ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

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O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

per giulio

sabato 31 ottobre 2015

Solidarietà attiva ai lavoratori della logistica in lotta!

Lavoratori della Fincantieri e degli appalti,
da ieri mattina e per l'intera giornata di oggi, 30 ottobre, nei principali centri della logistica, da Bologna a Napoli- Caserta, da Torino e Milano fino a Roma, da Brescia a Piacenza, è in corso lo sciopero nazionale indetto dal SICobas
(e da altri).
Questa lotta merita la solidarietà attiva dei lavoratori di tutti i settori anzitutto perché respinge con decisione
l'attacco portato al contratto nazionale dal padronato e dal governo Renzi, che è teso a peggiorare le condizioni di
lavoro, mentre rivendica aumenti salariali del 5% e la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, attacca il meccanismo degli appalti come forma di super-sfruttamento e di precarietà del lavoro, pretende il pieno diritto ad
organizzarsi sui posti di lavoro per tutte le organizzazioni sindacali. E questi sono obiettivi comuni ai lavoratori di tutte le categorie. Questa lotta merita la solidarietà attiva dei lavoratori di tutti i settori anche perché porta avanti da anni le sue rivendicazioni con azioni di lotta vere, determinate, fatte di scioperi e di picchetti forti, di blocchi totali delle imprese e degli interporti, senza arretrare davanti alle intimidazioni mafiose e alla repressione statale, con una vera solidarietà tra i lavoratori delle diverse imprese e città. Ed è riuscita in questo modo a spostare i rapporti di
forza tra operai e padroni a favore degli operai, ottenendo - in tempi così difficili - anche dei miglioramenti rispetto
al contratto nazionale.
Questa lotta guidata dal SI-Cobas ha mostrato e sviluppato il grande potenziale di energia e di coscienza di classe che c'è tra i lavoratori immigrati, che costituiscono la grande maggioranza dei facchini in sciopero. Quel potenziale c'è anche negli stabilimenti Fincantieri, ma da anni la politica di Fim-Uilm e della stessa Fiom lo ha
mortificato e disperso, abbandonando a sé stessi le migliaia di operai degli appalti, che sono fondamentali nella
produzione delle navi, e permettendo che nella giungla degli appalti e dei sub-appalti si sviluppasse un nuovo
schiavismo. Dobbiamo invece fare in modo che anche in Fincantieri torni ad esprimersi il protagonismo dei lavoratori immigrati dall'estero e dal Sud dell'Italia!
Ma questa lotta merita la solidarietà attiva dei lavoratori di tutti i settori anche perché il SI-Cobas ha il coraggio di denunciare le azioni di guerra del governo Renzi e dei governi occidentali che, mentre segano qui i diritti dei lavoratori e il welfare, producono morte, distruzione ed emigrazione forzata nel mondo arabo-islamico (dopo averle  prodotte nella ex-Jugoslavia), contrapponendo a questa guerra anti-operaia, esterna e interna, dei governi capitalistici la prospettiva dell'unità combattiva dei lavoratori di tutti i paesi, e lavorando in concreto a realizzarla.
Facciamo conoscere questa lotta! Sosteniamola anche contribuendo alla cassa di resistenza dei lavoratori colpiti dai licenziamenti! In questa stagione in cui scadono molti contratti di lavoro, a iniziare da quello dei metalmeccanici,rispondiamo all'arroganza padronale delle sanguisughe Marchionne, Bono, Squinzi, etc., e del loro portavoce
Renzi, con un fronte unito dei lavoratori di tutte le categorie deciso a riconquistare il terreno perduto!

Marghera, 30 ottobre 2015 (cicl. in prop.)
Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri
Piazzale Radaelli, 3 Marghera


comitatosostegno@gmail.com
https://pungolorosso.wordpress.com

Turchia/Kurdistan. Contro il fascismo ed il terrorismo di Stato, per la libertà e la ricostruzione di Kobane: solidarietà internazionale!

Turchia/Kurdistan. Contro il fascismo ed il terrorismo di Stato, per la libertà e la ricostruzione di Kobane: solidarietà internazionale!

L'1 novembre la Turchia torna al voto per la seconda volta in pochi mesi.
Con queste elezioni l'AKP, il partito del presidente Erdogan, vuole riconquistare quella maggioranza assoluta persa nelle elezioni precedenti, a causa del successo dell'HDP, il partito curdo che aveva superato lo sbarramento del 10%. 
La campagna elettorale si è svolta in un clima di terrore.
Dopo gli attacchi omicidi ad Amed (Diyarbakir) e Suruç nei mesi di giugno e luglio, dopo i massacri compiuti dall'esercito turco nelle zone curde come a Cizre, il 10 ottobre
un triplo attentato ha colpito al cuore la manifestazione del "blocco della Pace" ad Ankara, provocando più di 125 morti e centinaia di feriti.
Un attentato terroristico contro il movimento dei lavoratori.
Infatti la manifestazione contro gli interventi militari nei territori curdi  era stata indetta da due confederazioni sindacali nazionali e da due sindacati dei medici e degli ingegneri/architetti, storicamente vicini all'ala più progressista del movimento sindacale.
Le organizzazioni curde avevano aderito in massa, insieme ad organizzazioni politiche progressiste e rivoluzionarie turche, insieme alla minoranza religiosa alevita.
Questa mobilitazione unitaria per la pace a pochi giorni dalle elezioni era il segno evidente del processo di convergenza di forze di opposizione alla politica repressiva ed omicida dell'AKP.
Di fronte a questa minaccia, dopo la sconfitta elettorale e la perdita di consenso e di voti dell'AKP -dovuta alla repressione contro il movimento di Gezi Park nel 2013, contro la mobilitazione curda per Kobane nel 2014 e contro lo sciopero dei metalmeccanici nel 2015- lo Stato turco ha scelto ancora una volta la carta del terrorismo contro la classe lavoratrice, come spesso ha fatto nella storia del paese. 
L'ISIS, a cui si vorrebbe dare la colpa dell'attentato di Ankara come di quello di Suruç, insieme ai Corpi Ottomani (responsabili di 104 attacchi contro sedi curde l'8 settembre scorso), insieme alle milizie sunnite sostenitrici di Erdogan (l'IBDA-C e i Kurds Hezbullah), ai Lupi Grigi, a mafiosi come Sedat Peker (che giusto il 9 ottobre aveva minacciato i Curdi  di far scorrere il loro sangue come un fiume), alle  Brigate Turcomanne (nemiche dei Curdi a Kobane), sono tutte forze sostenitrici e sostenute dall'AKP nel tentativo di seminare il terrore in Turchia, nel Kurdistan ed in Medio Oriente per inseguire il fosco sogno restauratore della supremazia sunnita nel mondo musulmano insieme ad Arabia Saudita e Qatar.
Un sogno che ha portato Erdogan a puntare sulla distruzione della Siria.
Un sogno che appare ora definitivamente infranto dal recente intervento militare russo.
Un sogno già compromesso dalla vittoriosa resistenza di Kobane e dei Curdi della Rojava all'assedio dell'ISIS e dell'esercito turco.
Il grave pericolo per la classe lavoratrice turca e curda  è che l'AKP voglia portare in Turchia quel terrore che ha devastato la Siria, a costo di mettere tutto il paese a ferro e fuoco.
Ci sono tre forze che, unite, potrebbero impedire a Erdogan di realizzare il suo programma liberticida e sterminatore: il movimento popolare di Gezi Park insorto nel 2013 per protestare contro le politiche di devastazione del territorio delle grandi imprese e contro la mancanza di libertà politica ed individuale, il movimento popolare curdo insorto a difesa di Kobane nel 2014, il movimento operaio che nel maggio 2015 ha portato decine di migliaia di metalmeccanici in piazza da Bursa ad altri centri industriali del paese.
La convergenza di queste tre forze potrebbe sconfiggere i piani assolutistici di Erdogan ed aprire in Turchia una fase di conquista di diritti e di libertà finora negati.
Contro il fascismo ed il terrorismo di Stato, solidarietà internazionale con i sindacati, con i lavoratori turchi e curdi uniti, con le forze progressiste e rivoluzionarie, per la libertà e la ricostruzione di Kobane.
Alternativa Libertaria/fdca

