste firmate con SS, celtiche e svastiche sui muri di scuole, dei palazzi della città e presso gli african-shop. Uno dei protagonisti di questa ultima infame aggressione è implicato proprio come autore di queste scritte e ci risulta quindi singolare che questura e comune di pordenone ritengano questi episodi come fatti isolati e addirittura non collegati tra loro se non nella logica di continuare a sedare le coscienze dei più affinchè l’indignazione e la solidarietà non divenga pratica diffusa e soprattutto esca dalle case, dall’omertà e riempia le piazze e le strade di questa città.
Sappiamo bene che il disagio giovanile e sociale se incontra un clima di precarietà in un periodo di grave crisi economica può generare azioni come quella avvenuta in gennaio, ma sappiamo altrettanto bene come questo avvenga se c’è un retroterra comune che canalizza questo disagio contro qualcuno: immigrati, gay, alternativi, barboni e “diversi” in genere.
E questo humus a Pordenone e in provincia non solo c’è ma è diffuso e sostenuto da anni dalla Lega Nord che fa dell’aggressione verbale contro immigrati, rom e “diversi” il proprio cavallo di battaglia, seminando diffidenza, odio e che laddove riveste cariche istituzionali non perde tempo nel trasformare queste istanze discriminanti in leggi ad hoc: dalle politiche del governo che dota i burocrati locali di strumenti di discriminazione legalizzati trasformando medici e operatori sanitari in delatori e spie, vietando le cure ai migranti e ai loro bambini senza permesso di soggiorno, alle ronde razziste, e ai divieti di parti della città per presidi e manifestazioni.
Questa politica dettata dalla paura e dal sospetto, queste pratiche da “caccia alle strege” stanno minando nel profondo interi territori, le relazioni fra gli abitanti, disgregano i legami di solidarietà, accoglienza, mutuo appoggio e aggregano attorno all’etnia, al campanilismo, all’insofferenza e al livore. I sintomi di questa anticamera di fascismo non sono solo il diffondersi di gruppuscoli neofascisti e neonazisti che si sentono legittimati e di azioni che seppur non politicizzate si manifestano veicolando gli stessi “valori” come motivazioni, sono la loro istituzionalizzazione tramite leggi locali e nazionali e non meno preoccupante è l’apatia diffusa, l’indifferenza a fronte di episodi gravi come quelli successi.
Per questo noi vogliamo rioccupare una piazza pubblica, come quella dove il ragazzo è stato picchiato, perché esiste ancora una società che non discrimina, che non odia e che sa resistere.

Coordinamento Donne, Ass.ne Immigrati, Iniziativa Libertaria, Circolo Libertario E. Zapata, Collettivo Studentesco AUT, COBAS scuola, RDB-CUB, Comitato per il 25 aprile, singoli e singole cittadine di Pordenone

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