IL LAVORO AL TEMPO DELL'EXPO . Pordenone incontro pubblico


sabato 24 ottobre 2015

LA NATO MOSTRA I MUSCOLI


Italia, Spagna e Portogallo ospiteranno una delle più grandi esercitazioni della NATO della storia: dal 3 ottobre fino al 6 novembre, 36 mila uomini, oltre 60 navi e 200 aerei da guerra di 33 paesi testeranno armi e strategie di intervento rapido per dimostrare la potenza militare di quello che è diventato il braccio armato dell’ONU e delle potenze imperialiste occidentali. Si chiama “Trident Juncture 2015” (TJ15) questa esercitazione che offrirà all’industria bellica l’opportunità di fare grandi profitti vendendo alla NATO armi sempre più sofisticate: la spesa a scopi militari nel mondo muove $4,9 mld al giorno!
Queste esercitazioni si collocano nel solco della strategia di allargamento della NATO che dal Summit di Lisbona del 2010 punta ad estendersi in ogni paese dello spazio strategico chiamato “Europa”: in primis i paesi dell’ex-blocco sovietico che hanno accolto i valori del libero mercato e di conseguenza anche i “valori comuni” della NATO.
I primi ad entrare furono Repubblica Ceca, Polonia ed Ungheria, poi l’Estonia, la Lettonia e la Lituania, più recentemente Slovania, Slovacchia, Bulgaria, Romania ed infine Albania e  Croazia.
L’apertura dell’accesso alle risorse strategiche dell’Artico a causa dello scongelamento dei ghiacci porterà ben presto anche Svezia e Finlandia dentro l’Alleanza in chiave anti-Russia.
I vertici della NATO hanno più volte ribadito “non negoziabile” la strategia di allargamento, anche a costo di portare l’Ucraina in guerra contro la Russia.
Ma la NATO non finisce con i suoi membri atlantici ed europei.
Quale strumento che lega l’Europa agli interessi economici e strategici degli USA nel garantire al capitalismo occidentale il dominio sul mondo intero (si pensi al trattato del pacifico ed a quello in gestazione transatlantico), la NATO ha istituito accomodamenti speciali con paesi come quelli del meccanismo noto come Dialogo Mediterraneo, che coinvolge Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Mauritania, Marocco e Tunisia.
Oppure con paesi come quelli del collegamento militare noto come Iniziativa di Istanbul, che comprende Bahrein, Qatar, Kuwait e gli Emirati.
Ed infine c’è la Partnership for Peace che coinvolge paesi dell’intero globo come il Giappone e la Corea del Sud.
Trident è allora la dimostrazione della capacità di dispiegare e mantenere sul campo robuste forze militari pronte alla guerra, preparate alle spedizioni, addestrate a entrare in azione in ogni momento, in Europa o a distanza.
Trident è l’esibizione di quella che viene chiamata “Forza di risposta NATO”, composta da unità combattenti con sostegno marino e aereo appunto, a cui contribuiscono a rotazione gli Stati membri, con una capacità di dispiegamento in 5 giorni in qualsiasi parte del mondo.
Non dimentichiamo infine la capacità nucleare della NATO: 348 testate in Francia, 160 nel Regno Unito, 10.500 negli USA, più le centinaia di armi tattiche ospitate in 5 paesi europei.
Le guerre provocate in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, la creazione del terrorismo jihadista, il conseguente flusso di immigrati, il sostegno alla Turchia nel massacro dei Curdi, stanno lì ad autogiustificare la nuova strategia militare della NATO che guarda al Medio Oriente, all’Africa del Nord, all’Africa sub-sahariana ed ad est dell’Europa come scenari in cui imporre gli interessi delle potenze occidentali.
E questo richiede enormi risorse finanziarie che gli Stati dovranno stanziare per le spese militari.
L’Italia spende $30 mld per armamenti, strutture e missioni militari.
Il militarismo, anche se gioca alla guerra, produce sempre macerie e distruzioni:  quelle sociali nella sanità, nella scuola, nei trasporti, nelle pensioni, nella tutela del lavoro, nello smantellamento del welfare e nel taglio della spesa pubblica.
No alla NATO. Antimilitaristi sempre.

Alternativa Libertaria / FdCA 24 ottobre 2015

Piave : basta iper sruttamento !

Al via la “mobilitazione permanente” con la nuova campagna del Comitato Bellunese ABC contro l’iper-sfruttamento idroelettrico.



Adesso Basta Centrali! La nostra pazienza ha un limite e la Regione Veneto l’ha ampiamente superato. Mentre nuove richieste per nuove concessioni idroelettriche si vanno a sommare alle oltre 150 già pendenti, la Regione Veneto ancora non ha preso in mano la questione per andare a bloccare una speculazione sui nostri fiumi che non ha nessuna utilità se non quella di arricchire i proponenti.
La questione è oramai ben nota. L’importo energetico complessivo di queste centrali è oggettivamente irrisorio rispetto all’attuale produzione energetica derivante dallo sfruttamento dei nostri fiumi. Di contro, l’effetto cumulativo derivante dalla loro realizzazione determinerebbe un enorme impatto ambientale su un’ecosistema fluviale già fortemente deficitario.
Il bacino della Piave, con il suo pessimo primato di essere il più artificializzato d’Europa, ha già oltre il 90% delle sue acque sfruttate per scopi idroelettrici e irrigui. Sono pochi i torrenti e i tratti di fiume ancora integri. Torrenti e tratti di fiume di alto valore naturalistico che non sono mai stati presi in considerazione dai predatori del passato perché caratterizzati da portate d’acqua non sufficienti per impiantare centrali idroelettriche. Ma con gli attuali “incentivi verdi”, che finanziamo attraverso le nostre bollette energetiche e che hanno completamente drogato il mercato, si è dato il via ad una nuova corsa all’oro blu dove nuovi predatori sono pronti a artificializzare gli ultimi tratti ancora liberi. Emblematica, in tal senso, la proposta di realizzare una centrale sotto il ponte della Vittoria a Belluno a pochi metri in linea d’aria dal centro storico del Capoluogo.
E’ un far west nel quale non vengono rispettate le normative europee e che i nostri territori stanno subendo a causa dell’immobilismo della Regione Veneto. I nostri fiumi, già ampiamente spremuti, sono la metafora di una provincia, quella bellunese, troppo spesso usata come terra di conquista. E mentre il processo di colonizzazione avanza, il nostro territorio viene progressivamente svuotato dei sui poteri e di importanti servizi per la cittadinanza. Troppo spesso a Palazzo Balbi si riempiono la bocca di concetti come autonomia e specificità, senza che seguano azioni concrete che vadano nella direzione di restituire dignità a questi luoghi unici al mondo, a partire dalla difesa delle sue acque.
Per questi motivi, abbiamo deciso di lanciare questa nuova campagna: “ABC, Adesso Basta Centrali”. Una campagna di “mobilitazione permanente” che andrà avanti fino a che la Regione non bloccherà la speculazione sui nostri fiumi e torrenti. Una mobilitazione che inizierà con un incontro pubblico a Santo Stefano di Cadore il 23 ottobre e proseguirà con un presidio a Limana il 29 ottobre. Per venerdì 6 novembre abbiamo previsto un altro incontro informativo a Belluno e il 12 novembre il secondo presidio davanti al demanio idrico.
E questo è solo l’inizio.
Invitiamo tutti coloro che hanno a cuore il futuro dei nostri fiumi a mobilitarsi e ad aderire alla campagna attraverso i metodi e le iniziative che riterranno più opportuni, perché è ora di dire basta all’iper-sfruttamento idroelettrico nel bellunese.
                Comitato Bellunese Acqua Bene Comune

venerdì 23 ottobre 2015

Giù le mani da Corridoni !



Giù le mani da Corridoni!
Trieste & FVG
8SedutoTra le varie ricorrenze di quella orrenda mattanza che fu la prima guerra mondiale ricorre oggi (23 ottobre) il centenario della morte di Filippo Corridoni. Morte orribile che a chi ora lo esalta probabilmente non piace ricordare. Il corpo del sindacalista marchigiano non fu mai ritrovato. Di certo ridotto a pezzi da qualche bomba o granata e poi marcito tra il fango e le rocce sgretolate del Carso, ma anche tra il sangue, i liquidi corporei, le ossa di commilitoni e nemici come lui accoppati in una guerra imperialista e orrendamente cruenta e barbara.
Diverse organizzazioni ricordano, rivendicano e tentano di appropriarsi della figura di Corridoni celebrando esclusivamente il suo ultimo anno di vita, che lo ha visto impegnato nel campo dell’interventismo, non riflettendo su tutta una vita di attivissimo agitatore sindacale rivoluzionario.
La storia è materia complessa, va maneggiata con cura per evitare banalizzazioni ed errori. Il “nostro” Corridoni attraversa da protagonista anche le lotte operaie di inizio '900, gli scioperi agrari come quello di Parma, l’uscita dalla CGdL riformista per fondare l’Unione Sindacale Italiana, periodi detentivi, ecc. Del resto, è noto che non tutti gli interventisti nella prima guerra mondiale furono nazionalisti e patriottardi, ma, a nostro avviso sbagliando drammaticamente, ci furono coloro i quali diedero alla guerra un valore di possibile sviluppo rivoluzionario. Corridoni fu tra questi, e fu proprio questa sua posizione a far sì che venisse allontanato dalla nostra organizzazione.
Ulteriore importante considerazione che ci ha mosso alla stesura di queste righe è l’appropriazione del “mito” Corridoni operata dai fascisti di ieri e di oggi, che è un vero e proprio oltraggio storico: non solo perchè egli morì evidentemente ignaro del regime di Mussolini (quest'ultimo già nel 1914 additato a nemico del popolo da parte del nostro), ma proprio per la sua vicenda politica Filippo Corridoni appartiene, con tante luci e la grossa ombra dell’ultimo anno di vita, alla storia del proletariato e alle sue lotte, di cui fu una delle figure più significative nell'Italia dell'epoca. Ricordiamo ancora come la Camera del Lavoro parmigiana nel 1922 in mano a sindacalisti 'corridoniani' insieme ad arditi, anarchici e tutti gli antifascisti costrinsero alla fuga le squadracce di Italo Balbo che avevano occupato la città emiliana.
Il fatto che fascisti, post-fascisti o neofascisti si possano appropriare senza colpo ferire di questa figura è insostenibile non solo per la scorrettezza storica, ma anche perché a farlo sono soggetti che nulla hanno a che fare con la pratica di Corridoni e del sindacalismo rivoluzionario.
 
Unione Sindacale Italiana – sezione di Gorizia-Monfalcone
Monfalcone: fb@usi-ait.org




"Ovunque Kobane Ovunque resistenza"


martedì 20 ottobre 2015

STOP TTIP !!!

STOP TTIP!!
La firma del TPP (Trans-Pacific Partnership) tra USA, Giappone ed altri 10 stati dell'area (esclusa la Cina), avvenuta lo scorso 5 ottobre centra un...o degli attuali obiettivi della politica internazionale degli USA in tema di integrazione e libertà commerciale a livello planetario.
Il secondo obiettivo dell'entusiasta Obama è la firma del TTIP (Transatlantic Trade & Investment Partnership) con l'Unione Europea per abbattere ogni barriera tariffaria e regolamentare che possa ostacolare la libertà di movimento delle merci e degli investimenti, travolgendo qualsiasi legislazione a tutela di beni comuni (risorse naturali) ed attività di carattere ambientale, agricolo, sanitario, energetico, sociale (trasporti, comunicazioni, formazione),....
Nonostante gli entusiasmi europei possano segnare un certo raffreddamento (almeno nel governo tedesco) in seguito allo scontro sulla questione VolksWagen tra USA e Germania, il negoziato sul TTIP potrebbe compiere passi in avanti incorporando una delle istituzioni previste dal TPP con poteri extra-territoriali.
Si tratta della costituzione di corti arbitrali denominate Investor-State Settlement di cui fanno parte magistrati rappresentanti delle imprese, magistrati rappresentanti degli Stati ed avvocati esperti in commercio internazionale.
Questi tribunali vigileranno e commineranno sanzioni su ogni ostacolo interposto alla circolazione di merci ed investimenti, puntando all'adeguamento e subordinazione delle legislazioni dei singoli paesi agli interessi della valorizzazione capitalistica in tutti i campi in cui dovessere sorgere conflitti e contrapposizioni tra imprese multinazionali e interessi nazionali.
Un'applicazione di tale potere sanzionatorio è già in uso all'interno del NAFTA (North American Free Trade Agreement, il trattato tra USA, CAnada e Messico stupulato nel 1994), come nel caso dello Stato del Quebec (Canada) portato a giudizio nei primi mesi del 2015 per aver votato una moratoria contro l'estrazione di shale-gas in quanto pericolosa ed inquinante!
La reciproca convenienza tra USA, UE e singoli governi europei a sottoscrivere il TTIP deve comunque superare una serie di fattori di opposizione e di contrasto che vanno dalla legislazione europea fin qui acquisita in campo di principio di precauzione alle legislazioni nazionali di tutela dei beni, delle risorse e dei prodotti locali.
Lo stesso movimento STOP TTIP è fortemente cresciuto negli ultimi 2 anni fino alla recente grande manifestazione di Berlino.
Il punto è che non possiamo fidarci dei governi (basti pensare all'entusiasta sottosegretario al TTIP Calenda nel governo Renzi) e dei magistrati che rappresentano gli Stati europei e la stessa UE, direttamente coinvolti a tutela delle imprese nazionali ed europee (se non già globali, come la FCA di Marchionne) nell'illusione di poter penetrare un lasco mercato statunitense in quanto a divieti e precauzioni.
Dobbiamo necessariamente mobilitare dal basso tutta la nostra capacità di constrasto, di denuncia, di controinformazione popolare per respingere quella che si annuncia come un'altra dittatura economico-giuridica sulle nostre vite dopo le politiche di austerity della UE.

No alla guerra! 24 ottobre, Marghera

CONTRO LA MEGA-ESERCITAZIONE TRIDENT DELLA NATO
CONTRO LE NUOVE SPINTE VERSO LA GUERRA
CONTRO IL BELLICISMO DEL GOVERNO RENZI
Assemblea pubblica sabato 24 ottobre ore 15.30
piazzale Radaelli 3, Marghera, sede del Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri (5 minuti a piedi da piazza Mercato)
Dal 3 ottobre è in corso in Italia, Spagna e Portogallo “la più grande esercitazione NATO dalla caduta del muro di Berlino”. Impegna (a nostre spese) 36.000 militari, 60 navi e 200 aerei da guerra di 33 paesi, un certo numero di associazioni “umanitarie”. Soltanto in Sardegna, denuncia la scrittrice Michela Murgia, “centinaia di militari, bombardamenti sul territorio di proiettili del cui contenuto sanno qualcosa solo all’Oncologico, fermo pesca, fermo pastorizia, prove di assalto verso terre che vediamo al telegiornale  …”.
Già … le terre lontane (Iraq, Siria) contro le quali, col pretesto della “lotta all’Isis”, il governo Renzi prepara bombardamenti (è “un modo per essere presi finalmente sul serio”, gongola il gen. Jean) ed è pronto a guidare un nuovo intervento armato in Libia, mentre è chiaro ormai che l’intervento in Afghanistan sarà prolungato … Intanto la Turchia di Erdogan, “nostra stretta alleata” (parola del ministro degli esteri Gentiloni), fa strage di curdi, di lavoratori, di compagni, e l’intoccabile Israele di Netanyahu continua nella sua strage infinita di palestinesi …

Sono queste alcune tra le ‘terre lontane’ da cui stanno arrivando a decine di migliaia nuovi emigranti che non hanno altra alternativa che fuggire dalle loro nazioni devastate da decenni dai ‘nostri’ stati e dai nostri eserciti – o no? 30 miliardi annui di spese belliche solo da parte dell’Italia (che gonfiano il debito di stato), per seminare morte e sconvolgere l’esistenza di decine di milioni di persone nel mondo, mentre proprio in nome del debito di stato non fatto da noi, né a nostro vantaggio, si sono tagliate brutalmente le pensioni, le spese per la salute, l’assistenza ai disabili, l’istruzione, l’edilizia popolare… si è fatta la guerra interna ai lavoratori. Quella guerra che la Confindustria e Renzi vogliono portare fino a radere al suolo i contratti collettivi, sulla scia della Fiat e della Fincantieri.
Mentre il ‘movimento pacifista’ di un tempo è scomparso (alcuni suoi esponenti sono ora al governo a programmare i bombardamenti …), questi problemi sono diventati più gravi e urgenti di prima. Dobbiamo tornare a discuterne per tornare a mobilitarci. Altrimenti le guerre che crediamo lontane irromperanno con ancora maggior violenza “lì” e qui, “lì” distruggendo case e vite, qui distruggendo ogni argine all’attacco dei padroni!
Discutiamone insieme in assemblea, sabato prossimo, presso la nostra sede
Piazzale Radaelli 3, Marghera, h 15:30

utopia e azione

sabato 24 Ottobre 2015 ore 17,30
All’Ateneo degli Imperfetti 
presentazione del libro di Antonio Senta
utopia e azione
per una storia dell’anarchismo in Italia (1848-1984)
elèuthera editrice, Milano 2015
 
Dai moti del 1848 al neo-anarchismo post-’68, Senta delinea un’originale storia dell’anarchismo

italiano che intreccia la grande Storia con le innumerevoli piccole storie di donne e uomini che hanno dato consistenza reale a quel cocktail unico di libertà e uguaglianza che è l’idea anarchica.

Ateneo degli Imperfetti
Via Bottenigo, 20930175 Marghera (VE)
tel. 327.5341096

Aggiornamneto sciopero del ottobre alla Fincantieri di Marghera


Lo sciopero del giorno 1 ottobre è pienamente riuscito. Ora bisogna continuare con

l’unità di tutti i cantieri e una maggiore partecipazione dei lavoratori,

unendosi a tutti i metalmeccanici e agli altri lavoratori impegnati nel rinnovo dei contratti!

 

Lavoratori della Fincantieri e degli appalti,

alla faccia di chi lo ha boicottato attivamente, cioè il padrone, FIM e UILM, lo sciopero del 1° ottobre è riuscito bene. L’adesione è stata alta o altissima ovunque. L’unico aspetto, importante, molto importante, su cui vanno fatti dei passi avanti è una più attiva partecipazione degli operai e degli impiegati. Perché – qui ci riferiamo a Marghera – non è possibile fermare del tutto il cantiere (con nove porte di ingresso) se non ci sono almeno 150-200 operai e impiegati disposti a fare parte, e parte attiva, del picchetto; specie nei prossimi mesi quando arriveranno le ditte che dovranno provvedere all’allestimento della nave.

Ma una cosa deve essere chiara a tutti, inclusa la FIOM: indietro non si può e non si deve tornare! Basta con gli scioperi separati cantiere per cantiere! Anzi, visto l’atteggiamento oltranzista di Bono e Co., si deve arrivare ad una grande manifestazione nazionale di tutti i cantieri per ribadire il NO all’allungamento degli orari e alla “flessibilità” del 6x6 generalizzato, il NO al supersfruttamento del lavoro negli appalti, il NO alle esternalizzazioni degli scafi e all’aumento degli appalti, il NO alla crescente repressione aziendale e ai controlli con i microchip. E per imporre la fine del furto sui salari che sta attuando Fincantieri con l’abolizione del premio di produzione, e l’inizio di un forte aumento degli occupati operai alle dirette dipendenze della Fincantieri.

Bono, Sorrentino e gli altri boss dell’azienda dai guadagni favolosi si vantano per avere ottenuto commesse in tutto il mondo e per la crescita del fatturato aziendale e gli ordinativi capaci di coprire i prossimi 10 anni. Ma come gli schiavisti dei secoli passati pretendono di peggiorare in modo catastrofico le condizioni di lavoro degli operai diretti e degli appalti. Per ottenere questo risultato, stanno attaccando in maniera brutale la libertà, il diritto dei lavoratori di organizzarsi e di lottare. A Palermo pretendono addirittura l’impegno a non scioperare mai. A Trieste impediscono ai tecnici di riunirsi in assemblea. A Marghera smontano il palco e le casse in mensa, chiamano a rapporto i membri dell’ufficio tecnico perché hanno ‘osato’ scioperare, fanno intimidazioni a raffica, danno ordini alla FIM e alla UILM di spezzare gli scioperi …

Dunque, nessuna illusione: Fincantieri cambierà posizione solo ed esclusivamente se noi lavoratori glielo imporremo con la nostra forza organizzata, messa in campo con determinazione, anche per dire basta alla continua azione di pressione e di mortificazione sui singoli lavoratori svolta quotidianamente dall’azienda.

Fincantieri si sente ora spalleggiata dalla Confindustria che vuole radere al suolo il contratto nazionale, e dal governo Renzi che vuole la stessa cosa e, in più, limitare al massimo il diritto di sciopero. Ma anche noi – nel momento in cui si apre un conflitto che riguarda l’intera categoria dei metalmeccanici, i lavoratori della logistica (protagonisti negli anni scorsi e tutt’oggi di forti lotte con il loro SI-Cobas), gli alimentaristi, il pubblico impiego e altre categorie ancora – possiamo contare su altre forze, grandi forze, oltre le nostre. Per sfondare il muro padronale, la nostra vertenza aziendale deve confluire nella lotta più generale contro la Confindustria e contro il governo, per il rinnovo di tutti i contratti nazionali in scadenza, per aumenti salariali che non siano elemosine, per la riduzione degli orari di lavoro a parità di salario, per l’aumento dell’occupazione, etc.

Ritorniamo a dire dei forti NO, come hanno saputo fare negli Stati Uniti gli operai della Fiat-Chrysler in faccia al mammasantissima Marchionne, e degli altrettanto forti SI’ per riprenderci quello che negli ultimi trenta anni ci è stato tolto dai trenta (o trecento) ladroni che tutto comandano.

15 ottobre 2015 (cicl. in prop.)

 

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri

Piazzale Radaelli 3, Marghera

comitatosostegno@gmail.com

https://pungolorosso.wordpress.com

venerdì 16 ottobre 2015

23 OTTOBRE ore 20.15 OSSERVAZIONI AL PROGETTO PER IL NUOVO OSPEDALE DI PORDENONE


Turchia, Ankara: Report del funerale dell'anarcosindacalista Ali Kitapci

Turchia, Ankara: Report del funerale dell'anarcosindacalista Ali Kitapci

La manifestazione per pace, organizzata dai sindacati nazionali (DİSK, KESK, TMMOB and TTB) [Confederazione dei Sindacati Rivoluzionari, Confederazione dei Sindacati del Pubblico Impiego, Sindacato degli Ingegneri ed Architetti, Sindacato dei Medici] non si è svolta a causa di un attentato dinamitardo. Era stata organizzata ad Ankara per il 10 ottobre su base nazionale. Le due esplosioni in successione hanno ucciso 128 persone e ferite più di 500. Questo orribile evento, il più grave incidente nella storia della Turchia in quanto a perdite di vite umane, si è verificato proprio il giorno prima della attesa dichiarazione di cessate-il-fuoco da parte del PKK/KCK.
Ali Kitapci (1958-2015) era uno dei 14 iscritti del sindacato BTS-KESK [Sindacato Indipendente dei Trasporti] che sono stati uccisi dall'esplosione.  Attivo inizialmente nel movimento anarchico in Inghilterra ha continuato la sua militanza per 30 anni. Oltre alla sua battaglia da sindacalista, era stato un compagno attivo in molte organizzazioni anarchiche di Ankara nella seconda metà degli anni '80 e premeva sugli anarchici affinchè si unissero per una lotta comune. E' stato il primo ad organizzare la causa anarcosindacalista nella Turchia moderna. E' stato un punto di riferimento per molti compagni di diverse generazioni, al di là delle idee.
A migliaia hanno partecipato alla cerimonia funebre organizzata il 12 ottobre dal suo sindacato di Ankara presso la stazione ferroviaria in memoria di tutti gli iscritti al sindacato che hanno perso la vita. Dopo questa cerimonia, le esequie si sono svolte nel Cimitero di Karsiyaka alla presenza della sua compagna di vita e di lotta Emel, del figlio Artun Siyah e dei compagni anarcosindacalisti giunti da diverse parti della Turchia. Le centinaia di anarchici che erano presenti al funerale hanno promesso di proseguire nella lotta.
Le parole della sua compagna di vita e di lotta Emel pronunciate al funerale erano anche espressione dei sentimenti di tutti i compagni presenti.

“Il nostro cuore è con lui.
La nostra rabbia si nutre della sua forza.
Siamo tutti qui.
Siamo tutti qui.
Solo il suo corpo resterà qui.
Lui sarà sempre con noi.
Sarà la nostra luce per sempre.”

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Questo testo è stato scritto dagli anarchici, compagni di Alì:


Per Ali Kitapci..
Piove. Su tutti i nostri ricordi con Alì...
Piove. Eppure ieri gli assassini hanno lavato via il sangue sulla strada da un pezzo.
Piove.
Tutti quei bicchieri bevuti insieme, tutte le iniziative fatte insieme, tutti gli slogan urlati insieme, tutti i lacrimogeni che abbiamo respirato. Le crisi di asma di Alì..
Piove.
Lo Stato attacca.
Piove di brutto.
Tutti i compagni, siamo tutti insieme proprio come 20 anni fa.
Tutti insieme proprio come era successo nel 1936!
Ali ha dato la sua vita per la lotta di classe, per il movimento sindacale.
Era uno di quegli "eroi" senza nome che hanno lottato per trasformare il movimento anarchico da un debole respiro in una viva alternativa di libertà.
Portiamo il suo ricordo con noi compagni...
Nessun oblio, nessun perdono!
Comunicato e testo da Istanbul Indymedia
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In un report della BBC ci sono delle sequenze del funerale di Alì. Lo si può vedere qui  http://www.bbc.com/news/world-europe-34511869 - le sequense del funerale di Alì partono da 2.10 nel video

anarcho_syndicalist_ali_kitapci.jpg

(traduzione a cura di Alternativa Libertaria/fdca - Ufficio Relazioni Internazionali)

martedì 13 ottobre 2015

Palestina-Israele - E' il momento della Terza Intifada - La lotta unitaria continua*

Il fallimento da parte dell'imperialismo USA nel prendere il controllo di paesi relativamente indipendenti come l'Iraq e la Siria ha portato al compromesso con l'indipendente Iran. Il ruolo minaccioso di Israele durante la trattativa ha permesso ad Israele di poter agire più liberamente nella repressione contro i Palestinesi. Il ritorno della Russia sullo scenario siriano ridà fiato ad Israele che può intensificare i suoi tentativi di assumere il controllo dell'area C in Cisgiordania. La terza intifada è una risposta disperata dei Palestinesi che vedono la fine dell'occupazione israeliana allontanarsi fino a scomparire all'orizzonte. La lotta unitaria continua non come speranza che cresce ma come tenace Tsumud (persistenza, ndt) di non arrendersi. L'intensificarsi degli attacchi da parte dello stato di Israele e dei suoi agenti di destra ha dato luogo ad una serie di risposte sociali ed individuali. I media e l'opinione pubblica israeliani non sono al 100% dalla parte dello Stato.
Bil'in

25-9-15 Quindici Israeliani e alcuni internazionali si sono uniti ai residenti ed altri per la manifestazione del venerdì. Le forze di stato israeliane ci hanno dedicato i soliti 30 minuti per aggredire la manifestazione del venerdì proprio appena dopo la partenza ai piedi della collina del villaggio. Nonostante i temporanei sintomi da soffocamento a causa della grande quantità di gas lacrimogeni, i pochi attivisti che sono riusciti a meglio sopravvivere ai gas si sono diretti verso la zona proibita del nuovo muro della separazione dove si sono scontrati con i soldati.
https://www.facebook.com/rani.fatah/posts/10207679924779291
https://www.facebook.com/mohamed.b.yaseen/posts/8200506...94265
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=820050251427642
yisraelpnm https://www.youtube.com/watch?t=30&v=wQVOZlvYRqo
2-10-15 Un altro venerdì a Bil'in. Un altro incontro ravvicinato per gli attivisti israeliani e per gli attivisti di Bilin. Accompagnati da anarchici catalani ed altri internazionali siamo scesi lungo la collina. Avvicinandoci ai soldati israeliani, questi hanno iniziato a sparare candelotti lacrimogeni. A causa dei venti da nord non potevamo che ritirarci per un po' e proseguire la manifestazione fino alla ritirata dei soldati. Preso solo qualche lacrimogeno - a compensare il diluvio di gas della settimana scorsa.
https://www.facebook.com/rani.fatah/posts/10207722794851016
  Ilan https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10207722783210725
https://www.facebook.com/mohamed.b.yaseen/posts/8226699...99008
  Ilan https://www.facebook.com/photo.php?fbid=822668184499182
https://www.facebook.com/anatllanat/posts/773142902794941
9-10-15 https://www.facebook.com/hamde.a.rahma/videos/162459594...0776/
https://www.facebook.com/rani.fatah/posts/10207760649037347
https://www.facebook.com/LunaDitLulu/posts/1651108558476497
Israel Puterman https://www.youtube.com/watch?v=Uc5FGK2Ui5k&feature=you...tu.be

Qaddum

25-9-15 https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1011951508826...14816
Venerdì 9-10-15 La repressione sulla manifestazione a kufr qaddum oggi è stata una vera carneficina. Un vecchio è stato colpito alla pancia ed ora è in condizioni di salute precarie.
A decine sono stati gravemente feriti.
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1018209548201...14816
10_10-2015 di nuovo per tutto il weekend l'esercito israeliano ha terrorizzato il villaggio di Kufr Qaddum, i cui abitanti protestano con risolutezza per ottenere la riapertura della strada principale.
Si lotta con la forza di volontà, con i megafoni, con gli pneumatici e con le pietre, ed  Israele risponde con proiettili letali, incursioni notturne, arresti, lacrimogeni ed acqua fetida.
https://www.youtube.com/watch?v=-NYTi96dHWU
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1015007125188...14816

Beit Jala

manifestazione del 27-9-15, video di David Reeb su https://youtu.be/Z_VNmQk11rU

Nabi Saleh

2.10.2015 I residenti di Nabi Saleh e gli attivisti hanno dato vita al corteo settimanale verso la fonte d'acqua di al-Qaws, che è stata espropriata nel 2009 dai coloni del vicino insediamento di Halamish. Queste manifestazioni settimanali sono iniziate dopo che i coloni avevano preso il controllo della fonte e di terre di proprietà dei villaggi di Nabi Saleh e  Deir Nizam, dopo che avevano dato al sito il nome di “Maayan Meir” e dopo aver impedito ai Palestinesi di usare la fonte con l'aiuto dell'esercito israeliano. Nel 2013, la Corte suprema aveva ordinato ai coloni di interrompere ogni altro lavoro nel sito e lo smantellamento immediato delle strutture già costruite. Nonostante ciò, l'esercito continua ad proibire ai Palestinesi l'accesso alle loro terre. Il primo venerdì di ottobre, i coloni hanno fatto una manifestazione da Halamish alla fonte quale prova di forza, sotto protezione militare, mentre i Palestinesi erano costretti ad assistere dalla collina di fronte.
Per altre foto, cliccare qui: http://schwarczenberg.com/?p=6090
Proiettili veri sparati sui manifestanti palestinesi http://schwarczenberg.com/?p=6116
https://www.youtube.com/watch?t=4&v=qTwYJi-2XKY
David Reeb https://youtu.be/9sbPNA8JmQU
https://www.facebook.com/ismpalestine/posts/10153373238...39145
21.8.2015
David Reeb https://youtu.be/-etglPh1uJo
09/10/2015 Dopo una settimana di crescenti violenze di Israele contro i Palestinesi e di ripetute incursioni sulla moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, i residenti di Nabi Saleh si sono scontrati con l'esercito israeliano, protestando contro l'occupazione, contro l'espropriazione delle terre e contro gli arresti di massa. L'esercito israeliano ha cercato di disperdere i manifestanti usando i candelotti lacrimogeni, proiettili d'acciaio ricoperti di gomma e bombe assordanti. Nessun ferito grave.
http://schwarczenberg.com/?p=6119
https://www.facebook.com/belal.tamimi/posts/10152982616...81371
David Reeb https://youtu.be/Mjw5QPVv9tI
https://antinarrativeblog.wordpress.com/2015/10/10/nabi...7%97/

Ni'lin

02.10.2015 manifestazione settimanale del venerdì oggi in solidarietà con Shukri Kawaja, di 47 anni, prigioniero politico in isolamento in un carcere militare israeliano da 245 giorni!
https://www.facebook.com/Saeed.Amireh/posts/10154250769...69447

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Non dite che non lo sapevamo n°467
Giovedì 3 settembre 2015, alle ore 3.00, i soldati israeliani sono entrati nelle case di 6 famiglie palestinesi a Hebron per operazione ispettive. Hanno rotto le porte, danneggiato il mobilio e le auto. Tre uomini sono stati arrestati, poi rilasciati e convocati per essere interrogati. I Palestinesi hanno sporto denuncia contro i soldati per aver rubato 1200 NIS ed un ciondolo d'oro.

Lunedì 7 settembre 2015, rappresentanti del governo, scortati dalla polizia, hanno demolito una casa a Umm Batin, vicino Omer. A El-Ghara, vicino alla Strada 31, hanno demolito una casa.
 
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Non dite che non lo sapevamo n°468
Mercoledì 16 settembre 2015, soldati israeliani sono giunti nel villaggio beduino di Khirbet Umm El Jamal, vicino all'insediamento di Maskiot, a nord della Valle del Giordano occupata. Hanno confiscato un trattore di proprietà di un residente e minacciato gli altri di sequestrare le taniche di acqua e l'attrezzatura agricola se non se ne fossero andati via.
Nel gennaio di quest'anno l'esercito aveva già demolito l'intero villaggio.
Giovedì 17 settembre 2015, rappresentanti del governo, scortati dalla polizia, hanno nuovamente sradicato alberi di ulivo nel villaggio di Za'arura, vicino Kseife, nel Negev. Hanno anche demolito ancora una volta El-Araqib.
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Non dite che non lo sapevamo n°469
Lunedì 21 settembre 2015, 170 bambini palestinesi di Hebron sono passati per il check-point di Qitioun per andare a scuola. Uno o due ragazzini hanno lanciato pietre contro i soldati. Che hanno risposto sparando candelotti lacrimogeni e granate assordanti contro i bambini. Al ritorno da scuola, ci sono stati altri lanci di pietre ed i soldati hanno di nuovo reagito con 4 lacrimogeni sparati sui ragazzini.
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Non dite che non lo sapevamo n°470

Martedì 22 settembre 2015, un pastore palestinese di Fasayil, nella Valle del Giordano occupata, ha attraversato la strada col suo gregge di pecore vicino all'insediamento di Masua. Mentre stava attraversndo la strada, è arrivato un israeliano (presumibilmente un colono) con una Toyota 4x4. Il pastore gli ha segnalato di fermarsi e di attendere fino a che il gregge fosse passato. Invece l'israeliano non si è fermato, ha investito ed ucciso 40 pecore per poi andarsene via immediatamente.

Questions and queries: amosg@shefayim.org.il
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Ilan Shalif http://ilanisagainstwalls.blogspot.com/
Anarchici Contro Il Muro
http://www.awalls.org
Blog di Ahdut (Unità - organizzazione comunista anarchica israeliana): http://unityispa.wordpress.com/
Documento politico di Ahdut sulla lotta palestinese: http://www.anarkismo.net/article/27038
Traduzione a cura di Alternativa Libertaria/FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali

Nessun oblio, nessun perdono.comunicato del 10 ottobre del DAF sulle bombe di Ankara

"Oggi, 10 ottobre, la" Manifestazione per il Lavoro, la Democrazia e la Pace ", che era stata organizzata da diversi sindacati, associazioni e organizzazioni è stata colpita da un attentato dinamitardo. Come era già successo ad Amed nel mese di giugno e nel mese di luglio a Suruç, anche oggi ad Ankara gli attentati hanno ucciso decine di persone.Migliaia di persone erano giunte a Ankara provenienti da diverse città per essere uniti contro le politiche di guerra, contro i profitti di guerra dei diversi gruppi di potere.Oggi, le bombe hanno ucciso queste persone che volevano la pace, volevano la vita e la libertà dalla guerra.
 
Questo attentato, in cui sono rimaste uccise finora più di 30 persone [oggi 11 ottobre più di 120, ndt], è un riflesso dell'avida sete di sangue del potere. Chi ha già ucciso ad  Amed, a Pirsus, a Cizir, sta ora cercando di intimidire il popolo, di  frustrarne e scoraggiarne la lotta per la libertà, colpendolo con una politica di guerra e con l'assassinio di decine di persone ad Ankara.I potenti devono sapere che  qualsiasi mezzo useranno, arrestandoci o uccidendoci con le bombe, non rusciranno ad intimidirci o a costringerci alla loro politica di guerra.Per un mondo nuovo, per una vita di libertà, gli assassini di Amed, in Pirsus, Cizir e Ankara e le loro vittime non possono essere dimenticati, gli assassini non possono essere perdonati. "Devrimci Anarsist Faaliyet - Azione Rivoluzionaria Anarchica (DAF)
(traduzione a cura di Alternativa Libertaria/fdca - Ufficio Relazioni Internazionali)

martedì 6 ottobre 2015

Sull'intervento di Putin in Siria

Le classi dirigenti del Medio Oriente sono molto agitate in questi giorni, al pari delle loro controparti occidentali ed "internazionali", di fronte alla decisione di Putin di intervenire direttamente in Siria. Infatti, questo è il modo in cui loro "intendono" e fanno politica: combattere contro i loro contendenti regionali per conquistare l'egemonia regionale, appoggiati da schieramenti internazionali reciprocamente opposti.  E' chiaro che la decisione di Putin comporta un'escalation del conflitto in corso tra gli schieramenti locali ed internazionali in campo, in Medio Oriente ed in particolare in Siria. L'Iran, ed ovviamente Assad, Hezbollah ed il governo iracheno hanno ben accolto l'intervento russo, sostenendo che contribuirà a contenere il “terrorismo”, fino a sconfiggerlo. Dall'altra parte, i rivali del regime iraniano: Erdogan , i re ed i principi degli Stati del Golfo hanno condannato gli attacchi russi; ed hanno auspicato che vengano interrotti. Qualcuno ha minacciato per la Russia una sconfitta simile a quella subita in precedenza in Afghanistan. In Occidente ci sono state diverse reazioni: alcuni si sono infuriati per l'iniziativa russa, altri si sono dimostrati indifferenti. Ben presto i capi religiosi si sono uniti allo show: il portavoce della Chiesa Ortodossa russa ha definito questa guerra come una guerra "santa". Gli ha risposto il portavoce dei Fratelli Musulmani siriani, il quale ha dichiarato la jihad dalla sua residenza a Istanbul chiedendo ai Siriani di combattere gli aggressori con tutti i mezzi possibili. Alcuni accademici Sauditi  gli hanno subito fatto eco. Anche "politici" ed "intellettuali" si sono arruolati volenterosi nel conflitto: sproloquiando di un'altra guerra sulle pagine dei giornali o dei siti web, una guerra che non sparge una sola goccia di sangue, ma che uccide ogni segno di solidarierà umana e di naturale empatia umana tra la gente comune, le vere vittime di tutti questi stupidi conflitti. Ma qui i libertari si trovano di fronte ad un dilemma in una situazione in cui forze autoritarie si combattono l'un l'altra per il solo scopo dell'egemonia sulle masse. Assad o ISIS sono entrambi forze ultra-totalitarie, quasi fasciste nella struttura della loro demagogia e della repressione. Chi li appoggia: sia i mullah iraniani sia i loro rivali in Arabia Saudita, Turchia e Qatar sono governanti dispotici. E allora da che parte stare in questo conflitto? Naturalmente, questo non è mai un problema per gli autoritari: seguiranno chi li possa portare al potere, pretendendo che questo è negli "interessi reali" della nazione o del popolo, oppure della Umma, o della classe, ecc. Essere autoritari è sempre più facile, un lavoro semplice…
Era la stessa situazione ai tempi della guerra fredda, due potenze autoritarie si combattevano per l'egemonia mondiale, ed ognuna diceva di combattere per la "vera libertà".
E quando tu sei il "buono", che combatte contro i "cattivi", allora non puoi che fare solo cose "buone", fosse pure uccidere, distruggere o reprimere.
Così, il sistema repressivo dei gulag, i processi-spettacolo a Mosca, la caccia alle streghe di McCarthy, ecc, potevano essere giustifcati.
Fino ad ora centinaia di migliaia di Siriani, gente comune, sono morti, milioni sono gli sfollati, ed ancora ci tocca ascoltare solo due versioni sulle loro sofferenze: chi da un lato  accusa il nemico di tutte le atrocità e chi nega le atrocità commesse dagli "amici" salvo parlarne come inevitabili effetti collaterali. Gli attacchi aerei degli USA uccidono civili innocenti, al pari di quelli russi. Anche i bombardamenti di Assad o gli attentati suicidi dell'ISIS uccidono indiscriminatamente. Dopo che la rivoluzione siriana è degenerata in guerra civile, dopo che le masse in rivolta o i loro comitati di coordinamento e le loro milizie locali e decentrate inizialmente note come Libero Esercito di Siria sono state sostituite dai gruppi semi-regolari dei signori della guerra, apppoggiati dai despoti della regione, i rivoluzionari siriani si sono ritrovati in una situazione difficilissima: non possono accettare la vittoria del dittatore, al tempo stesso sapevano benissimo che la sconfitta di Assad non significava la liberazione delle masse dalla dittatura ma la sua sostituzione con un altro dittatore.
Ciò che è rimasto del Libero Esercito Siriano e delle milizie locali e decentralizzate che avevano iniziato a combattere la forza militare dell'esercito di Assad spalancando autostrade per il risveglio e l'insorgenza degli jihadisti, è degenerato in bande di delinquenti guidate da signori della guerra che obbediscono agli ordini dei loro finanziatori (i quali sono in genere i ricchi despoti confinanti) i quali perseguono l'egemonia e la ricchezza anche alle spalle degli stessi vicini che dichiarano di voler difendere.
E col peggiorare delle condizioni di vita delle masse siriane, causato dall'intervento di tutte le potenze in gioco, la forza e la volontà di combattere del popolo è rapidamente scemata e quasi scomparsa, dal momento che si lotta per la mera sopravvivenza. Quale allora la situazione per i rivoluzionari ed ovviamente per le masse?
Ebbene, mentre le alte speranze di emancipazione sono sfumate, dobbiamo essere franchi con noi stessi e con il popolo ed iniziare a costruire le lotte del futuro.
Stare con Assad o con l'ISIS o con i signori della guerra non significa lottare per noi stessi.
Nemmeno lo schieramento guidato dall'Iran o quello guidato dai Sauditi meritano che si muoia per loro.
Inoltre, noi non nutriamo nessuna illusione su un possibile accordo "di pace". Che significherebbe un nuovo status quo , una nuova repressione, una nuova dittatura, che scambia la sicurezza con la sottomissione, come tutti fanno con i comuni cittadini siriani.
Invece del confessionalismo, che si è dimostrato essere forte, un'arma decisiva nelle mani del dittatore o delle classi dirigenti che si oppongono a lui, noi perseguiremo un nuovo movimento di liberazione, non multi-confessionale come rottura liberale, ma del tutto anti-confessionale; non semplicemente laico, ma libertariamente laico ed antagonista non solo al fondamentalismo islamista ma anche al laicismo "autoritario" di alcuni ben noti dittatori come Ataturk , Nasser , Assad , etc
Noi non ci schiereremo e chiederemo alle masse di fare lo stesso.
Schierarsi significa solo giustificare omicidi, repressione ed autoritarismo.
Noi vogliamo la libertà, la giustizia, una vita dignitosa, per tutti. Nessuno tra gli schieramenti autoritari può offrire tutto questo alle masse. Ma solo egemonia. E noi ci opponiamo a loro, li condanniamo in blocco, li riteniamo responsabili della critica situazione in cui vivono oggi le masse siriane.
Mazen Kamalmaz
(traduzione a cura di Alternativa Libertaria/fdca - Ufficio Relazioni Internazionali)

sabato 3 ottobre 2015

CONOSCERLI PER ISOLARLI, ISOLARLI PER ELIMINARLI. La destra, più o meno estrema, in ambito ecologista e animalista in Italia

CONOSCERLI PER ISOLARLI, ISOLARLI PER ELIMINARLI.
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Per scaricare il pdf già versione di stampa in A5 vai QUI
(Per organizzare dibattiti e presentazione del dossier contattaci antispefa@autistici.org)
ANTISPEFA – Antispecisti Antifascisti Milano vuole essere un archivio di controinformazione sui tentativi di infiltrazione nell’ambito ecologista e antispecista della destra. La controinformazione è uno degli strumenti per riconoscerla ed isolarla, per smascherarla e combatterla.
Sulla Mappa online nel nostro blog antispefa.noblogs.org abbiamo iniziato a raccogliere le informazioni essenziali sui luoghi istituzionali, centri culturali, di ritrovo, attività commerciali e luoghi della memoria della destra in Italia per poi focalizzarci su “schede monografiche”. Un lavoro che necessita di continuo aggiornamento e che prende spunto da precedenti dossier, qui con uno sguardo specifico agli entrismi sulle questioni animale e ambientale per individuare questi rigurgiti nazi-fascisti che stanno proliferando in tutta la penisola, spesso mascherandosi sotto spoglie di associazioni, comitati e gruppi informali.
Nell’ecologismo e nell’animalismo, in questi ultimi anni, stanno affiorando sempre di più individui e gruppi che fanno diretto riferimento a ideologie razziste e fasciste o che non si dichiarano apertamente tali, rifacendosi a teorie e pratiche anticapitaliste, antimperialiste, addirittura antidominio. In questo primo lavoro iniziamo ad analizzare alcuni movimenti, gruppi e personalità delle istituzioni direttamente riconducibili al neofascismo o quelli che, pur definendosi apolitici, hanno in comune ambiti, metodi e linguaggio o che ne tollerano la presenza al loro fianco.

Si camuffano utilizzando simboli e frasi che appartengono al comunismo/anarchismo, persino all’animalismo/antispecismo, sventolando la necessità di superare la divisione tra destra e sinistra. Per loro, il fascismo scompare dall’attualità e, di conseguenza, anche l’antifascismo. Inoltre, non si devono sottovalutare, seppur ancora di limitata portata, quelle correnti identitarie che si rifanno a ideologie comunitariste e all’ecologismo sociale, che parlano di antispecismo e che uniscono primitivismo a pratiche federaliste, solidali, ma totalitarie; quelle visioni anarchiche declinate in modo da proteggere la comunità/stato da infiltrazioni esterne che ne possano “contaminare” la purezza.
È IMPENSABILE DARE SPAZIO NON SOLO AI FASCISTI E RAZZISTI DEL III MILLENNIO, MA ANCHE A CHI LI ACCETTA E NE CONDIVIDE ANALISI, PERCORSI E LOTTE.
Le iniziative animaliste, in particolar modo quelle in difesa dei cosidetti “animali di affezione” sono da loro facilmente strumentalizzate. La raccolta di cibo o gli appelli contro l’abbandono permettono a questi gruppi di avere visibilità in piazze, mercati o sui mass media, creando così uno spazio per veicolare le loro idee razziste, fasciste e di dominio. Nascondendo la loro vera faccia e mascherandosi come protettori degli oppressi riescono ad intrecciare relazioni con la cittadinanza e le istituzioni, rendendo poi nel tempo più difficile il loro allontanamento.
L’attenzione verso ogni singola fase di questa infiltrazione/assimilazione è importantissima al fine di evitare ad esempio quello che è successo in questi giorni a Torino, dove un corteo in solidarietà ad un canile oggetto di vandalismo, si è subito trasformato in una fiaccolata razzista contro l’adiacente campo rom e del tutto simile a quella del 2011, dove le stesse fiaccole furono utilizzate per dar fuoco ad un altro campo, insieme a tutta la vita umana e non che li conteneva.
Questo lavoro di monitoraggio è dedicato alla memoria di Clement Meric, attivista antispecista e antifascista, che il 5 giugno 2013 a Parigi è stato strappato ai suoi familiari, compagn* ed amic* da mani di estrema destra. Non è stato un attacco isolato e, subito, il Comitè pour Clement ha sottolineato come non si trattasse di un singolo caso, anzi, parte di una lunga serie contro chi ha orientamenti sessuali non etero, ha origini non francesi, religione od opinione politica diversa da questa feccia. Nonè un caso che il suo killer, Esteban Morillo, appartiene al gruppo Troisieme Vois ed è legato ad altri personaggi animalari neo-nazisti.
Il blog è seguito da attivisti/e che si battono per una liberazione a 360 gradi per tutti gli esseri viventi: liberazione dallo sfruttamento, dallo schiavismo, dal dominio, dalle discriminazioni (di specie, genere, religione e localizzazione geografica) e dalla competizione. Invitiamo tutti/e coloro che sono interessati/e e che hanno informazioni da condividere a partecipare a questo progetto, contattandoci a antispefa@autistici.org
CON IL SANGUE AGLI OCCHI: NON DIMENTICHIAMO! NON PERDONIAMO!
Per Clement, Dax, Abba, Renato, Carlos, Pavlovs, tutti coloro che ci mancano o che sono prigionier* per le loro lotte.
Luglio 2015 – Antispefa

10 anni di TUTTINPIEDI


comitato cittadini villaggio san marco

Hai visto che hanno iniziato i lavori che trasformeranno Via Sansovino in una superstrada? Nel 2002 la giunta di Centro Sinistra col sindaco Costa ed a seguire la Giunta Orsoni approvano un piano regolatore che prevede fra il resto la costruzione di una strada, la Vallenari bis, che parte da Via Sansovino, con un ponte supera l'Osellino, subito dopo il ponte si prevede la costruzione di migliaia di abitazioni e quindi attraverserà Mestre passando a 15 metri dagli istituti scolastici, incrociando la circonvallazione per poi giungere fino a Tessera eliminando una grande area verde. Il giorno 11 Settembre abbiamo fatto un'assemblea in Piazza Canova a cui hanno partecipato un centinaio di cittadini del Viale e dei numerosi politici invitati (ex-assessori, sindaco etc) abbiamo visto Conte (il presidente del Consiglio di Quartiere) e Boraso (l'assessore alla Mobilità ed ai trasporti). Pubblicamente I politici intervenuti hanno detto che l'opera non è giustificata ma che non possono fare nulla. Alcuni cittadini che vivono vicino a dove sorgerà la strada hanno deciso di fare delle azioni legali contro la strada. Il nostro comitato del Villaggio San Marco, assieme ai cittadini presenti, ha deciso a grande maggioranza che si tratta di un'opera inutile e dannosa e che porterebbe traffico, alluvioni ed infine anche fenomeni di corruzione come quelli del Mose. Non solo. A fronte del degrado del nostro quartiere (marciapiedi, illuminazione, inquinamento e fognature) la decisione di spendere 20 milioni di euro per un'opera inutile e dannosa ci sembra criminale. Chiediamo quindi che i soldi pubblici destinati a questa inutile opera vengano destinati a opere nei nostri quartieri quali: - rifare le fognature dove necessario; - finanziare se necessario le bonifiche; - rifare i marciapiedi, i passaggi pedonali, rivedere illuminazione, campo da calcio, ex cinema etc etc. Insomma crediamo che la giunta debba investire nel rendere vivibile il nostro, come gli altri quartieri, invece che buttare via i nostri soldi in un'opera inutile e dannosa. Per questo motivo abbiamo organizzato un pranzo di autofinanziamento a 15 euro a testa (7 per studenti e disoccupati) per il giorno 3 Ottobre alle ore 12.00 in Piazza Canova per aiutare anche economicamente i cittadini che hanno intenzione di percorrere le vie legali per fermare la Vallenari bis. Tutti I cittadini del Villaggio sono invitati a dare una mano ed a partecipare. Prenotatevi telefonando al 348-2616881 e scrivetendoci al comitatovsm@gmail.com. Il comitato cittadini del Villaggio San Marco fip Piazza Canova 15 Settembre 2015

venerdì 2 ottobre 2015

Fincantieri: perché è importante che lo sciopero del 2 ottobre riesca bene

Lavoratori e lavoratrici della Fincantieri e degli appalti, domani, per la prima volta da anni, è indetto uno sciopero in tutti gli stabilimenti di Fincantieri in Italia. Noi del Comitato lo abbiamo richiesto per mesi e mesi perché la ripresa della lotta con l’unità tra tutti i cantieri è il solo mezzo che abbiamo per fermare l’attacco del padrone e costringerlo ad accettare le nostre rivendicazioni. Abbiamo fatto in passato e possiamo ripetere qui tutte le nostre critiche ai dirigenti della FIOM per come stanno conducendo questa vertenza e per avere preso con ritardo questa decisione. Sappiamo bene che tra gli operai più combattivi c’è un giustificato malumore anche nei loro confronti, e non solo verso i dirigenti di FIM e UIL asserviti in tutto e per tutto all’azienda. Ma la piena riuscita dello sciopero di domani non riguarda la FIOM, riguarda tutti noi, il nostro salario (tagliato di 1.500-2.500 euro l’anno), i nostri diritti, le “flessibilità” che Bono&C. pretendono da noi, il nostro futuro. In questi mesi di tregua, noi lavoratori ci siamo fermati, ma l’azienda è andata avanti come un carroarmato arrivando, nel cantiere di Palermo, all’estremo ricatto: “se volete lavorare, dovete rinunciare per sempre a scioperare”. E con la sua arroganza ha incitato i padroni e padroncini degli appalti – a Marghera e ovunque – a fare i loro porci comodi: due mesi in media di ritardo nel pagare i salari, per giornate di lavoro di dodici ore, spesso sette giorni su sette! In questa azienda crescono solo i bonus dei dirigenti e il numero dei capi e dei controllori! E così si va sempre più verso un sistema di lavoro neo-schiavistico: meno dipendenti diretti Fincantieri, esternalizzazione degli scafi, brutale super-sfruttamento del lavoro degli immigrati. Dobbiamo fermare questa tendenza prima che sia troppo tardi! E dobbiamo farlo insieme i dipendenti Fincantieri dei diversi stabilimenti e gli operai degli appalti. Per questo è importante che lo sciopero di domani riesca bene. Il padrone sta facendo di tutto per farlo fallire: richiami individuali, intimidazioni, minacce. Ma non può fare promesse, perché non ha alcuna intenzione di fare concessioni sul salario. La ‘voce’ messa in giro dai dirigenti FIM e FIM: cediamo sulle flessibilità, così l’azienda ci restituisce il premio di produzione, è totalmente falsa. Macché! Come Marchionne alla Fiat, Bono&C. vogliono tutto: tagliare il salario, aumentare l’orario, azzerare il diritto all’organizzazione operaia in fabbrica (perché hanno smontato il palco in mensa?), abbassare il costo del lavoro negli appalti, controllarci con i chip nelle scarpe … FERMIAMOLI, RICACCIAMOLI INDIETRO RIPRENDENDO CON FORZA LA LOTTA! 1 ottobre 2015 COMITATO DI SOSTEGNO AI LAVORATORI FINCANTIERI Piazzale Radaelli, 3 – Marghera comitatosostegno@gmail.com

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)